«Doloso: commesso con deliberata e precisa volontà di nuocere. Da distinguere rispetto a colposo e preterintenzionale. Sul crollo del ponte Morandi si apprende di questa nuova, infame, accusa ai vertici di Aspi. Se la Procura procede in tal senso deve avere qualche elemento per poterlo fare…»
Nicola Morra, presidente Commissione Antimafia (dal suo profilo Fb)
Abbiamo intervistato Gennaro Ciliberto, testimone di giustizia e unico denunciante per i gravi reati su anomalie strutturali, fatti di corruzione e infiltrazioni camorristiche nelle opere autostradali.
Vuole dirci in quali anni ha lavorato e con quale ruolo?
«Ho lavorato dal 2007 al 2011 come responsabile della sicurezza, manager in un'azienda di costruzione di caselli autostradali e ponti su tutta la rete nazionale.»
A quando risale la sua denuncia e cosa ha denunciato?
«Ho denunciato la prima volta nel 2011 gravi anomalie nella realizzazione delle opere autostradali e nella passerella ciclopedonale Anas-Impregilo. Ho denunciato episodi di corruzione finalizzata alle mancate verifiche delle opere e l’utilizzo di ingenti capitali provenienti da clan della camorra per ottenere appalti e realizzare le opere.»
A chi si è rivolto?
«Alla DIA (Direzione Investigativa Antimafia, nda) di Milano, alla DDA (Direzione Distrettuale Antimafia, nda) di Torino, alla Procura di Trento, alla DIA di Bologna, alla Procura di Santa Maria Capua Vetere, alla Procura di Roma, alla DDA di Napoli, ai ROS di Campobasso, essendo le opere dislocate sull’intero territorio nazionale.»
Cosa è accaduto dopo le sue denunce?
«Ogni procura ha operato in maniera autonoma e lo stesso hanno fatto gli organi di polizia investigando separatamente. Nel 2015, con il coordinamento della Direzione nazionale antimafia, sono stati associati due filoni di inchiesta: il primo tuttora aperto presso la Procura di Roma vede imputati dodici soggetti tra i quali due già precedentemente condannati per associazione mafiosa, gli altri sono alti funzionari del gruppo autostrade Pavimental e soggetti di aziende di certificazione. Il secondo filone di inchiesta invece è aperto presso la DDA di Napoli.»
Lei è stato mai ascoltato da rappresentanti delle istituzioni e della politica, ad esempio da responsabili del ministero delle Infrastrutture a cui appartiene la materia dei suoi esposti?
«Purtroppo no. Nonostante abbia formalizzato in via ufficiale la mia richiesta di audizione al Ministro di allora Maurizio Lupi, poi al suo successore Graziano Delrio e in ultimo all’ex Ministro Danilo Toninelli. Devo dire che la delusione maggiore è il silenzio di quest’ultimo, poiché quando il Movimento 5 Stelle era all’opposizione ho avuto modo di incontrare vari esponenti del Movimento, come gli onorevoli Luigi Di Maio, Francesco D’Uva, Giulia Sarti, Michele Giarrusso, Piera Aiello, fornendo loro una copiosa documentazione e le trascrizioni delle intercettazioni inerenti al modus operandi nei lavori autostradali e di come vi fosse una matrice criminale, più volte citata anche dagli organi inquirenti.»
Quali sono state le risposte?
«Nessuna risposta, un totale silenzio da parte di tutti.»
Ponte Morandi Genova, fonte Ansa
Parliamo di un episodio tragico e recente, il crollo del ponte Morandi a Genova: possiamo collegarlo a ciò che ci sta dicendo?
«So per certo che la procura di Genova dopo il crollo ha acquisito tutte le mie denunce e gli atti processuali. Già nel 2013/2014 gli imputati, poi arrestati a Genova, ponevano in essere azioni affinché non emergessero le anomalie in fase di costruzione e le false certificazioni in materia di collaudo.»
Secondo lei possiamo dire che la strage del ponte Morandi del 2019, che ha causato 43 morti, poteva essere evitata?
«Sì, anche perchè molte delle opere da me denunciate sono state oggetto di rifacimento. Solo grazie alle mie denunce non ci sono stati altri crolli.»
È stato mai convocato dall’attuale presidente della Commissione antimafia Nicola Morra?
«Sono stato audito in Commissione per tre volte: con la presidente Rosy Bindi la prima volta, poi le volte successive sotto la presidenza Morra. Mentre l’onorevole Bindi fu presente all’incontro, devo tristemente registrare che durante le altre due audizioni il presidente Morra non è stato presente.»
La Commissione nazionale antimafia è a conoscenza del suo percorso di denunciante e testimone di giustizia?
«Certamente, ho sempre prodotto numerosa documentazione ora secretata in Commissione.»
Ha letto il post che il presidente Morra ha scritto sulla sua pagina Facebook proprio in merito alle inchieste sul ponte Morandi?
«Ho letto e non nascondo la mia delusione: il presidente Morra preferisce riprendere notizie dai giornali anziché ascoltare, da un diretto interessato e testimone di giustizia, come sia stato possibile che per dieci anni, nonostante dettagliate denunce e migliaia di pagine di attività investigative, siano servite decine di vittime innocenti per arrivare a chiedersi perché crollassero le opere autostradali.»
Vorrebbe dire qualcosa al Presidente della Commissione antimafia?
«Rinnovo un appello pubblico affinché il presidente Morra sia presente il 25 gennaio presso la procura di Roma all’udienza dibattimentale del processo madre contro i funzionari di Autostrade, i cui comportamenti hanno causato morti innocenti. Voglio anche ricordare al presidente che solo grazie alle mie denunce si è potuto dare il via a questo processo che mi vede testimone e unico denunciante. Sono stato riconosciuto parte civile contro i dodici imputati e nei confronti di Aspi (società autostrade) e Pavimental, a loro volta parti lese nei confronti degli imputati.»
Il ministero delle Infrastrutture si è a sua volta costituito come parte civile nel processo?
«Purtroppo il ministero è assente ingiustificato, non essendosi mai costituito parte civile.»
In tutta questa vicenda, l’Anac è intervenuta?
«Dopo mie ripetute sollecitazioni l’Anac ha revocato le attestazioni S.O.A. (attestazioni di qualità) alle ditte riconducibili alla camorra e revocato l'autorizzazione all'azienda preposta al rilascio delle stesse avendo accertato la falsità dei requisiti per il rilascio.»
Le aziende che hanno realizzato opere sulla rete autostradale non avrebbero avuto i requisiti per operare?
«Confermo la mancanza dei requisiti necessari e l’utilizzo di materiali scadenti.»
Ma nessuno in autostrade sapeva o si era accorto di tutto quello che lei ci sta dicendo?
«Purtroppo tutti sapevano: tangenti, concussioni, l’intervento di personaggi appartenenti alle alte sfere anche della politica. Hanno permesso a questi soggetti di lavorare indisturbati già a partire dal 2000.»
Ci sono, attualmente, altre opere a rischio crollo sull’intero territorio nazionale?
«Purtroppo sì.»
Com’è ancora possibile tutto questo?
«Esiste un perverso meccanismo di scatole cinesi, di subappalti, di documentazioni fatte sparire che non permettono di risalire alla realizzazione delle opere in questione da parte del gruppo imprenditoriale che fa capo alla famiglia Vuolo, legata al clan D’Alessandro.»
Nella foto Vuolo, l'ultimo a destra (pantaloni bianchi)
La camorra ha realizzato opere autostradali?
«Sì. E la cosa grave è che, nonostante l’interdittiva antimafia del 2007 da parte della prefettura di Napoli, questo gruppo imprenditoriale ha continuato a firmare contratti negli uffici di via Bergamini a Roma, presso la sede di Autostrade spa.»
Perché in tutti questi anni non è stato fatto nulla per portare alla luce i gravissimi fatti che lei sta denunciando?
«Autostrade è una società quotata in Borsa a cui fanno capo altre concessionarie autostradali nonché aeroporti di Roma. Posso quindi supporre che indagini e arresti effettuati già nel 2013/2014 avrebbero certamente penalizzato il titolo in Borsa e messo in discussione il rinnovo delle concessioni. In questo paese bisogna attendere la morte di vittime innocenti per mandare in prigione qualche colletto bianco.»
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2020-12-19 19:02:46
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