“A Tua Immagine” ha aperto la nuova stagione di fACTORy32, via Giacomo Watt 32, Milano. Lo spettacolo è ispirato a “Il Vangelo Secondo Gesù Cristo” di José Saramago.
Circondati dalle nebbie di un non luogo, ci troviamo dinnanzi a dei personaggi altolocatissimi. Il primo di essi è venuto per chiedere conto al padre di quali siano i doveri e i privilegi che comporta questo essere figlio suo. Il secondo, il padre, sembra tergiversare dinnanzi a queste richieste. Infine, il terzo è venuto perché anch’egli può trarre degli interessi da questa unione.
Ed è proprio il terzo personaggio, questo diavolo, un po’ triste e un po’ ironico a introdurci in un quadro familiare terribile: quello di Lui, di Dio e di suo figlio Gesù. Parla di un Dio pessimo, ambizioso e insensibile più di chiunque altro alla pena e al dolore. Unico scopo, dominare sulle genti. Ben venga se utile, il sacrificio dell’unico figlio e altre nefandezze tali da far sperare il diavolo stesso che non venga attribuita a lui la colpa di tutto questo.
Un progetto che si porta dietro la più orrenda, interminabile, scia di morte, soprusi e nefandezze che la storia ricordi e che è ancora miracolosamente in vita oggi. Progetto fin troppo umano e materiale per essere “volontà divina” che da un lato sottrae al testo e ai personaggi un peso altrimenti insostenibile e dall’altro mette in risalto la “mollezza” di una società facile da plasmare e controllare. Il fortissimo disagio del personaggio (“come un’ape in un luogo senza fiori”) è anche il nostro e probabilmente di molti, nei confronti di una cultura che da millenni ci opprime facendo leva su un assurdo ricatto morale.
Disagio che ci porta a lanciare questa provocazione, per niente velata dati gli argomenti in questione, anche se l’intento, più che sollevar polemiche dovute alle parole, è un invito a una riflessione intima.
Un inedito e scatenato terzetto di personaggi e di attori invade la scena all’interno di una drammaturgia visionaria, in cui gli uomini interrogano la propria storia, il retaggio delle culture irrigidite, le mistificazioni operate sul nome e in nome di Dio, e dove invece, chi umano non è, mostra improvvise debolezze, cedimenti e calcoli di parte. Una messa in scena leggera e profonda, dove una ricerca d’attore, che evoca i linguaggi del cabaret e del pastiche comico, incontra un livello di pensiero complesso e inusuale raccogliendo e rilanciando suggestioni di José Saramago, Goethe, Milton e Pessoa per approdare a un’ipotesi inedita. Un rischio assoluto giocato con piena consapevolezza e voglia di far risuonare, nello spazio del teatro, domande fondanti sulla nostra identità personale e collettiva.
Il progetto drammaturgico è di Davide Gorla che ne dirige l’interpretazione insieme a Enrico Ballardini (autore anche delle musiche) e Giulia D'Imperio.
Produttore è la compagnia teatrale Odemà. Una compagnia nata nel 2009 dall’unione artistica tra Enrico Ballardini, Giulia D’Imperio e Davide Gorla. La loro visione drammaturgica unisce movimento, voce, musica a una scenografia fatta di pochi e semplici oggetti capaci di invertire i piani della realtà (www.odema.com)
Tra i riconoscimenti ricevuti: segnalazione speciale Scenario 2009, Premio Dello Spettatore 2010, Premio Argot Off 2011, Playfestival 2.0 2014.
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2022-10-17 18:48:34
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