In tutta questa storia, che stiamo raccontando da diversi giorni, non siamo stati teneri nemmeno con la minoranza al Comune di Petilia Policastro. Noi, lo ripetiamo per chi non riesce a comprenderlo, facciamo i giornalisti. Il nostro ruolo è quello di fare i "cani da guardia" ("watchdog") del potere. E non gli scendiletto o i "cani da riporto". Ce ne sono già tanti in circolazione.
Qui a WordNews.it, noi facciamo così.
Noi facciamo le domande. E se i nostri interlocutori non rispondo noi le rifacciamo. Non ci stanchiamo a porre le nostre domande. In democrazia funziona così. Ci spiace sapere che a qualcuno ha dato e continua a dare fastidio. Ma noi facciamo così.
Se muore un mafioso (condannato all'ergastolo per la morte violenta di una donna) e sui manifesti funebri troviamo i riferimenti di un'amminisrtrazione pubblica noi facciamo le domande. Se, sempre per lo stesso mafioso di nome Rosario Curcio (il massacratore di Lea Garofalo), viene organizzato un funerale in "stile Casamonica" noi facciamo le domande. Chiediamo, scaviamo, domandiamo, raccontiamo. Noi facciamo così. Siamo abituati a far questo tipo di giornalismo.
Se al funerale dello 'ndranghetista partecipa una assessora comunale noi lo raccontiamo. Per la verità siamo abituati ad ascoltare il punto di vista dei protagonisti. La ex assessora (si è dimessa, lo ha scritto in una lettera, per la sua partecipazione alla "festosa" celebrazione funebre) non ha mai risposto. La stessa cosa è capitata con il presidente del consiglio comunale e consigliere provinciale Militerno e con il presidente della Provincia di Crotone (che è anche sindaco di Cirò) e con Marinella Cistaro. Quest'ultima è la consigliera di minoranza che abbiamo citato nei nostri precedenti articoli. Come per il vice-sindaco vale la stessa domanda: anche lei ha partecipato al funerale di un mafioso? Ed anche per lei vale la stessa regola: nessuna risposta alle nostre innumerevoli telefonate. Ovviamente, per spezzare una lancia in favore dell'assessora dimissionaria, se determinate presenze dovessero essere confermate le dimissioni dovrebbero essere la soluzione naturale.
Lo abbiamo chiesto al vice-sindaco Carmelo Garofalo che – udite, udite – ha risposto alla nostra telefonata. Ma non ha risposto alla nostra domanda. Non si può avere tutto nella vita. L'unica parola utilizzata è stata: "sciacalli". Ne prendiamo atto ma restiamo sempre con la nostra domanda: ha partecipato anche il vice-sindaco di Petilia Policastro ai funerali di un mafioso?
Lode al dubbio, diceva il poeta Brecht. Bisogna coltivare l'atrocità del dubbio, sosteneva Pier Paolo Pasolini. Ma questi dubbi dovrebbero star ben lontani da chi amministra la cosa pubblica. Risposte certe dovrebbe dare, sempre.
Non siamo riusciti a trovare un punto di incontro con la sorella del mafioso. Quello che hanno fatto passare quasi come un "eroe". Rivedete pure il video girato da qualche presente all'evento (il ritorno festante dell'eroico assassino-mafioso-'ndranghetista-massacratore) e piazzato su TikTok. Questi social sono proprio un pozzo inesauribile di informazioni.
La nobildonna, parente del mafioso, ha scritto dei messaggi privati, molto garbati ed educati. Pieni d'amore: "dovete finire all'inferno"… "vi spegneranno le candele"… "fetusi"…, senza dimenticare del nostro viso da "tumefare". Abbiamo tentato un approccio educato, chiedendo una intervista. Ha continuato a scrivere le stesse parole gentili. Non abbiamo più osato chiedere. Ma abbiamo presentato un esposto alla Procura della Repubblica.
Ovviamente per tutti coloro che non hanno avuto tempo di rispondere (e di richiamare) vale lo stesso invito: siamo qui. Ormai conoscete il nostro numero. Siamo pronti a raccogliere il vostro punto di vista.
Lo abbiamo fatto, poche ore fa, con Carmine Mangano, capogruppo dell'opposizione in consiglio comunale. Abbiamo apprezzato la pacatezza e la disponibilità. Si possono avere opinioni diverse ma il "rispetto", come ha sottolineato il Mangano durante la conversazione, non deve mani mancare. Almeno per lui non siamo degli "sciacalli". Ecco l'intervista. Siamo partiti, ovviamente, dai manifesti dove il Comune di Petilia Policastro ha espresso il cordoglio alla famiglia di un mafioso, condannato definitivamente all'ergastolo.
«Abbiamo già espresso il nostro parere in consiglio comunale…»
Se non sbaglio, nel giorno in cui avete abbandonato l’aula?
«Abbiamo abbandonato la seduta perché il consigliere Scordamaglia (che abbiamo già sentito, nda) aveva intenzione di esprimere anche il suo parere, ma non è stata data a lui la possibilità. In segno di protesta, ma non è stata la prima volta, abbiamo abbandonato la seduta. Forse sbagliando. Non lo so».
Una decisione politica?
«Politica, certamente. Per affermare il nostro dissenso rispetto a quella che è stata la decisione del presidente del consiglio (che abbiamo chiamato, ma non ha mai risposto, nda). Ma, ripeto, può essere che sia stata giusta o sbagliata. Saranno i cittadini a giudicare. Per noi in quel momento era qualcosa di giusto da fare».
Voi avete condannato la questione dei manifesti funebri?
«Abbiamo detto espressamente, riprendendo quello che è stato il videomessaggio fatto dal sindaco, che intanto siamo contro gli automatismi. L’ho detto in consiglio comunale: quando si esprime il cordoglio, per quanto mi riguarda, o è sentito oppure non è sentito. Il sindaco dice che è stato fatto per automatismo. Secondo me non si amministra per automatismi. È stata una scelta, diciamo, sbagliata ed inopportuna in quel contesto. Il sindaco, secondo me, doveva assumersi la responsabilità dell’errore che ha commesso, come ha detto lui, di non essere intervenuto immediatamente. La scelta è stata inopportuna, lo ha detto anche lui».
Che significa “doveva assumersi la responsabilità”? Doveva dimettersi?
«Per quanto ci riguarda, sicuramente. Una cosa che lui, l’ho detto in Consiglio, non farà mai. Perché per lui è stata una cosa così, non voluta. Non sto a puntare il dito. Ma la cosa è stata fatta ed è un dato di fatto».
Una cosa che ha scatenato polemiche nazionali.
«Sto seguendo quello che lei sta scrivendo. Ne sta parlando mezza Italia. A noi, sicuramente, questa cattiva pubblicità, che non è colpa vostra, non ci fa bene. Quindi il sindaco politicamente doveva dare un segnale. Chiedere le scuse in maniera plateale».
Il segnale che ha dato, poi, l’assessora che era presente al funerale. L'avete accettato di buon grado?
«Ha fatto una cosa giustissima. Lei ha partecipato, ha detto che lo ha fatto in veste di mamma, ma per non mettere in cattiva luce la cittadinanza tutta ha preso questa decisione. Secondo me in quel caso ha fatto benissimo».
A proposito di quel “festoso” funerale, lei cosa ne pensa? È normale celebrare un funerale in “stile Casamonica”?
«No, guardi, su questo lascio le valutazioni del caso a chi di competenza».
Politicamente ha un giudizio da esprimere?
«A me fa comodo andare contro…»
Noi non vogliamo andare “contro” nessuno. Stiamo parlando del “festoso” funerale fatto a un mafioso…
«Non so. Cerco di essere… guardi le faccio una precisazione: di mestiere faccio l'insegnante, cerco di dare degli insegnamenti ai ragazzi, quindi anche quando, se mi è possibile, nel mio piccolissimo, se mi è possibile, cerco sempre non di assolvere tutti e cercare di trovare sempre il buono in ogni azione che viene fatta, cercando di far emergere il bene piuttosto che il male, che di male in questo periodo ce n’è tanto. Quindi cerco, le ripeto, di stare anche nel mio posto per quanto mi riguarda e su alcune cose che mi converrebbe specularci sopra. Io non lo faccio, anche se politicamente sbaglio. Perché lo dovrei fare, però non lo faccio, perché ritengo che non è, sicuramente, un segnale positivo per i ragazzi che si vogliono avvicinare alla politica. Quindi cerco di essere quella parte politica buona che cerca di avvicinare a fare politica piuttosto che allontanare…»
Allora le riformulo la domanda: secondo il suo punto di vista quel “festoso” funerale che si è svolto in quelle modalità (palloncini, striscioni, fiori, applausi, magliette realizzate per l’evento, la bara con dentro il mafioso che viene fatta roteare tre, quattro volte) rientra nei buoni o nei cattivi esempi?
«Le devo parlare da cittadino o da politico?»
Da amministratore.
«Ma intanto, come dire, i funerali sono stati organizzati dai familiari. Hanno cercato loro, nel modo che hanno ritenuto più opportuno, di salutare la salma. Io dico che, per quanto riguarda la politica, deve dare sempre dei buoni segnali. E la partecipazione al funerale, quella là (l’assessora, nda), insomma, se ne è assunta la responsabilità».
Rimaniamo sulla partecipazione al funerale. Non è giusto che un amministratore pubblico partecipi a un funerale di un mafioso?
«Secondo me no».
A lei risulta che a quel “festoso” funerale del mafioso abbia partecipato pure il vice-sindaco di Petilia Policastro?
«Guardi, sono voci di popolo e io non lo so. Mi risulta anche, come dicono, che ha partecipato una consigliera di minoranza. Io non ho avuto modo ancora di parlarci».
Risulta anche a noi. Ma se dovesse essere confermata la loro partecipazione (vice-sindaco, consigliera di minoranza e altri amministratori) si dovrebbero dimettere?
«Secondo me sì, senza se e senza ma».
Noi stiamo provando a chiamare la sua consigliera per capire se…
«Guardi, ho letto e mi sono fatto anche lo screenshot di quello che ha scritto: “la minoranza che ruolo ha?”»
Lo facciamo anche noi lo screenshot al nostro articolo:
- Funerali del mafioso Curcio, interviene Salvatore Borsellino: «C’è soltanto da vomitare»
Mi scusi, ma che significa?
«Sono cose che io sento. Effettivamente la minoranza, un ruolo politico lo deve avere. Però le ripeto, in questo contesto che c’è a Petilia Policastro, non sto parlando dell’amministrazione ma di quella che è stata la storia politica di Petilia, ci sono sempre stati degli scontri. Guardi, io avevo provato a candidarmi a sindaco ma ho avuto difficoltà a trovare persone. Ma non per paura?»
E per cosa?
«Perché la politica non affascina più. E, quindi, l’intenzione della minoranza che stiamo cercando di portare avanti la nostra linea è quella di essere pacifica, collaborativa e di dimostrare alla cittadinanza gli errori politici e non personali delle persone. Stiamo cercando di dare una svolta diversa nel fare opposizione e quello che lei ha scritto…»
Non condivide?
«Le posso dire una cosa?»
Anche due…
«Non lo abbiamo fatto perché ci siamo sottratti al nostro compito ma perché abbiamo ritenuto che, essendo una cosa davvero di un certo impatto, anche noi potevamo dare un esempio di non essere degli avvoltoi, degli speculatori. Guardate, il problema esiste e il sindaco ha commesso un errore, ha provato a suo modo a metterci una pezza, come abbiamo detto noi, però purtroppo la frittata è stata fatta e politicamente doveva assumersi la responsabilità politica della cattiva immagine che ha fatto fare al paese. Però il sindaco avrà fatto le sue valutazioni ma noi non ci siamo messi a ricamarci sopra».
Il vice-sindaco, contattato per capire se avesse partecipato al “festoso” funerale del mafioso, ci ha accusati di essere degli “sciacalli”. Secondo lei è giusto questo tipo di comportamento da parte di un soggetto che rappresenta le Istituzioni?
«Il confronto ci deve essere. Deve essere sempre un confronto rispettoso verso le parti, indipendentemente dal ruolo che si assume. Chi ha un ruolo politico deve assumere dei toni e un linguaggio consono alla persona, al ruolo, all’Istituzione che si rispetta. Guardi, potevo trovare una scusa e non potevo rispondere. Potevo anche non rispondere…»
Molti stanno attuando questa tattica, tra cui la sua consigliera di minoranza…
«Lei a suo modo, sta cercando di mettere in chiaro, se lo farà bene o non lo farà bene saranno i suoi lettori a giudicare. Ma perché non si deve contribuire al lavoro che fa un'altra persona, sperando sempre che ci sia il rispetto reciproco?»
Assolutamente…
«Questa so che è un’intervista…»
Assolutamente…
«Mi auguro che come io cerco di essere chiaro e rispettoso…»
Il rispetto è la prima cosa.
«Quello di cui ha bisogno Petilia non sono gli scontri personali perché qua poi siamo famiglie, siamo tutti quanti cugini, parenti, vicini. Siamo veramente pochissime persone…»
L’informazione deve fare il suo lavoro…
«Ma certo che deve fare il suo lavoro. Noi dovremmo avere un’unica certezza: la magistratura e i giornalisti che dovrebbero essere super partes, fare il proprio lavoro e farci stare tranquilli. Sono costretto la mattina a leggermi tre o quattro giornali per fare il riassunto della verità».
È importante leggere diverse opinioni.
«Pretendo che ci sia sempre la verità da parte di chi scrive e da parte della magistratura e anche da parte di un singolo cittadino».
Perfetto.
«Senza farci speculazioni politiche, perché io non ho nessun interesse ad andare contro il sindaco che è un mio avversario politico. Non gli auguro nessuna disavventura. Mi dispiace, se devo dire la verità, mi dispiace pure di quello che sta attraversando. Però quando si fa politica bisogna stare attenti a determinate cose. Noi finiti sulla stampa nazionale, Petilia non se lo meritava, ecco».
Non per colpa della stampa.
«La stampa è buona quando ci fa la pubblicità per il nostro convegno, per i nostri prodotti locali, per i nostri fiumi e poi non è buona quando mette in evidenza la cattiva gestione, faccio per dire, oppure un’azione sbagliata. Si deve prendere il buono e anche il cattivo delle cose».
Un inciso: abbiamo tentato diverse volte di metterci in comunicazione con la sua consigliera di minoranza, Marinella Cistaro. Non ha mai risposto al telefono. Detto questo volevo sapere da lei una cosa: in tutta questa storia non abbiamo mai sentito nominare il nome di Lea Garofalo, la vera vittima. Chi era per lei?
«È stata, sicuramente, una donna che ha fatto breccia nell’opinione pubblica. È stata ed è considerata, da parte di tutti, una donna coraggiosa che ha messo a dura prova la sua vita. Purtroppo è stata uccisa perché a un certo punto ha ritenuto che la strada da fare fosse un’altra. Che le posso dire di Lea Garofalo? L’hanno detto tutti, lo sappiamo tutti. È un’eroina. La volevano uccidere invece l’hanno resa eterna».
Lei ha parlato di Lea Garofalo. Ma che impressione le ha fatto il “festoso” funerale organizzato per uno degli assassini di questa donna?
«Su questa cosa non mi esprimo».
Perché?
«Non l’ho approfondita. Ma se io le dico questa cosa, lei forse non mi crederà, ma io glielo dico lo stesso…»
Prego.
«Di quella famiglia (Curcio, nda) io veramente non li conosco. Non so la storia, non so davvero nulla, se non l’unico elemento che è quello che li lega a Lea Garofalo. Non so davvero. Non sono un codardo e non lo voglio fare. Non mi piace abbassare la testa».
Non volevo fare nessun riferimento alla famiglia di Curcio. Così evitiamo che si scateni nuovamente la sorella con nuove minacce.
«Ho letto il suo articolo. Non ho la percezione di quello che avete scritto. Non ne so davvero nulla. Nulla, nulla. E nemmeno di queste dinamiche, nonostante abiti in questo paese. Lei mi deve credere. Esco alle 08:00 di mattina da casa, vado a scuola. Esco da scuola, poi svolgo la professione di commercialista, ritorno a casa alle 22:30. E davvero non sono uno attivo sui social, non faccio vita sociale e quando mi raccontano le cose io dico “Madonna, ma io non so niente”. Ma lo ripeto, non è perché ho paura. Assolutamente no. Ma perché non mi posso mettere a dare un giudizio su una cosa che davvero non ho la percezione di quello che sta succedendo, di quello che è successo, di quello che ha scritto, di quello che si vocifera. Non ne ho la minima contezza».
A me bastava il suo punto di vista su un ergastolano, che da defunto, è rientrato sul suo territorio.
«Ma in che senso?»
Fa un po’ impressione vedere quei “festosi” funerali organizzati per l’ergastolano che ha distrutto, nel 2009, il corpo di Lea Garofalo, riducendolo a 2.812 frammenti ossei. Vedere il ritorno, quasi eroico, del massacratore – come sostengono i giudici milanesi – lascia l’amaro in bocca. A me ha impressionato, a lei?
«Sicuramente sono cose che impressionano. Ma io non l’ho vista, non l’ho seguita. Non lo so. L’ho letto, le dico la verità. Venerdì scorso l’ho letto da un suo articolo, perché venerdì ho trascorso la serata, le dico la verità, a leggere i suoi articoli. Me li mandavano ma leggevo solo di sfuggita. Non avevo nemmeno collegato che lei fosse lo scrittore del libro eccetera, eccetera eccetera. Questo le fa capire davvero il livello…»
L’ho capito benissimo.
«Mi sono un po’ aggiornato e mi sono fatto una scarrellata dei suoi articoli e ho appreso una serie di cose. Quello dei funerali, sicuramente, sono cose che abbiamo saputo, ci sono state raccontate. Poi che le devo dire…»
Faccia lei…
«Guardi, qui… Non so quello che le devo dire. Non so se ci sono state centinaia di persone che lo hanno accolto. Non lo so. C’è stata una festa anche in quel caso? Non lo so. Non ho parlato con nessuno. Non so se è un segnale. Queste cose non le so. Generalmente quando non conosco la materia cerco di non fare, come dire, il leone da tastiera o di esprimere giudizi così, affrettati. Non è un buon esempio nemmeno questo…»
Cioè?
«Di parlare di cose che non si conoscono. Non mi sto sottraendo per paura.»
Va bene, la ringrazio.
«Non mi sto sottraendo per paura».
Benissimo, comunque la ringrazio.
«Io voglio ringraziare lei perché sta mantenendo l’attenzione su questo argomento e noi, come gruppo di minoranza, il segnale che abbiamo voluto dare è che non vogliamo essere degli sciacalli. Noi non vogliamo aggredire la maggioranza su un argomento che, purtroppo, farà sicuramente male a Petilia. È stato commesso un errore, volontario o involontario, sarà chi di competenza a valutarlo. Ma per Petilia chi deve rappresentare la città, purtroppo, ha combinato un pasticcio. Non è colpa della stampa, come è stato detto: “un polverone mediatico”. Era chiaro che succedeva questa cosa. Si poteva anche mettere subito una pezza, cosa che non è stata fatta».
La storiaccia non finirà, certo, con le dimissioni di una assessora presentate in un consiglio comunale. O con le INUTILI lamentele. O con le sterili minacce, che rispediamo con forza alla mittente-parente.
La Stampa libera non ha padroni e padrini.
Ecco le nostre domande:
– Chi ha autorizzato e non ha controllato il "festoso" funerale?
– Perchè nessuno, ancora oggi, si assume le proprie responsabilità dopo un messaggio devastante che è passato su quel territorio?
– Bastano le dimissioni della ex assessora che ha partecipato al "festoso" funerale?
– Al "festoso" funerale era presente anche il vice-sindaco di Petilia Policastro Carmelo Garofalo?
– Al "festoso" funerale erano presenti anche due consiglieri comunali, uno della maggioranza e una dell'opposizione?
- Curcio, il protagonista di tutto questo "circo" dell'antimafia, si è suicidato, come sostiene la versione ufficiale, o è stato indotto al suicidio?
Lo scriviamo ancora una volta, per l'ennesima volta. Visto che si continua a far finta di non capire: dovevamo farci i fatti nostri? dovevamo girare la testa dall'altra parte? dovevamo mettere la testa sotto la sabbia, come gli strunzi? dovevamo evitare le domande?
«Un fatto gravissimo. Queste sono responsabilità gravissime. Le Istituzioni non possono partecipare a un funerale di un uomo di mafia. Anche questa signora si dovrebbe dimettere. Ma che messaggio dà alla popolazione di quel paese? Che bisogna dare rispetto un uomo di mafia? Ripeto, la morte non ci rende tutti uguali.»
On. Stefania Ascari, componente commissione parlamentare Antimafia, WordNews.it, 20 luglio 2023
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