Nel 1991 ho sottoscritto un documento politico del quale trascrivo alcune parti:
La attuale gravissima crisi politica, istituzionale e morale italiana è il punto d'arrivo di un sistema politico nato e sviluppatosi in particolari condizioni storiche, che hanno prodotto la completa identificazione tra democrazia e sistema dei partiti.
Ne è conseguita l'occupazione, in nome della democrazia progressiva, delle istituzioni della società civile da parte degli stessi partiti, in un regime di non responsabilità garantito da una condizione assolutamente eccezionale: l'assenza di alternanza all'interno di un quadro consociativo.
La vicenda politica e i suoi protagonisti si sono così sottratti ai fondamentali meccanismi di controllo propri dei sistemi politici democratici.
Questo sistema, espressione nel dopoguerra delle libertà conquistate, è diventato una cappa per le fondamentali libertà dei cittadini.
È in atto al suo interno una combinazione di spinte antidemocratiche provenienti da oligarchie partitiche, da presenze crescenti di economia illegale e, in forme più brutali, dai poteri occulti e criminali e mafiosi, che assaltano lo Stato di diritto.
Questa combinazione è tanto più pericolosa quanto più essa può contare su un'informazione in grandissima parte infeudata al potere politico e su una ricorrente subordinazione della giustizia agli equilibri di potere, con danni gravissimi per la sostanza e le stesse forme della democrazia, e con rischi concreti di una sua trasformazione in un vero e proprio "regime della corruzione", passando per i consecutivi gradini di un'unica scala di sopraffazione, dalla tangente alle lobbies illegali e al dominio mafioso.
Di fronte a questo sentiamo tutto il diritto e tutto il dovere di affermare che la persona umana e i valori della libertà e dell'onestà devono essere al centro della politica.
E che una politica che uccide e lascia uccidere, che ruba e lascia rubare, che modifica il consenso, che disprezza il limite impostole dai valori, da diritti e dalle risorse, che dissemina il pianeta di dittature o le arma in nome di interessi economici o di "campo", non è una politica compatibile con l'idea di democrazia.
Ciò rende possibile e doverosa la ricerca di nuove strade lungo le quali mobilitare con mutate prospettive le energie positive esistenti, finalmente libere da vincoli delle ideologie o dal senso di colpa per l'accusa di qualunquismo rivolta, con sistematica arroganza dei partiti, verso ogni manifestazione di dissenso.
Da qui la scelta di fondare un nuovo movimento politico, in grado di dar voce e interpretare le istanze più vive della società civile."
Il documento lo abbiamo sottoscritto in trenta e, tra i più noti, vi erano Leoluca Orlando, che ne fu promotore, Nando Dalla Chiesa, Diego Novelli, Alfredo Galasso, Claudio Fava. Ed altri in varie regioni italiane.
In tal modo nacque il "Movimento per la Democrazia La Rete". L' esperienza politica durò 10 anni, poi venne meno.
Non giova, in questa sede, indagarne le ragioni. Giova, invece, rilevare quanto sia attuale l'analisi che venne fatta.
E, credo, quanto sia necessario riprendere la proposta finale di dare vita ad un movimento "in grado di dare voce alle istanze più vive della società civile".
Un movimento costituito essenzialmente da giovani, che abbiano Valori alternativi da affermare, e diano un contributo per un progressivo rinnovamento della società e della politica.
Il percorso è lungo e difficile, ma va intrapreso.
Anche per tale ragione sono andato, vado e andrò nelle scuole. Avverto il dovere morale e civile di piantare un seme di speranza.
Di guardare al futuro.
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2023-10-08 16:28:27
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