«Si pensa a commemorare giustamente le vittime di mafia ma quelle morte. E le vittime di mafia vive?» E' una giusta domanda posta da un uomo che sta soffrendo da anni, insieme alla sua famiglia, le pene dell'inferno. L'artigiano siciliano Bennardo Raimondi è rimasto solo, dopo aver denunciato l'usura.
«Mi sento gia un uomo morto. La mia famiglia sta rischiando lo sfratto per gli affitti arretrati della casa e ora anche del magazzino. Vedere ogni giorno mia moglie piangere tutto il giorno mi ha distrutto la salute. Il Comune di Palermo è assente, la Caritas è assente, la Regione siciliana mi risponde che non è di loro competenze. E allora che devo fare? Non si vende nulla a causa del covid. Devo morire perchè un domani la mia famiglia possa essere aiutata? Se lo Stato vuole questo sono pronto. A voi la scelta.»
Ma perchè nessuno risponde a un uomo in serie difficoltà? Dove sono finite le Istituzioni? Cosa è possibile fare per sostenere una famiglia che versa in condizioni di povertà? Basta un reddito di cittadinanza per ripulirsi la coscienza?
Nel Paese impregnato dalle mafie è giusto accogliere gli inviti a denunciare il malaffare? Ecco cosa ne pensa Bennardo: «E' facile dire denunciate e non sarete soli. E' facile dire la denuncia è l'unica strada. Potrebbe essere giusto ma fino a un certo punto. Chi ci ha passato come me può capire molte cose.
Può capire cosa significa perdere la casa, il lavoro, i clienti, i parenti,… Dove sono le associazioni, le istituzioni?
Oggi per potere pagare l'affitto della casa, anzi gli affitti, ho dovuto farmi prestare dei soldi. Chiedere aiuto ad amici. Grazie a queste donazioni ho potuto pagare in parte il dovuto. La mia famiglia non è la classica famiglia come tante che sono a Palermo.
Io sono un artigiano che ha avuto il coraggio di denunciare i mafiosi e non sono ben visto da molti. Non può una persona che ha fatto il propio dovere vivere questo dramma. Ecco perche dico, forse, era meglio che non denunciavo e me ne andavo via dalla sicilia»
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2021-05-13 13:18:57
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