Chi l’avrebbe mai detto? Dopo neanche otto mesi dal suo approdo a Torino, Thiago Motta è diventato il capro espiatorio di quella che si può definire una stagione fin qui fallimentare. L’esonero di Allegri e la conseguente scelta da parte del direttore Giuntoli di affidare la panchina all’allenatore italo-brasiliano, sembravano le mosse giuste da fare per dare una scossa a tutto l’ambiente. Il progetto di durata triennale è arrivato ad un punto di non ritorno dopo una serie di risultati altalenanti, obiettivi falliti come la finale di Supercoppa, l’avanzamento in Coppa Italia e la qualificazione agli ottavi di Champions League, senza dimenticare gli investimenti pesanti non riusciti e la perdita (visti i 7 goal subiti nelle ultime due partite) di uno dei pochi aspetti positivi della stagione: la solidità difensiva.
Giuntoli, dopo la disfatta di domenica a Firenze, ha voluto ribadire la fiducia verso il mister con l’intento di uscire da questa “situazione delicata” come lui stesso l’ha definita, facendo fronte comune tutti insieme. Nonostante la conferma ricevuta e l’incontro del giorno successivo con la dirigenza per fare il punto della situazione e ripartire, la posizione di Thiago Motta è tutt’altro che stabile.
Quali sono le cause che hanno portato a questa situazione? Provando a rispondere, se ne possono trovare diverse:
- Il ruolo del capitano è sempre stato obsoleto, con la fascia che non ha mai avuto un unico proprietario. Infatti si sono alternati Gatti, Danilo, Bremer, Locatelli, Cambiaso e addirittura Koopmeiners. Così facendo, lo spogliatoio ha perso valore senza una vera e propria guida.
- Il mancato contributo di Koopmeiners, Douglas Luiz e Nico Gonzalez. Tris di acquisti per un totale di 150 milioni di euro, ma risultati inefficaci. L’olandese è sempre stato la controfigura di quello visto a Bergamo le due stagioni precedenti, mai coinvolto dentro la manovra e con grandi difficoltà di posizionamento in campo. Mai messo in discussione dall’allenatore, nonostante le palesi difficoltà. Il brasiliano è stato falcidiato da continui infortuni muscolari che ne hanno pregiudicato il rendimento, ma in alcune circostanze è stato schierato lo stesso non essendo al meglio e questo ha portato a delle ricadute. L’argentino non era partito male segnando pure alla prima in Champions, poi lo stop per infortunio e il ritorno in campo senza sussulti. Un’ala destra utilizzata punta centrale o ala sinistra, posizioni a lui poco congeniali come testimoniano le ultime prestazioni davvero insufficienti.
- La gestione di Vlahovic. L’attaccante è passato dall’essere un titolare inamovibile a diventare una riserva di Kolo Muani, con 10 minuti concessi sporadicamente dalla panchina. Nella prima parte di stagione ha giocato tanto perché non si poteva fare altrimenti, ma con l’arrivo del francese la situazione è cambiata. Non è un mistero che il mister vuole un centravanti con caratteristiche diverse dal serbo. Rapporto finito e cessione prevista per l’estate.
- La mancata esplosione di Yildiz. Il giovane talento designato per essere il nuovo numero 10 della squadra, schierato sulla sinistra, aveva cominciato bene la stagione. Qualche apparizione da trequartista, ruolo in cui ha sfoggiato una bellissima prova a Verona e mai più riproposto in quella porzione di campo, fino a trovarsi di recente sempre sulla fascia destra. Una confusione tattica che ha inciso parecchio sulle prestazioni sottotono del ragazzo.
- La risoluzione con Danilo e la sparizione di Perin. Il capitano delle ultime stagioni, dopo un inizio difficile, si era preso nuovamente il suo posto in difesa. Come un fulmine a ciel sereno, prima di Natale è stato messo fuori squadra e portato a risolvere il contratto a gennaio. Il portiere non si è più visto in campo dopo l’alternanza con Di Gregorio nei primi mesi di stagione e un ottimo rendimento tra i pali, relegato sempre in panchina negli ultimi tre mesi.
Dopo la sosta per dare spazio alle nazionali, la Juventus ospiterà il Genoa, squadra rinvigorita dalla cura Vieira e reduce da un successo fondamentale in ottica salvezza a Marassi contro il Lecce. Partita cruciale, perché un’ulteriore sconfitta farebbe crollare ogni certezza, compresa la guida tecnica.
A questo punto sorgono alcune domande, la cui risposta la lasciamo a voi lettori: la Juve è diventata improvvisamente una banda di incapaci? Motta e Giuntoli si sono coalizzati per fare crollare l’intero sistema bianconero? La società con a capo John Elkann è così inerme da navigare a vista?
Il countdown è appena iniziato.
Articolo scritto da Gabriele Galvagno e Giuseppe Notaro
Immagine di copertina creata con IA