Puntata 0 – Titoli
1-Francesco Zanardi; Presentazione
Buongiorno a tuti e benvenuti a questa prima edizione del TG news.
Presento subito i giornalisti che hanno dato vita a questo progetto;
Ludovica Eugenio – Redattrice di Adista
Pierelisa Rizzo – ANSA Sicilia
Federica Tourn – Giornalista indipendente
Federico Tulli, giornalista ed autore di diversi libri in materia
Alessio Di Florio – Redattore Word News
Antonio Messina – Sopravvissuto
Francesco Zanardi – Sopravvissuto e Portavoce della rete
Chiameremo questa puntata zero, in quanto abbiamo voluto cercare nell’ottica di una continuità di informazione, di dare un punto di partenza. Quindi le notizie di oggi saranno particolarmente attuali e ampie, in modo di potere avere un quadro di quella che è attualmente la situazione italiana, ma che al tempo stesso vuole confrontarsi con quella degli altri paesi, per rendere ancora più chiara la nostra, che ha portato nei fatti, per la prima volta al mondo, un’associazione di sopravvissuti agli abusi sessuali del clero cattolico a produrre autonomamente questo TG.
Un canale di controinformazione che dia voce ai sopravvissuti. Voce che in Italia è puntualmente prevalicata da quella della chiesa, che attraverso i media fa sapere a loro nome che tutto va bene, che le vittime sono soddisfatte, che le parrocchie oggi sono finalmente diventati luoghi sicuri, grazie alla tolleranza 0
Affermazioni spesso facili da fare quando si escludono le vittime dal contraddittorio.
Ma le cose stanno davvero così ?
Questo è l’obbiettivo di rete L’ABUSO NEWS, informare in modo che ogniuno possa maturare la propria idea sui fatti.
Lascio ora la parola ai colleghi e alla prima edizione.
Edizione che trovate con gli approfondimenti e con gli speciali, oltre che in formato video, anche in versione Podcast gratuita su Spotify; Apple Podcast; Google Podcast e Amazon Music
Ci rivediamo a fine TG negli SPECIALI, l’approfondimento di questa edizione – La lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
2- Ludovica Eugenio; Troppe cause legali per abusi: arcidiocesi di san Francisco in bancarotta
L’arcidiocesi di San Francisco in California ha dichiarato bancarotta a causa di circa 500 cause legali intentatele per abusi sessuali del clero su minori. Lo ha annunciato il 20 agosto l’arcivescovo, Salvatore Cordileone, affermando di aver presentato un’istanza di amministrazione controllata al tribunale fallimentare secondo il capitolo 11: un dispositivo del diritto statunitense che consente al debitore di elaborare un piano di riorganizzazione, bloccando nel frattempo tutte le cause in corso.
Il New York Times il 21 agosto sottolinea come il provvedimento abbia lo scopo di proteggere l’arcidiocesi dalle numerose cause civili intentate contro di essa ai sensi di una legge statale del 2019 che ha aperto per 3 anni una “finestra di deroga alla prescrizione” per abusi su minori altrimenti prescritti. Analoghe finestre sono state aperte lo stesso anno da 24 diocesi e 3 territori d’oltremare; per la California è la seconda, dopo quella del 2003 che ha portato a risarcimenti ai sopravvissuti per 70 milioni di dollari, grazie alla vendita di proprietà e a fondi assicurativi. Maine e Vermont hanno aperto “finestre permanenti” per consentire la denuncia, a prescindere dal momento del presunto abuso.
Ora San Francisco, 450.000 cattolici, è la terza arcidiocesi californiana a presentare istanza di fallimento quest’anno, dopo Oakland e Santa Rosa ed entro la fine dell’anno sarà la volta di San Diego. Nello Stato di New York, sei delle otto diocesi hanno già dichiarato bancarotta.
Secondo un database citato dal NYT, curato da Marie Reilly, docente della Penn State Law, attualmente sono 12 le diocesi e arcidiocesi negli Stati Uniti coinvolte in procedure di fallimento; una trentina in totale quelle che ne hanno avviata una e 17 hanno ormai completato il processo. E non solo: il database mostra che a dichiarare bancarotta sono anche alcune congregazioni religiose.
Fonte: New York Times
3- Federico Tulli; Pedofilia: in Italia è vietato indagare sulla Chiesa
L’Italia è l’unico tra i Paesi di tradizione cattolica in cui la Chiesa e le istituzioni laiche (Governo, Parlamento) non hanno mai voluto realizzare un’inchiesta su scala nazionale per far luce su un fenomeno criminale che purtroppo è diffuso in tutta la Penisola quanto meno da decenni: la pedofilia.
In tanti sicuramente avrete visto il film Spotlight, premio Oscar nel 2016, che ricostruisce la lunga inchiesta dei giornalisti del Boston Globe su centinaia di casi di pedofilia insabbiati dall’arcivescovo Bernard Law. L’indagine valse il Premio Pulitzer al team investigativo ma soprattutto dette a tantissime vittime la forza di denunciare, facendo realizzare numerose inchieste sulla Chiesa cattolica non solo negli Stati Uniti. L’elenco è lungo. Il 27 febbraio 2004 una ricerca indipendente commissionata dalla Conferenza episcopale americana scoprì che tra il 1950 e il 2002, negli Stati Uniti, erano stati oltre 4mila i preti pedofili. Gli studiosi hanno contato 10.667 vittime ma si stima che furono un numero compreso tra 40 e 60mila.
Cinque anni dopo scandali analoghi esplosero anche in Europa. In Irlanda il Rapporto Ryan raccolse le testimonianze di circa 2.500 vittime, ma ne stimò almeno 30.000, e fu accertato che i responsabili dei crimini furono circa 800, tra sacerdoti e suore. «La violenza e gli abusi sono endemici nella Chiesa d’Irlanda», con queste parole il giudice Sean Ryan chiuse l’inchiesta che prende il suo nome.
A febbraio 2010, scoppiò il “caso Germania”. Per farsi un’idea senza dare cifre ecco cosa disse il vescovo di Treviri, Stephan Ackermann, incaricato dalla Conferenza episcopale di indagare sulle diocesi di Monaco, Essen, Magonza e Ratisbona: «C’è stato un insabbiamento sistematico da parte delle gerarchie. Non c’è mai stata una reale volontà di far luce e i colpevoli sono stati semplicemente trasferiti». Non finisce qui. Nei mesi e anni successivi emergono decine di migliaia di casi in Austria, Svizzera, Olanda, Belgio, Inghilterra. E poi ancora, fino ai nostri giorni, Australia, Francia, di nuovo in Germania, Spagna, Portogallo. Latitudini diverse, diocesi diverse, prassi identica: omertà delle gerarchie, tutela dei pedofili, silenzio sulle vittime e sulla loro sorte. Centinaia di migliaia di vittime. E in Italia? La pedofilia è notoriamente un crimine seriale e la moderna psichiatria ha definito lo stupro di un minore prepubere «un omicidio psichico», eppure, da noi, come detto, le istituzioni laiche e quelle religiose fanno fronte comune insieme alla stampa mainstream per impedire che si indaghi seriamente. Con il risultato che l’opinione pubblica non ha mai avuto un quadro d’insieme della situazione nel nostro Paese e nessuno si sente in dovere di attivare tutto ciò che è necessario per prevenire nuove violenze e per garantire assistenza psicologica gratuita alle vittime. Vi pare giusto?
Fonti: Adista, Ansa, Domani, Left, Chiesa e pedofilia (L’Asino d’oro ed., 2010), New York Times, www.vatican.va
4- Federica Tourn
A- Diocesi offre 25mila euro alla vittima con la clausola del silenzio
Erano ormai quasi vent’anni che Massimiliano Gamalero bussava alla porta della Chiesa per denunciare il prete che aveva abusato di lui quando era ragazzo: nessuno gli aveva mai dato retta. Oggi che don Carlo Bottero, reo confesso, ha compiuto 74 anni, ecco che alla vittima arriva una proposta di risarcimento firmata dallo stesso sacerdote, a titolo di riparazione per le violenze subite. Il prete si impegna a versargli venticinquemila euro in cinque anni, in comode rate di cinquemila euro ciascuna. A farsi portatore dell’offerta è monsignor Luigi Testore, vescovo della diocesi di Acqui, a cui don Bottero appartiene. Ma c’è il trucco: infatti l’accordo contiene una clausola di riservatezza e, in caso di divulgazione da parte della vittima, l’impegno del prete verrà meno.
Insomma: ti paghiamo, ma tu non dirlo a nessuno.
Questo non è l’unico caso in cui alle vittime di abuso clericale è stato offerto un risarcimento in cambio del silenzio e la cifra si attesta quasi sempre sui 25mila euro. Gamalero ha rifiutato la proposta della diocesi ma molti altri, spinti dal bisogno o dalla vergogna, hanno accettato.
B- Parroco accusato di pedofilia ritrovato in un’altra parrocchia sotto falso nome
Diverso il caso di don Silverio Mura, 64 anni, un sacerdote originario di Ponticelli (Napoli): nel 2010 è accusato da Arturo Borrelli, oggi ultraquarantenne, di averlo ripetutamente stuprato quando era ragazzino: i fatti risalgono a trent’anni fa, dunque il reato in sede penale è ormai prescritto; tuttavia a novembre 2021 il Tribunale civile di Napoli ha riconosciuto alla vittima un risarcimento di oltre 320mila euro per i danni conseguenti agli abusi sessuali. Don Mura, con il falso nome di don Saverio Aversano, ha esercitato per quasi due anni come parroco a Montù Beccaria (Pavia), prima di essere riconosciuto da una parrocchiana e scomparire. Attualmente risulta ancora irreperibile.
C- Diocesi e parrocchia di Bolzano condannate a pagare 700mila euro di risarcimento per un caso di pedofilia
A Bolzano, la sezione civile del tribunale della città aveva condannato ad agosto 2013 la diocesi e la parrocchia San Pio X di Bolzano al risarcimento di complessivamente 700.000 euro, oltre agli interessi legali, per il caso di don Giorgio Carli. Nel 2009 il sacerdote bolzanino era stato prosciolto per prescrizione in Cassazione dall’accusa di abusi sessuali nei confronti di una parrocchiana minorenne all’epoca dei fatti. In secondo grado era invece stato condannato a sette anni e sei mesi di reclusione.
(Fonti per i casi di Bottero e Mura: Domani; per il caso di Carli: Ansa)
5- Alessio Di Florio; Processo a prete per violenza sessuale, cronista davanti al Gup
ANSA – PALERMO, 21 AGO – La Procura di Enna chiede l’archiviazione della giornalista Pierelisa Rizzo, la cronista denunciata da Giuseppe Rugolo, il sacerdote a processo per “violenza sessuale aggravata a danno di minori”, ma i legali del prelato presentano opposizione e il gup fissa l’udienza camerale il prossimo 21 marzo.
La vicenda, prende l’avvio dalla pubblicazione di alcune chat a sfondo sessuale, contenute nella prima ordinanza, tra il sacerdote e alcuni giovani. Dopo la denuncia di Rugolo per diffamazione e diffusione di atti processuali, i legali del sacerdote chiedono l’oscuramento del post e il sequestro di tutti i supporti informatici della Rizzo.
Il Gip di Enna, Michele Martino Ravelli, accoglie in parte la richiesta e decide solo per l’oscuramento del post che, però non viene mai oscurato per decisione della Cassazione dopo il ricorso della Procura.
Lo scorso giugno il Pm Stefania Leonte chiede l’archiviazione, forte anche della pronuncia della Cassazione. Lo scorso luglio, però, i legali di Rugolo depositano una richiesta di opposizione e il Gup l’udienza camerale per la decisione finale sul rinvio a giudizio della giornalista.
La vicenda di Enna è simile a quanto sta avvenendo a Savona, dove Rugolo ha denunciato il presidente di Rete l’Abuso, l’associazione che si occupa di sopravvissuti a violenze clericali, Francesco Zanardi, per diffamazione.
Anche lì la Procura di Savona aveva chiesto l’archiviazione, ma i legali del sacerdote hanno fatto opposizione e il Gup ha fissato l’udienza per il prossimo 4 ottobre.
AGI – il 30 ago. Un’altra querela per la giornalista, sempre dai legali di don Rugolo per la quale prendono posizione anche la Fnsi e l’Associazione siciliana della stampa che esprimono solidarieta’ alla giornalista ennese Pierelisa Rizzo dopo la nuova querela ricevuta dal sacerdote don Giuseppe Rugolo attualmente a giudizio per violenza sessuale su minori.
6- Pierelisa Rizzo; Accusati di stupro di gruppo, tutti assolti: “Hanno errato sul consenso”
Il Tribunale di Firenze lo scorso marzo ha assolto, al termine del rito abbreviato, due ragazzi appena maggiorenni accusati di stupro di gruppo. Un terzo ‘partecipante’, minorenne, era già stato giudicato dal tribunale minorile. Le motivazioni della sentenza, che giunge 4 anni dopo i fatti, fanno discutere. Secondo i giudici, la condotta di questi ragazzi, non integrerebbe il reato perchè avrebbero, di fatto, avuto una percezione sbagliata sulla volontà della ragazza.
Dunque, la violenza sessuale c’è stata ma, per come sarebbe stato acquisito una sorta di “falso consenso” da parte dei giovani, “impedisce di ritenere penalmente rilevante la loro condotta”. Secondo i magistrati l’agire dei ragazzi sarebbe stato condizionato “da un’inammissibile concezione pornografica delle loro relazioni con il genere femminile, forse derivante da un deficit educativo e, comunque, frutto di una concezione assai distorta del sesso”. A pesare su questa sentenza ci sarebbe il fatto che la ragazza avrebbe avuto in passato rapporti con uno dei giovani, anche in presenza di altre persone. Dunque, era scontato, per il gruppo, che era una che acconsentiva. La violenza si sarebbe consumata in una festa, con alcool e fumo in abbondanza, festa alla quale erano presenti decine di persone, nei pressi di Rufina, un comune di poco più di 7 mila anime, nell’hinterland di Firenze.
Acclarato dai giudici, che la giovane, appena maggiorenne sarebbe stata in una condizione psicofisica alterata e, dunque, non in grado di esprimere un vero e proprio consenso. E nonostante i magistrati abbiamo accertato , sono parole del giudice che ha assolto i giovani, “atti sessuali non pienamente voluti” sono state messe in dubbio le dichiarazione della ragazza definite “non pienamente credibili e di “scarsa attendibilità”. Una sentenza quella di Firenze che riporta allo stupro di gruppo, avvenuto nella notte tra il 6 e 7 luglio a Palermo. La ragazza conosceva solo uno dei suoi aggressori, lo stesso che poi ha ripreso le violente scene con il cellulare. Anche lei, volontariamente, si era seduta al tavolo con i sui carnefici ed era stata fatta, appositamente, ubriacare per bene. Sollevata di peso e trascinata, è stata violentata dopo essere stata colpita da calci e pugni, in un cantiere abbandonato del Foro Italico Era convita che quei ragazzi l’avrebbero riaccompagnata a casa.
“Quello che ci colpisce e ci fa infuriare della sentenza di Firenze, è che, nonostante venga riconosciuto l’atto di violenza lo si giustifichi spostando sulla ragazza, la vittima, la responsabilità di non aver dissentito abbastanza”. Commenta così all’Adnkronos, Elisa Ercoli, presidente dell’associazione Differenza Donna.
“In realtà – prosegue Ercoli – sembra che questo dissenso ci sia stato e quindi ci viene da pensare che ai due ragazzi venga riconosciuta una maggiore credibilità rispetto alla vittima”.
Pierelisa Rizzo
Fonti.firenzetoday.it, Adnkronos
- 7- Alessio Di Florio; Tonache in chat
Alcuni recenti fatti di cronaca hanno riportato l’attenzione sul web, sulla diffusione di materiale online legati a stupri e abusi sessuali.
Su internet e la sua moralità da tempo prendono ripetutamente posizione i moderni “guardiani della moralità”, dal vaticano in giù. Ci si aspetterebbe quindi una loro totale lontananza da quel che condannerebbero.
La realtà, come spesso accade, è ben diversa dalle prediche. Ci sono state in passato notizie di chat e di adescamenti online, anche di minori, che hanno coinvolto preti. E basta un secondo di ricerca con il principale motore di ricerca per trovare oltre 9 milioni e mezzo di risultati, nella prima pagina la quasi totalità sono notizie legate a chat sessualmente esplicite e anche di reati sessuali e pedofilia.
Fonte: Alessio Di Florio
- 8- Antonio Messina; Nuova Zelanda – Seconda lettera aperta a Papa Francesco
L’associazione SNAP, dei sopravvissuti agli abusi del clero in Nuova Zelanda, lo scorso giugno ha inoltrato una nuova lettera a Papa Francesco, dopo che le precedenti missive non hanno ottenuto alcuna risposta. Nella lettera a sua santità, la SNAP torna a denunciare la delusione per le mancate risposte da parte del Vaticano.
” Siamo preoccupati che i vescovi della Chiesa cattolica in Nuova Zelanda, che stanno arbitrando le denunce a danno dei sopravvissuti alle violenze e agli abusi clericali, siano essi stessi accusati di gravissime violazioni sessuali contro i bambini e della tortura psicologica di quei bambini” dicono. Si tratta dunque, di una storia senza fine per i sopravvissuti a gravi aggressioni e ad altri reati perpetrati dai vescovi, sacerdoti e religiosi fratelli e suore in Nuova Zelanda che vengono nuovamente maltrattati e, quello ancora più grave che i predatori sessuali di bambini, clericali e religiosi, rimangono impunemente al loro posto. L’assurdo è che gli imputati spesso sono giudici di processi in cui sono accusati. L’associazione dei sopravvissuti agli abusi della Nuova Zelanda sono preoccupati, anche per le ingenti somme di denaro dei fedeli spesi per pagare gli avvocati dei preti pedofili. Ci sono orde di avvocati cattolici che lavorano al soldo dei vescovi e dei leader delle congregazioni che, di fatto, hanno ostacolato le indagini sulle denunce di abusi sessuali su minori contro sacerdoti cattolici e i progressi della Commissione reale d’inchiesta neozelandese sugli abusi mentre, invece, affermano di collaborare.
“Crediamo – scrivono in una nota stampa – che queste false dichiarazioni debbano finire”. Da qui, questa seconda lettera aperta a Papa Francesco per chiedere ai vescovi e leader congregazionali in Nuova Zelanda di farsi da parte dall’arbitrato su denunce in cui sono anche accusati e di chiederne conto per non aver rispettato le richieste di apertura e trasparenza nel trattare le denunce dei sopravvissuti.
GLI SPECIALI
https://open.spotify.com/episode/7hzNFJKymNJecVjQR4fR0W?si=cd20ca53d071440c
2023-09-04 12:17:01
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