Nel 2023, il linguaggio delle campagne di comunicazione sui fondi strutturali europei cambia pelle. Spariscono (quasi) i mega cantieri in prima pagina. Al loro posto compaiono volti, storie, quartieri, scorci di vita ordinaria trasformati da un finanziamento europeo.
L’obiettivo è chiaro: umanizzare i fondi, avvicinarli alle persone. Spot regionali raccontano orti urbani nati con il FESR, spazi culturali riqualificati grazie al Fondo di Coesione, progetti contro la dispersione scolastica. Si parla di coesione, prossimità, sostenibilità, comunità. Le parole ci sono tutte.
Ma le persone? Quelle vere?
Se si guarda dietro le quinte, però, la scena è più sfuocata. I cittadini non sono coinvolti nella scelta dei progetti, né vengono chiamati a valutarne l’impatto. Le storie raccontate dalle istituzioni sono selezionate, montate, confezionate, spesso senza contraddittorio.
La narrazione partecipativa rischia così di trasformarsi in rappresentazione coreografica. Un paradosso: si parla di inclusione, ma si resta spettatori.
In alcuni contesti, però, qualcosa si muove davvero. A Bologna, un gruppo di quartiere ha partecipato al co-design di un hub sociale finanziato con fondi UE. In Salento, studenti e insegnanti hanno raccontato l’impatto di un progetto PON su video autoprodotti. A Bolzano, un progetto sul riciclo ha coinvolto famiglie migranti e scuole in 4 lingue.
Tuttavia, queste iniziative non sono promosse dalle istituzioni, ma da associazioni, attivisti, enti del terzo settore. E difficilmente trovano spazio nelle campagne ufficiali, ancora dominate da infografiche autocelebrative.
In tutto questo, la rendicontazione dei fondi resta un punto oscuro. I siti regionali spesso pubblicano documenti tecnici, poco accessibili. Gli open data sono incompleti o non aggiornati. Mancano mappe dinamiche, database interrogabili, strumenti di monitoraggio civico.
Eppure la trasparenza non è un dettaglio: è la condizione per costruire fiducia. Senza informazione chiara, nessuna campagna può dirsi partecipativa. È solo comunicazione a senso unico.
Il 2023 mostra un’ambizione nuova: dare un volto umano ai fondi UE. Ma restano troppe voci escluse, porte chiuse, occasioni mancate. La vera sfida è passare dallo storytelling alla cittadinanza attiva. Perché raccontare una comunità non basta, se quella comunità non ha potuto scegliere, discutere, decidere.
Serve un cambio di paradigma: non più comunicare “su” ma comunicare “con”. Solo allora i fondi europei potranno dirsi davvero coesi.





