Eidos è ciò che si vede con la mente
Ho una certa predilezione per gli artisti non più giovani, o più generosamente, maturi. Perché sono scatole preziose di corteccia e rammarico, di buoni consigli. Perché c’è sempre un “ritroso” che è sosta e ripensamento e pertanto salutare luogo di saccheggio. Ovvero di sedimentazione della propria identità, della propria etnia mentale, dell’intimo giudizio.
“L’originalità che si attribuisce ad un’opera d’arte” ebbe a scrivere in breve saggio il filosofo Fausto Pellecchia “non consiste, infatti, nella sua unicità, ma nella costante prossimità all’originale”. Come stella polare da cui non distogliere mai l’occhio, soprattutto nelle notti di foschia quando è puntino sperso e ogni sollievo appare smarrito. E allora mi vien da pensare all’incolmabile lavoro prodotto fin qui da Alba Savoi, alla sua inesauribile “militanza poetica”, al sostegno di un principio che è poi fondamento – senza arretramenti – del proprio incedere.
Il riverbero, quale trasparenza mai ingannevole, ovvero quello spazio parallelo (il più intimo) che fa da contraltare alla veridicità pietrificata della forma. Come se uno sguardo schiuso ne indagasse le allusioni, la dimensione dell’assenza, la fragilità, la libertà o il destino. Un viaggio lungo, ininterrotto, quello di Alba Savoi, solo in apparenza un itinerario di “sottrazione”. Se con questa richiamiamo la necessità, quasi liberatoria, di alleggerire rigorosamente il valore dell’immagine, di aprirne la scorza, di farne esclusivamente cortile della riflessione. In verità il “taglio” di un sillabario originariamente più fitto e denso è l’inequivocabile desiderio – da qui la mia predilezione per gli artisti non più giovani, o più generosamente, maturi – di riferire il gesto, non già la figura; l’alito, non già le labbra; la nebbia, non più la roccia. Ma tutto ciò non è svilimento narrativo, non è frammentarietà del corpo, piuttosto ripristino e rilettura di quell’originale che per decenni è stato campo della ricerca e pertanto dell’ignoto. L’affidarsi alla lievità della forma – alla sua intrinseca sostanza – è custodirne il segreto, indagarlo, respirarlo.
L’ultima frontiera sono i “muri”, lavagne incorruttibili del tempo, avamposti di memoria diradata ma innocentemente destinata al suo ruolo di vedetta, di avvertimento, di consiglio. E del “piano” setacciarne ogni ondulazione – le crepe o lo smarrimento – , là dove la scrittura ignota ha lasciato scie di poesia o di condanna, là dove la nebbia e il vento hanno trovato approdo dopo lo sfinimento del viaggio. Leggere il “muro” – che non è più limite o termine – ma volto comune di voci forestiere, di mani, di occhi, di muschio, di carne, di sole, di luna celata. Viaggiare in ogni piega, nelle valli che i bagliori offrono all’ombra rituale e di questa – dell’ombra – riafferrare la provenienza, l’indole, il fondamento. E’ in questo innegabile interspazio – periferia, agora, nascondimento – che Alba Savoi raccoglie la “temporalità del tempo”, il flusso dell’origine, l’inganno, il ritmo.
Ed è un narrare memorie mai definitivamente insabbiate, un attingere riflessivo dal primordiale sentire. Per farne frontiera palpitante di una contemporaneità delle radici. C’è sempre un “porto delle nebbie” – direbbe Simenon – dove stipare ogni nostro trascorso, più o meno remoto, più o meno piegato. Affinché sia prologo di un nuovo, inedito divenire.
Anna Savoi è nata a Roma, dove risiede. Proviene per studi e attività lavorativa dall’area visiva. Da un inizio figurativo, alla fine degli anni ’70 sposta la sua attenzione all’arte Astratto-Concreta. Nel 1980 fa parte dell’associazione AM/16 di Roma, interessata a questa tendenza artistica e con essa espone in varie mostre in Italia e all’estero. Data al 1987 il suo interesse per la fotografia e la fotocopia e crea i suoi xerorilievi e xerosculture. In seguito il suo interesse si è spostato ad elaborazioni di foto. Ha fondato con altri operatori il gruppo LAPSUS – Libri d’artista organizzando mostre di Libri-Oggetto alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma dal 1992 al 1996. Inserita in alcune delle pubblicazioni più prestigiose della Storia dell’Arte Italiana contemporanea.
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2021-03-07 16:07:17
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