Sono diciassette, tra politici e medici, i soggetti indagati nella triste e amara vicenda che riguarda la sanità di Catania. Quattro di essi già agli arresti domiciliari, per altri la Procura ha chiesto misure interdittive, e il Giudice deciderà tra un paio di giorni.
Non mi esprimo sull'aspetto giudiziario, sia perché non conosco gli atti sia per rispetto del lavoro della magistratura.
Posso solo affermare che i Pubblici Ministeri e il GIP sono seri, affidabili ed equilibrati, e per nulla inclini a decisioni avventate e superficiali.
Detto questo è opportuno riportare, testualmente, un passaggio dell'Ordinanza del GIP, utile a delineare il contesto nel quale operavano gli indagati:
"Una inquietante trama di intese collusive, e altre condotte di turbativa che hanno inquinato sistematicamente la regolarità dei procedimenti di selezione pubblicistica, attuata sostituendo logiche clientelari e familistiche al metodo meritocratico e al principio di imparzialità, che dovrebbero orientare la scelte dell'amministrazione pubblica".
E, come se non bastasse, si afferma che gli arresti domiciliari "sono motivati da elementi di fatto accertati nel corso dell'indagine che danno contezza di UN INQUIETANTE CONTESTO CRIMINALE"!
Non si parla del clan Santapaola-Ercolano, ma di "colletti bianchi", di politici e professionisti che hanno un ruolo sociale, e che esercitano un potere fonte di prestigio e visibilità.
A prescindere dai futuri sviluppi ed esiti giudiziari, un dato è certo: la questione morale rimane il vero problema del nostro Paese.
E bisogna convincersi che la "cultura mafiosa" e la pratica della illegalità hanno permeato trasversalmente il tessuto sociale. Tutti coloro che sono stati uccisi per contrastare tale cultura e tale pratica sembra siano morti invano.
È dovere dei cittadini onesti, che ancora vi sono, raccogliere il loro testimone.
Lo ripeterò sempre in modo ossessivo: l'indifferenza e l'ignavia costituiscono oggettiva complicità.
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2023-05-03 12:00:53
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