Si è sempre chiesta: “Ma noi chi siamo?”. E la sua risposta è sempre stata: “Siamo ciò che abbiamo vissuto”. Ed il suo vissuto non è stato cosi bello, tutt'altro. Se avesse avuto la possibilità di tornare indietro nel tempo per poter riscrivere la sua infanzia e la sua adolescenza, certamente le avrebbe riscritte totalmente diverse da come effettivamente siano state.
Non ha scelto lei di vivere tutta quella sofferenza, semplicemente se ne è dovuta fare una ragione, cercando di trarre dal male, dal dolore, quegli aspetti positivi che le avrebbero potuto insegnare qualcosa per il futuro. E di cose, alla fine, ne ha imparate molte, crescendo prima del tempo. Per certi aspetti è una bellissima cosa crescere prima del tempo, ma non è cresciuta come avrebbe voluto lei. Quanto avrebbe desiderato nascere e vivere in un ambiente in cui regnava l’amore, l’affetto, l’unione, la complicità, l’alchimia, l’empatia, la solidarietà, la comprensione ed il rispetto! Purtroppo così non è stato. Ha vissuto tra le grida dei litigi dei suoi genitori e nel timore che da un momento all’altro sarebbe successa una tragedia. È cresciuta nelle tensioni, nelle ansie, nelle insicurezze e nelle incomprensioni.
Ogni ferita che sua mamma aveva sul corpo era come se fosse la sua. Ogni grido di aiuto di sua mamma era come se fosse il suo. Ogni pianto di sua mamma era il suo…ed anche ogni sua paura. Quanti anni con gli occhi spenti, lucidi, pieni di tristezza, sofferenza e lacrime. Quanti anni passati tra le urla, le offese, le minacce. Quanti anni della sua vita ha speso per lottare contro di lui, suo padre. Perché quando la mamma non aveva la forza, lei tirava fuori la sua.
E quanto dolore provava nel vederla accasciata al water per vomitare dal terrore e lei, sempre lì a sostenerla, anche se era piccola, ingenua, indifesa e spaesata. Si sentiva sola. Impotente.
Spesso è stata inevitabile la corsa dei vicini in casa sua. Soprattutto quando non riusciva più a tenere sotto controllo ciò che stava accadendo. Spinte, schiaffi, pugni, sangue a terra. Un incubo. Ogni volta si sentiva morire dentro. Non dimenticherà mai nulla di tutto questo, perché certe cose restano incastrate nell’anima. E a poco le sono servite le parole di certe persone, che con una tale disinvoltura le dicevano: “quando i tuoi genitori discutono, chiuditi in camera e fai finta di non sentire nulla”.
Davvero si può far finta di non vedere, di non sentire certe cose? Non si può.
Perché non ci si può privare della vista e né dell’udito. La verità è che determinate situazioni ci possono distruggere e basta. Quella donna ha visto troppo, subìto troppo e non si è vissuta niente. Mi ha detto che non le importa se il tutto le sia costato caro, se si è persa per strada gli anni più belli della sua vita, se non ha sorriso tanto quanto avrebbe dovuto fare una ragazzina.
Non importa se si sente imprigionata in un corpo di una ventiquattrenne ed in una mente di una quarantenne. Quello che le importa veramente è che, prendendo sua madre per mano, l'abbia aiutata a salvarsi. Non poteva farsi regalo più bello.
Quella donna non mi ha detto altro. Ma sono io che posso aggiungere ancora qualcosa.
Io quella donna la conosco molto bene, il suo nome lo terrò per me, per sempre.
Alessia Belgianni
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2022-03-15 16:27:25
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