Nei casi di violenza consumata all’interno della famiglia, se maternità e paternità si snaturano in un’esistenza sofferta, segnata dalla negazione e dal rifiuto, ma anche dal coraggio di superare l’omertà diffusa, nei figli produce sempre, e per sempre, un’esistenza lacerata da ferite profonde e indelebili. Nelle campagne di sensibilizzazione, giuste e doverose condanne della violenza contro le donne, passa sovente in secondo piano la dolorosa realtà dei cosiddetti “orfani speciali”: ragazzi e ragazze (minori e non), che, in seguito ad un femminicidio, perdono la madre e si ritrovano separati dal padre, spesso detenuto o deceduto per suicidio dopo aver commesso il crimine. Il femminicidio lascia quelle donne senza parole e senza vita, ma distrugge anche la vita di migliaia di neonati, bambini, adolescenti che improvvisamente perdono la madre in uno dei modi più atroci: infatti l’assassino è 8 volte su 10 il loro padre.
Gli “orfani speciali”, secondo la definizione della criminologa Anna Costanza Baldry, autrice della prima ricerca sulle conseguenze psicosociali nei figlie e figlie di madri vittime di femminicidi, sono, dunque, orfani due volte perché, ripeto, hanno perso la mamma per mano del papà e il papà stesso o si è tolto la vita o è comunque in carcere.
Voglio, in questo 25 novembre, in cui si presume che le campagne di sensibilizzazione contro i femminicidi producano maggiore ascolto, richiamare l’attenzione su questa “categoria” di vittime di cui non si parla o si parla troppo poco.
La definizione di “orfani speciali” continua ad essere prerogativa degli studiosi dedicati al “fenomeno” che rappresenta il volto più recondito della violenza familiare.
Viene qualificata come child traumatic grief la sindrome prodotta nei figli che, vere e proprie vittime collaterali di crimini domestici, sopraffatti dal dolore e dalla reazione al trauma, diventano incapaci di elaborare il lutto, rimanendo vittime di disturbi cronici. La situazione è, sovente, aggravata dal fatto che anche i familiari, sia della vittima sia del carnefice, hanno enormi difficoltà a gestire il dramma in sono improvvisamente coinvolti e non di rado mettono in atto condotte iperprotettive inopportune che aumentano le sofferenze.
Nel suo libro “Orfani Speciali” del 2017, Anna Costanza Baldry – prematuramente scomparsa nel 2019 – chiariva : “Il trauma che questi orfani vivono in parte è assimilabile a quelli provocati da eventi luttuosi, da catastrofi naturali o da incidenti, ma per molti versi è specifico e non paragonabile ad altre situazioni. È per questo che dobbiamo affrontare il problema, conoscerlo, costruire saperi, conoscenze, strategie di intervento e di prevenzione” (…) “Perché la morte violenta della madre innesca un meccanismo multiplo di continue perdite. Perché il padre o l’uomo che l’ha uccisa finisce in carcere, fugge o si suicida. I figli non possono più vivere nella loro casa, sono costretti a cambiare scuola, abitudini, perdono gli amici. A volte non riescono neppure a recuperare le loro cose o riescono a farlo solo dopo molto tempo”.
Gli “orfani speciali” restano anime traumatizzate di cui non si conosce neppure il censimento, e che si trovano ad affrontare traumi indicibili potendo contare sul sostegno dei nonni o delle famiglie affidatarie.
Nel 27% dei casi in cui bambini, ragazzi o anche adulti hanno perso un genitore per mano dell’altro, si verifica anche il suicidio del padre.
Stando all’ultimo aggiornamento del Ministero dell’Interno, nel 2022 in Italia si sono registrati 319 omicidi di cui 125 con vittime di sesso femminile (circa il 39%). Un totale di 140 episodi hanno avuto luogo in un contesto domestico e in questo caso 103 hanno colpito donne (quasi il 74%)
Nell’impegno quotidiano contro la violenza da parte di ciascuno facendo la propria parte nel denunciare ogni accadimento di cui è testimone ovvero viene a conoscenza manifestiamo il dovere civico dando prova dell’umana sensibilità verso la realtà sempre più esponenziale di chi è stato travolto fino a perdere la vita da una brutale e terribile violenza e chi è sopravvissuto dovendo fare i conti con il lutto, la perdita, il trauma della violenza assistita, i fantasmi del passato, le paure per il futuro, il presente incerto.
Ma l’impegno quotidiano nella tutela degli orfani speciali attraverso l’implementazione dei necessari strumenti normativi. Le previsioni ci sono. La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, e la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e lotta alla violenza contro le donne, contengono norme e principi di portata generale, che tutelano le vittime di violenza e che pertanto trovano applicazione anche per gli orfani speciali. Gli articoli 19, 20, 39 della Convenzione di New York raccomandano che gli stati adottino ogni misura legislativa, amministrativa, sociale ed educativa per tutelare i bambini ed i ragazzi da ogni forma di violenza e di abbandono, con diritto ad una protezione e ad aiuti speciali dallo stato per ogni fanciullo temporaneamente privato del suo ambiente familiare e nella finalità di agevolare il riadattamento fisico e psicologico ed il reinserimento sociale di ogni fanciullo vittima anche indiretta di maltrattamenti.
E ancora. Più incisivamente la Convenzione di Istanbul prevede (articolo 26), particolari circostanze aggravanti nella determinazione della pena se il reato è stato commesso su un bambino od in presenza di un bambino (articolo 46).
Nonostante l’Europa avesse richiamato gli Stati membri sulla condizione dei minori vittime di violenza assistita nell’ambito delle legislazioni e delle politiche nazionali, l’Italia è riuscita a fare interventi privi di efficacia.
Tanto la legge 11 gennaio 2018 n. 4 riporta “modifiche al codice civile, al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in favore degli orfani per crimini domestici” quanto il “Codice Rosso” del 19 luglio 2019 in assenza dei decreti attuativi necessari rimasero, relativamente ai figli, lettera morta.
Da luglio 2020 è in vigore il regolamento (decreto interministeriale 21 maggio 2020, n.71) che rende operative le norme che prevedono benefici in favore degli orfani di crimini domestici e della violenza di genere e delle famiglie affidatarie prevedendo il diritto di accedere al Fondo da parte degli orfani di crimini domestici e violenza di genere minorenni o maggiorenni non economicamente autosufficienti ( diritto che si estende alle famiglie affidatarie di minori orfani di crimini domestici o di violenza di genere, che non abbiano compiuto 18 anni alla data del 1 gennaio 2020). Il problema degli orfani, che raccontano di essere lasciati soli, è lo stesso delle donne vittime di violenza . resta ancora insoluto. Non bastano le norme volte a indennizzare, ma è necessario un coordinamento tra i testi normativi e la garanzia di istituzioni di riferimento capaci di assicurare tutele qualificate .
Uno Stato che abbia tra i principi fondanti quello della tutela di bambini/e e ragazzi/e ha il dovere di predisporre misure di intervento efficienti ed efficaci in tal senso, come indicato dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica e dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.