Le urla della notte si accasciarono sul tuo bel viso.
Marcato dalla invidiabile temerarietà
portava le tracce dell’abbandono al sentimento,
della caparbia libertà di esistere,
aldilà delle stagioni del cuore
improvvide portatrici di misteriose sciagure.
Le tue braccia, anelli minacciosi
per chi nel buio di una stanza
reca con sè le ferite
dell’amore malato.
Ingigantito dalla molesta ossessione.
Muta verità
che appartiene ai deboli.
Tu fiore
piegato alla ingratitudine di un amore
delineato dai contorni della sofferenza
dal giogo della inconsistenza di immagini
calcate dalla triste sciagura di esistere.
Corpo divelto,
sottratto alla femminilità,
inchiodato alla maschera feroce
della peccaminosa catena di delitti.
Conduci le tue membra
nel focolaio del perdono.
Sdraiata la tua vita si appoggia
sull’ultima catena di asfalto.
Il buio diventa luce.
In bilico tra la vita e la morte
troppo viva ancora per morire.
Più in là il ricordo sprezzante
di colori sbiaditi sulla dorsale del desiderio,
dell’appagamento, della solare bellezza.
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2020-08-09 12:40:49
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