Forse non tutti i cittadini ternani sanno che anche a Terni c'è un bene immobile confiscato alla mafia.
Si tratta di un locale situato nel centro storico della città di circa 24 metri quadri, ora occupato da una attività di Compro Oro che versa nelle casse del Comune un canone di locazione che ammonta a 850 euro mensili.
Come prevede la normativa antimafia nazionale in materia di beni sequestrati alle mafie, a seguito della confisca i beni entrano a far parte del patrimonio dello Stato e l'Agenzia Nazionale per l'amministrazione è la destinazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, delibera in merito alla destinazione del bene. I ricavati derivanti da questi beni, inclusa una eventuale vendita, confluiscono poi nel Fondo unico per la giustizia.
I beni immobili sono, invece, mantenuti nel patrimonio statale e utilizzati per finalità sociali, di giustizia, di protezione civile o trasferiti agli enti locali che possono gestirli direttamente oppure assegnarli in concessione a titolo gratuito ad associazioni del terzo settore.
Un riutilizzo pubblico e sociale, una restituzione alla collettività di un bene confiscato alla malavita per ridare una dimensione etica ai beni sottratti alla criminalità.
La normativa tende ad attuare, anche attraverso una giusto di utilizzo di tali beni, un percorso culturale e sociale nella lotta alla mafia attraverso la realizzazione di una economia solidale a favore magari di persone deboli o maggiormente in difficoltà.
L'immobile confiscato a Terni per il momento è utilizzato con regolare contratto di locazione da un'attività commerciale. Una scelta non molto condivisibile che si scosta dalle indicazioni nazionali in materia e in contraddizione con la filosofia che sta alla base del riutilizzo dei beni sottratti al patrimonio mafioso.
Abbiamo chiesto al Comune di Terni di poter conoscere l'utilizzo del ricavato dalla locazione dell'immobile situato in Corso Vecchio. Dopo vari contatti, abbiamo parlato con l'assessore al Welfare e ai servizi sociali (e delega in vari settori) Cristiano Ceccotti.
L'assessore ci dice che, in questo anno e mezzo di insediamento presso il Comune, non ha avuto modo di venire a conoscenza dell'esistenza del bene confiscato: si è reso però disponibile a fornirci le notizie relative all'utilizzo dei proventi dell'immobile in questione, garantendo di aver dato mandato al proprio ufficio per effettuare una ricerca anche per i cinque anni antecedenti. Ricerca che dovrebbe essere facilitata dal fatto che in questo caso le amministrazioni hanno l'obbligo di attivare una specifica voce nel bilancio comunale.
Riteniamo di fondamentale importanza far conoscere alla cittadinanza come vengano reinvestiti i proventi di un bene che lo Stato è riuscito a togliere all'enorme patrimonio delle mafie.
Una doppia vittoria e un giusto atteggiamento per sensibilizzare la popolazione, soprattutto nelle realtà come quella Umbra erroneamente considerata da molti un'isola felice rispetto al fenomeno mafioso.
Non è cosi purtroppo, in Umbria sono 74 i beni immobili confiscati.
Sarebbe anche importante, alla regolare scadenza del contratto di locazione in essere, che questa giunta valuti una differente destinazione d'uso, così come previsto dalla normativa.
In tutti questi anni (la confisca risale al 2008) non è mai stato reso pubblico il tipo di investimento fatto nell'ambito del welfare e del sociale con circa dieci mila euro all'anno.
Cifre importanti per aiutare famiglie in difficoltà o finanziare progetti di rilevanza sociale.
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2020-09-30 18:59:08
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