L’indagine a Firenze, coordinata dai procuratori aggiunti Luca Turco e Luca Tescaroli, ha come obiettivo l’individuazione dei presunti ispiratori politici, i cosiddetti mandanti esterni, delle stragi mafiose del 1993 a Firenze, Roma e Milano.
L’ormai ex comandante del Ros dei Carabinieri e del SISDE è indagato per reati di strage, associazione mafiosa e associazione con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine pubblico democratico.
Il procuratore Filippo Spezia ha dichiarato:
“Il nostro dovere è completare tutte le verifiche sulle stragi continentali del 1993, per le quali sussiste la competenza della Procura di Firenze, che hanno imposto accertamenti. Il nostro auspicio è quello di proseguire e terminare entro il 2024 questo lavoro con il massimo riserbo e grande attenzione al profilo delle garanzie delle persone coinvolte.”
Ma è lo stesso Mori a rendere pubblico un invito a comparire nell’ambito delle stragi mafiose in Continente, proprio a Firenze:
“Nel giorno del mio 85esimo compleanno ho ricevuto, dalla Procura della Repubblica di Firenze, un avviso di garanzia con invito a comparire per essere interrogato in qualità di indagato per i reati di strage, associazione mafiosa e associazione con finalità di terrorismo internazionale ed eversione dell’ordine democratico”.
La convocazione sarebbe stata per il 23 maggio, nel giorno del 32esimo anniversario della Strage di Capaci, data poi slittata al 5 giugno.
Subito dalla sua parte si schierano diversi personaggi a partire da Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio il quale riferisce di un incontro svoltosi a maggio:
“Ho ricevuto a Palazzo Chigi il generale Mario Mori, che conosco da oltre 25 anni e del quale ho sempre apprezzato la lucidità di analisi e la capacità operativa. Gli ho manifestato per un verso vicinanza di fronte alle contestazione che gli vengono rivolte, dalle quali mi ha messo a parte; per altro verso sconcerto, nonostante che decenni di giudizi abbiano già dimostrato l’assoluta infondatezza di certe accuse.”
In sua difesa arriva pure il Ministro Crosetto:
“Non ci si poteva accontentare di avergli reso la vita un calvario per decenni; non si poteva accettare il fatto che fosse stato assolto da ogni contestazione.”
Anche l’Arma dei Carabinieri, con una nota stampa, hanno mostrato vicinanza all’ex Generale:
“Appresa la notizia dell’avviso di garanzia, con invito a comparire per rendere interrogatorio in qualità di indagato, nei confronti del Generale Mario Mori, nel pieno rispetto dell’Autorità Giudiziaria, l’Arma dei Carabinieri esprime la sua vicinanza nei confronti di un Ufficiale che, con il suo servizio, ha reso lustro all’Istituzione in Italia e all’estero, confidando che anche in questa circostanza riuscirà a dimostrare la sua estraneità ai fatti contestati.”
“Dopo una violenta persecuzione giudiziaria – portata avanti con la complicità di certa informazione e durata ben 22 anni – che mi ha visto imputato in ben tre processi, nei quali sono stato sempre assolto, credevo di poter trascorrere in tranquillità quel poco che resta della mia vita. Ma devo constatare che, evidentemente, certi inquirenti continuano a proporre altri teoremi, non paghi di 5 pronunce assolutorie e nemmeno della recente sentenza della Suprema Corte che, nell’aprile scorso, ha sconfessato radicalmente le loro tesi definendole interpretazioni storiografiche. Oggi vengo indagato per non aver impedito le stragi, quindi con una virata di 360 gradi rispetto al precedente teorema. Peraltro, le vicende di cui mi si accusa sono già state ampiamente analizzate nel corso degli ultimi 25 anni dalle magistrature competenti (compresa quella fiorentina) e nei processi in cui sono stato coinvolto, senza che mi sia stato contestato alcunché, tantomeno i gravissimi reati ora ipotizzati dalla Procura di Firenze. Sono profondamente disgustato da tali accuse che offendono, prima ancora della mia persona, i magistrati seri con cui ho proficuamente lavorato nel corso della mia carriera nel contrasto al terrorismo e alla mafia, su tutti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Forse non mi si perdona di non aver fatto la loro tragica fine.”
afferma così lo stesso Generale.
I pm scrivono che
“Pur avendone l’obbligo giuridico, Mori non avrebbe impedito mediante doverose segnalazioni e denunce all’autorità giudiziaria, ovvero con l’adozione di autonome iniziative investigative e preventive, gli eventi stragisti di cui aveva avuto anticipazioni” (poi verificatisi a Firenze, Roma e Milano, nonché il fallito attentato allo stadio Olimpico).
“Nella ricostruzione dell’accusa ad anticipare al generale le mosse dei boss sarebbe stato, nell’agosto 1992, dopo gli attentati di Capaci e Via D’Amelio, dunque, il maresciallo Roberto Tempesta, informato dall’esponente della destra eversiva Paolo Bellini, che gli avrebbe fatto sapere delle bombe al patrimonio storico, artistico e monumentale e, in particolare, alla torre di Pisa”.
Altra fonte dell’ufficiale sarebbe stato il pentito Angelo Siino
“durante il colloquio investigativo intercorso a Carinola il 25 giugno 1993, durante il quale il collaboratore gli aveva espressamente comunicato che vi sarebbero stati attentati al Nord”.
Il 5 giugno Mario Mori è stato sentito dai pm con verbale secretato.
Adesso non solo tutti si mettono contro i pm antimafia che stanno cercando di fare luce su quei terribili anni pure l’Arma dei Carabinieri si mette contro, contestando fondamentalmente un’indagine. Inoltre ricordiamo che Mori attualmente è ancora consulente della Commissione Parlamentare Antimafia, diretta da Chiara Colosimo.
LEGGI ANCHE:
– Mario Mori: “Io mi curo per vivere a lungo, perché devo veder morire qualcuno dei miei nemici”