Sono trascorsi 10 anni dall'omicidio di Angelo Vassallo il sindaco di Pollica, comune in provincia di Salerno. Ancora nessun colpevole per questo brutale assassinio: ad oggi non ci sono ancora i nomi di mandanti e di esecutori.
Le indagini sono aperte e diverse le piste seguite.
C'è sicuramente una matrice camorristica, ci sono ragioni di carattere politico e i tanti interessi che la buona politica di Angelo Vassallo ha toccato.
Sì, perché il sindaco Vassallo non era soltanto un bravo amministratore: era soprattutto una persona perbene, un cittadino che per anni ha assistito allo scempio perpetrato ai danni del suo meraviglioso comune, un uomo stanco di tollerare la cattiva gestione di un territorio deturpato dagli abusi edilizi e dai veleni riversati in mare.
Dopo la sua elezione a Sindaco le cose a Pollica sono cambiate: sono arrivati i turisti, tanti turisti, sono stati arginati gli abusi edilizi e, dopo anni di duro lavoro, il suo amato mare ha ottenuto le Cinque Vele della bandiera blu di Legambiente, il massimo riconoscimento previsto per valutare la qualità delle acque.
Ma come spesso accade la buona pratica politica crea dei nemici fra coloro i quali vorrebbero fagocitarsi il paese distruggendone bellezza e sostenibilità, gestendone l’economia e i flussi turistici: per questo tanti erano i nemici che Vassallo si era fatto, perché applicava le regole e predicava l’onestà; anche il suo impegno nel contrastare lo spaccio di droga lo ha reso bersaglio di forti inimicizie. Forse le più pericolose.
Dopo 10 anni la verità sull'omicidio del sindaco Vassallo è ancora lontana: il suo attentato resta uno dei fatti di sangue più gravi dopo gli attentati eccellenti di questo paese.
Negli ultimi anni si va rafforzando la pista legata al traffico di droga; a dir poco inquietante sarebbe il ruolo svolto in questa vicenda da alcuni appartenenti all'Arma dei Carabinieri.
Infatti, in una lettera anonima inviata alla trasmissione Le Iene nel novembre del 2019 (il cui autore si dichiara appartenente all'arma dei Carabinieri), vengono fatti i nomi di Fabio Cagnazzo e Lazzaro Cioffi, rispettivamente comandante e brigadiere del nucleo investigativo della caserma di Castello di Cisterna, in provincia di Napoli.
L’ex brigadiere Cioffi, in carcere dal 2018 con l'accusa di connivenza con il clan Fucito, è da poco entrato nelle indagini sull'omicidio Vassallo, a seguito delle testimonianze di alcuni pentiti di camorra.
Il suo superiore Cagnazzo, prima indagato e oggi fuori dalle indagini, resta in una posizione molto discutibile: come lo stesso Cagnazzo ammette nella trasmissione Le Iene, trovandosi in vacanza proprio in quelle zone nel periodo dell'agguato a Vassallo, avrebbe svolto indagini a titolo personale, raccogliendo immagini sulle ultime ore di vita del sindaco, registrate dalle telecamere di sicurezza di un esercizio commerciale che affaccia sulla piazza di Acciaroli (frazione di Pollica) per poi consegnarle alcuni giorni dopo alla autorità giudiziaria del suo comune in provincia di Napoli.
Ci chiediamo come mai il comandante Cagnazzo abbia effettuato indagini personali e soprattutto a che titolo.
Ma non basta.
Sempre nella lettera anonima si fa un collegamento tra il capo clan Pasquale Fucito e lo stesso brigadiere Cioffi: in particolare si dice che i due avrebbero collaborato per estendere lo spaccio di droga proprio a Pollica.
La lettera, che compare nel 2019, non fa che confermare le dichiarazioni di un testimone, che vuole rimanere anonimo, il quale già nel 2005 denunciava alle autorità competenti i loschi affari del brigadiere Lazzaro Cioffi con il clan Fucito.
Ci racconta il testimone di aver parlato ai magistrati del tenore di vita molto elevato dello stesso Cioffi, di ricchezze ostentate, di auto costose, di una sospetta opulenza sicuramente fuori dalla portata di un carabiniere che vive onestamente del proprio lavoro. Lo stesso avrebbe anche testimoniato riguardo alle inopportune frequentazioni del brigadiere con noti camorristi e spacciatori.
Una testimonianza che farebbe luce su rapporti tra appartamenti all'Arma dei Carabinieri e clan della camorra, a seguito della quale il testimone avrebbe subito gravi intimidazioni e minacce, con preoccupazione per la propria incolumità personale.
Mentre i magistrati di Salerno proseguono nelle indagini, la famiglia del sindaco Vassallo continua un incessantemente lavoro di informazione e di ricerca della verità: esce in questi giorni "La verità negata" il secondo libro di Dario Vassallo fratello del sindaco, scritto insieme al giornalista Iurillo, nel 10° anniversario della morte.
L’omicidio Vassallo è una storia torbida, fatta di nebbia, di silenzi di depistaggi, ma è soprattutto un messaggio: con quei nove colpi di pistola non solo è stato ucciso un uomo, un bravo amministratore, ma si è voluto infrangere il sogno di tanti cittadini onesti e buoni amministratori che lottano quotidianamente per riscattare questo paese da soprusi e dalla violenza, cercando di sottrarre interi territori alle mafie, allo strapotere di corrotti e traditori che favoriscono l'abusivismo, lo spaccio e il malaffare.
La battaglia di Angelo Vassallo per una politica giusta, rispettosa dell'ambiente ed economicamente proficua per il territorio, deve diventare la nostra battaglia.
Mentre le mafie fatturano tanto da essere la prima “azienda” del paese, i cittadini subiscono una gestione dei beni comuni che toglie loro servizi e benessere, avvelenando i territori e distribuendo droghe e morte ai nostri ragazzi.
L' omicidio di Angelo Vassallo è una vicenda che riguarda tutti noi. Sono trascorsi 10 anni: non vogliamo più attendere per sapere chi ha voluto la sua morte.
«Sento il dovere di esprimere i miei profondi sentimenti di partecipazione per la grave mancanza di risposte dinanzi a un fatto di sangue così grave». Questo è il messaggio del Presidente del consiglio Conte, che squarcia un lungo silenzio istituzionale.
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2020-09-05 12:28:13
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