Troppi sono gli omicidi irrisolti che raccontano la storia di questo nostro paese. Troppe sono le morti su cui non si è ancora fatta luce, le verità celate, i depistaggi, gli insabbiamenti: non c'è giorno che non vi sia una commemorazione, un doloroso ricordo per chi si è speso fino all'estremo sacrificio.
Questa Italia, meravigliosa e maledetta, continua a non aver pace.
Uccidono le mafie. Uccide quella parte delle istituzioni deviata e corrotta. Ma uccide anche il silenzio e l'oblio.
Oggi 5 settembre è il decimo anniversario dall'omicidio, ancora impunito, di Angelo Vassallo, primo cittadino di Pollica, comune in provincia di Salerno.
Il sindaco che dopo anni di buona amministrazione ha riportato la bellezza e il rispetto delle regole in un territorio meraviglioso, martoriato dalla presenza della camorra.
E proprio la pista camorristica legata al mercato della droga sembra essere a distanza di 10 anni la più probabile: gli interessi legati allo spaccio di droga potrebbero aver armato la mano di chi ha ammazzato Angelo Vassallo la sera del 5 settembre del 2010 con nove colpi di pistola. Una vera e propria esecuzione.
Da allora la famiglia del Sindaco si adopera per scrivere la verità su questo delitto e conoscere finalmente i nomi di mandanti e esecutori. Abbiamo parlato con Massimo Vassallo, fratello del Sindaco che insieme a Dario Vassallo, autore di due libri che raccontano la vicenda del fratello ucciso, stanno evitando di far cadere nel dimenticatoio l'ennesimo irrisolto delitto italiano.
Dottor Massimo a che punto è l'indagine sull'omicidio di suo fratello?
«La DDA di Salerno continua le indagini; da febbraio c'è il nuovo Procuratore Borrelli. Oggi l’unico indagato è Lazzaro Cioffi, un ex brigadiere, secondo la procura confidente del boss Fucito il capo clan del Parco Verde di Caivano: è indagato per concorso in omicidio e si trova da alcuni anni in carcere per altri reati.»
Da alcune testimonianze che restano per ora anonime, si parla di esponenti della camorra, del traffico di droga, addirittura di soggetti appartenenti alle forze dell’ordine. Qualcosa si sta muovendo?
«Lo spaccio della droga e la realtà di Acciaroli è cosa nota a molte persone che sinora non si sono mai fatte avanti per parlare: il nostro è un territorio appartemente tranquillo, ma che nasconde un importante traffico di stupefacenti e mio fratello da sindaco si è battuto tenacemente per evitarlo nel suo comune.»
Secondo lei cosa è chi non ha permesso ancora oggi di scoprire la verità sul caso?
«Già la sera dell'omicidio, proprio durante le prime ore con il cadavere di Angelo ancora sul posto, c'è stato un enorme caos, tanta confusione, persone che hanno inevitabilmente inquinato le prove e il luogo del delitto. Sono state trovate così tante impronte che venne effettuato l'esame del dna a circa 150 persone.Abbiamo denunciato sin da subito questa anomalia: il procuratore di allora che per primo intervenne, il dottor Greco della procura di Vallo della Lucania, ci rassicurò sul fatto che venne tutto transennato e chiuso ad interventi esterni; ma non fu realmente garantito il quadro iniziale. Addirittura vennero prelevate le telecamere di sorveglianza di una attività commerciale posta nei pressi del luogo dove è avvenuto il delitto,da parte di Fabio Cagnazzo (superiore e amico di Lazzaro Cioffi, ora indagato), un comandante della caserma dei carabinieri di Castello di Cisterna (in provincia di Napoli), quindi senza alcuna competenza territoriale e senza avere titolo per farlo.»
Ancora una volta quindi registriamo la presenza di appartenenti alle istituzioni e di uomini in divisa che,come in molti altri delitti non risolti, avrebbero avuto contatti con soggetti della malavita e la cui presenza avrebbe interessato il luogo del delitto anche senza averne alcun titolo?
«Con gli anni abbiamo capito che il vero problema è proprio la presenza in questa vicenda di soggetti appartenenti alle istituzioni e di pezzi deviati dello Stato: questo rende tutto più complicato nel lungo percorso per la verità.»
Un Sindaco che dava "fastidio": questo non hanno perdonato a suo fratello?
«Angelo Vassallo aveva trasformato il suo comune: un territorio bellissimo ma dove prima di lui non funzionava nulla è diventato un gioiello. Ha lavorato a tutta la questione legata ai rifiuti, favorendo una efficace raccolta differenziata; ha eseguito i lavori sulla rete idrica garantendo cosi l'acqua nelle case che in estate non arrivava; ha fatto scelte che hanno fortemente incrementato il flusso turistico; e poi la tutela del territorio, il recupero della bellezza e del suo amato mare.»
Oggi cosa resta del suo lavoro? Le amministrazioni che si sono susseguite hanno mantenuto i risultati ottenuti con la gestione del sindaco Vassallo?
«Alcune cose si sono mantenute come raccolta differenziata, la tenuta della rete idrica, ma molto altro è andato perso. Mio fratello era riuscito a fare un bellissimo lavoro al porto, favorendo l'apertura di attività commerciali per la promozione dei prodotti locali, parlando ad un turismo fatto di famiglie che restavano alcuni giorni nel comune, usufruendo delle varie strutture recettizie; turisti che spendevano denaro, vivendo il territorio e tornando gli anni successivi. Adesso invece si è investito su un turismo di massa, veloce, che frequenta pub o ristoranti giusto il tempo di una serata e poi se ne va. Restano pochi locali ora al porto gestiti per lo più da persone che non sono neanche del posto. Io vivo da anni lontano da qui ma quando torno non riconosco più il mio paese. Del lavoro di Angelo, di quella ossatura che con fatica, dedizione e con quel suo modo brusco ma onesto era riuscito a realizzare è rimasto ben poco.»
Il vostro instancabile impegno, suo e di suo fratello Dario, con i due libri scritti per raccontare la vita di Angelo Vassallo, con l'attività della Fondazione e con una testimonianza che dura da dieci anni, ha permesso di mantenere viva la vicenda. È stato difficile? E chi vi è stato accanto?
«Sono stati anni difficili, ancora oggi è faticosissimo continuare a parlarne perché è complicato mantenere alta l'attenzione da parte dei media e dei cittadini. Abbiamo speso gli ultimi dieci anni della mostra vita per affermare la verità, soprattutto Dario sta sacrificando tutto, famiglia e lavoro, per rendere finalmente giustizia ad Angelo e a tutti noi. In questi anni alcuni giornalisti hanno mostrato attenzione e sensibilità per la nostra storia e ci permettono ancora oggi di raccontarla. Il Comando Generale dei Carabinieri ci ha sempre spronati ad andare avanti, a non arrenderci. E poi tanta forza ci viene dalla gente che incontriamo: oggi per i dieci anni dall'omicidio di Angelo, arriveranno a Pollica più di duecento persone, da tutta Italia: lo faranno a proprie spese solo per farci sentire il loro affetto sincero e una vicinanza che riaccende in noi la speranza.»
A proposito di speranza: lei pensa che si arriverà mai ai colpevoli, a conoscere i nomi di mandanti ed esecutori?
«Abbiamo attraversato anni veramente bui, ma oggi mi sento molto più sereno e più fiducioso in una risoluzione del caso; questa mia fiducia nasce da tante cose che iniziano a sistemarsi, a tanti tasselli che stanno trovando il loro posto.E poi se non ci fosse la speranza non riuscirei ad andare avanti, perché ogni notte ti svegli con un solo pensiero, sempre quello: la morte di Angelo e la volontà di rendergli giustizia.»
Angelo Vassallo è stato un bravo amministratore, uno che non guardava in faccia nessuno quando si trattava di far rispettare le regole. Ha trasformato il suo comune richiamando turisti e quindi soldi. E si sa, il denaro attira anche gli interessi sporchi della malavita e delle mafie.
Allora ci chiediamo: chi ha ammazzato Angelo Vassallo? Sicuramente la camorra, che gestisce il mercato della droga; sicuramente chi ha interessi contrari allo sviluppo e alla tutela del territorio, eppure la verità è lontana perché quel pezzo deviato delle istituzioni, che non manca mai nei delitti eccellenti, tende a nascondere la verità. Traditori che di giorno vestono la divisa o indossano la cravatta e di notte frequentano i clan vorrebbero far dimenticare l' omicidio di Angelo Vassallo.
Dieci anni sono tanti.
A chi sa diciamo che è ora di parlare.
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2020-09-05 15:44:26
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