Sigfrido Ranucci, giornalista d’inchiesta e alla guida del programma Report, è stato ospite da ‘Otto e mezzo‘ per parlare del suo lavoro, per presentare il suo nuovo libro “La Scelta” edito Bompiani e poi c’è stato uno breve scontro con il collega Italo Bocchino.
“Dal gennaio 2025 noi non potremo più parlare di persone che sono al centro di procedimenti penali finché non sono a processo. E neanche descrivere alcuni dettagli dei reati che ci sono all’interno. Accadrà che se i processi non si chiuderanno come stabilito dalla Cartabia, cosa impossibile con gli organici di oggi, scatta l’improcedibilità: il processo cessa.
Non si potrà parlare di queste persone né dei reati. Ci sveglieremo improvvisamente in un mondo migliore senza aver fatto nulla per meritarcelo. Solo perché non possiamo raccontare le nefandezze. Se certi fatti non vanno portati alla luce è a rischio lo svolgimento democratico di un Paese. La libertà di stampa è una conquista di ogni singola persona.
Sono preoccupato per il futuro. Soprattutto per una serie di provvedimenti. Al di là della qualità del giornalismo, mi preoccupa moltissimo la Riforma Cartabia”
Poi continua:
“Non mi sono mai pentito delle mie scelte. Però ho capito, e per questo ho scritto il libro, che la vita di un uomo non dipende tanto dalla qualità ma dalle scelte che fai.
Ci sono scelte che sei costretto a fare in pochissimi secondi e che condizioneranno per sempre la tua vita, ma anche quelle che non fai possono condizionarti”.
Parlando della sua formazione professionale ha detto:
“Ho avuto la fortuna di lavorare con due grandi maestri. Un padre professionale come Roberto Morrione e una madrina come Milena Gabanelli. Con Morrione abbiamo passato dei bei momenti quando abbiamo realizzato un’inchiesta sulle stragi di mafia. Ritrovai la cassetta con l’intervista smarrita di Paolo Borsellino che parlava con due francesi.
Per la prima volta dei canali di riciclaggio. Faceva riferimento a Berlusconi e Dell’Utri. Il tutto 48 ore prima della morte di Giovanni Falcone e vestendo con la toga nera. Quindi non con scopi politici perché all’epoca non si sapeva che Silvio Berlusconi sarebbe entrato in politica. Quando ritrovai questa cassetta ci fu una richiesta di licenziamento nei miei confronti e di sfiducia nei confronti di Roberto Morrione all’epoca direttore di RaiNews24”.
Parlando degli attacchi subiti da Report ha affermato che “Più di recente, coloro i quali hanno tentato di agire pesantemente sulla trasmissione Report sono stati sicuramente Silvio Berlusconi e anche Matteo Renzi che non ha accettato molto serenamente le inchieste che abbiamo fatto sia sull’Unità, sui viaggi in Arabia Saudita e quella dell’Autogrill”.
Inoltre
“È importante verificare la veridicità della fonte, è vero. Noi non diamo voce a fonti anonime. Cosa diversa è rendere anonime le fonti per tutelarle.
E su questo credo che l’Italia debba lavorare tantissimo perché non c’è alcuna tutela delle fonti anzi spesso vengono isolate, colpite e messe in condizioni di diventare un esempio affinché non si parli più”.
Poi avviene il botta e risposta tra il conduttore di Report e Italo Bocchino, giornalista ed ex parlamentare Pdl:
“Sigfrido Ranucci è la prova vivente che c’è una elevata libertà di stampa”,
afferma Italo Bocchino che viene interrotto da Lilli Gruber che obietta:
“Veramente è sotto scorta e ha oltre 170 denunce. Si può sempre girarla in un altro modo”.
Bocchino ribatte:
“La stampa racconta che il servizio pubblico è stato occupato militarmente dalla destra e il fatto che Ranucci faccia le inchieste che fa dimostra che non è vero.
Poi ha le querele: se sono liti temerarie, le può denunciare. Se si tratta di querele, uno quando si sente colpito ha diritto a difendere il proprio onore”.
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