Nei personaggi c’è tutto il potenziale dei pregiudizi e delle diffidenze della vita in carcere; ma a un certo punto quasi magicamente trionfa l’”umanità” che spazza via ogni male e supera gli schemi dei conflitti (agente -detenuto; buono-cattivo; istituzione-crimine).
In questo film non c’è una storia ma c’è una condizione di sofferenza immobile, di costrizione invariata, di “aria ferma” appunto che accomuna tutti.
Ma c’è anche la speranza e il desiderio di eliminare le ragioni dell’odio, barriere di orgoglio di cui ci si libera come dismettendo una maschera. È un capolavoro senza trama e senza storia, una fotografia della vita, una radiografia dei migliori sentimenti. Ma c’è un dato che non è neutro: la svolta, il superamento dei conflitti avviene per iniziativa degli agenti, per merito della loro sensibilità .
È lo Stato che deve far nascere la speranza; e il mondo del carcere ha bisogno proprio di questo messaggio: l’umanità dei nostri agenti penitenziari è l’arma più forte per superare tutte le sfide.
Sebastiano Ardita
uploads/images/image_750x422_61daceed8d907.jpg
2022-01-10 12:17:23
13