Il nome di Otello Ghirardelli, nativo di Ferrara, è inscindibilmente legato a quelli di Mario Miniaci, Torquato Spadi, Ferdinando De Capitani, Luigi Tacchini e Dionigi Parietti. Tutti e sei, nel 1944, lavoravano al Corriere della Sera, chi come operaio, chi come giornalista, chi come impiegato; tutti e sei vennero portati al comando germanico in via Copernico, a Milano, e da lì rinchiusi a San Vittore il 2 marzo ’44.
Il giorno prima, anche i lavoratori del Corriere della Sera, come quelli di moltissime grandi aziende di Milano e delle altre grandi città del nord occupate, avevano scioperato, provocando la reazione delle autorità naziste, che risposero con arresti e deportazioni di massa dei lavoratori ritenuti responsabili dell’organizzazione o comunque colpevoli in quanto ‘sovversivi’.
Fu questa anche la sorte di Ghirardelli, accusato di essere stato visto leggere l’Unità, il foglio comunista clandestino, e per questo rinchiuso con gli altri cinque a San Vittore.
Dal carcere milanese, ‘i sei del Corriere’ furono deportati il 4 marzo verso Innsbruck e da lì a Mauthausen. Dopo la quarantena, Ghirardelli fu assegnato al sottocampo di Wiener Neudorf, da cui sarebbe tornato al campo principale per essere ricoverato al Sanitaetslager, morendo il 7 agosto ’44. Anche De Capitani, Tacchini e Parietti avrebbero subito la medesima sorte, lasciando ai soli Miniaci e Spadi la possibilità di tornare a casa per testimoniare l’orrore del lager.
fonte: ANED – Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi nazisti
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2022-02-08 16:24:43
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