“La lotta alla mafia deve essere innanzitutto un movimento culturale, che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà, che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e, quindi, della complicità”.
Quello che possiamo considerare il testamento spirituale del giudice Paolo Borsellino ha certamente ispirato e guidato la proposta del ciclo di incontri su “Prevenzione e sicurezza: rapporti e nuovi strumenti”, voluto e organizzato dal Prefetto di Cremona, Dott. Antonio Giannelli, in sinergia con i Sindaci dei Comuni di Cremona-Crema-Casalmaggiore, il Presidente della Provincia e il Presidente della Camera di Commercio.
Una sinergia significativa, tesa a sottolineare il valore della Rete, nelle sue variegate articolazioni, chiamata a rivolgere la medesima attenzione all’analisi di un fenomeno complesso qual è quello delle mafie, soprattutto delle mafie al Nord.
Apparati pubblici e amministrativi, i rappresentanti della politica, dell’economia e dell’imprenditoria: un pubblico composito quello che ha partecipato ai diversi momenti formativi, alla presenza delle massime Autorità civili e militari. Una risposta soddisfacente da parte dell’intera comunità civile, che ha dimostrato vivo interesse e motivazione autentica nell’apprendere certe dinamiche e meccanismi relativi alle infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto socio-politico nonché economico-produttivo delle ricche regioni del Nord Italia.
La Mafia, o meglio, le Mafie non sparano più; i mafiosi fanno sempre meno rumore. Gradualmente, nel corso degli incontri, di questi assiomi si è presa sempre più contezza, attraverso i contributi degli autorevoli relatori che si sono avvicendati in questo percorso di conoscenza, apprendimento, consapevolezza.
L’evento che ha concluso il ciclo, dal titolo “Le mafie nell’economia legale”, ha visto come pregevole relatore il Prof. Rocco Sciarrone, che insegna Sociologia delle mafie e Processi di regolazione e reti criminali presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino, dove è direttore di Larco (Laboratorio di Analisi e Ricerche sulla Criminalità Organizzata) e co-direttore del Centro «Luigi Bobbio» per la ricerca sociale pubblica e applicata.
Emblematico il luogo scelto come sede della conferenza: la Sala Maffei all’interno della Camera di Commercio di Cremona.
Robert Louis Stevenson afferma che “alcuni luoghi parlano con voce distinta. Certi giardini stillanti reclamano a tutti i costi un delitto; certe vecchie case esigono di essere popolate da fantasmi; certe coste sono messe da parte per i naufraghi. Sembrano ancora in attesa della leggenda giusta”. Ebbene, proporre la Camera di Commercio come luogo di riflessioni importanti su un fenomeno così cogente, che riguarda le infiltrazioni mafiose nell’economia legale, con confini molto labili – confini mobili – tra legale e illegale, lecito e illecito, ha significato individuare un luogo che parlasse proprio con la “voce distinta” cui allude Stevenson. Assegnare i giusti nomi alle realtà effettive, descrivere con dovizia di particolari le dinamiche e i meccanismi per quello che realmente sono, senza infingimenti o elucubrazioni filosofiche, basandosi invece su dati concreti, frutto di oculate ricerche e approfonditi studi di caso: questo ha fatto il Prof. Sciarrone, delineando processi come convivenza, compenetrazione e ibridazione a proposito della fluidità dei confini tra legale e illegale.
Attraverso argute e perspicaci argomentazioni, il sociologo ha dimostrato come la sintesi tra economia, politica e società sia estremamente problematica. Le complicità trasversali tra mafia ed economia implicano servizi, garanzie, regolazione di varia natura, che determinano a loro volta una stratificazione tra tipi di imprenditori diversificati: dipendenti, strumentali, clienti.
Alleanze, scambi, collusioni, commistioni: lievi variazioni terminologiche tra concetti che, pur con sottili sfumature semantiche, rimandano tuttavia ad un medesimo nemico da contrastare, ossia la cosiddetta area grigia, efficacemente rappresentata dal Prof. Sciarrone con l’icastica immagine della nebulosa.
La costruzione sociale dell’area grigia si configura come un vero e proprio “campo organizzativo”, improntato ad un intreccio relazionale di utilità condivisa tra mafiosi, imprenditori, politici e professionisti, che favorisce e alimenta le infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia legale.
Le strutture di interdipendenza tra attori e relazioni danno adito ad una molteplicità di prospetti reticolari, la cui analisi e decodifica fa superare ampiamente l’atavica visione “mafiocentrica”, con un cambiamento di paradigma necessario.
Indicare azioni di contrasto del crimine, da una parte, e presentare strumenti di intervento, dall’altra, per educare ad una “cultura della prevenzione” di attività illecite, prima di o accanto alla “cultura della repressione” delle stesse: questo è stato lo spirito di fondo sotteso alla proposta dell’intero ciclo di incontri da parte del Prefetto Giannelli, se davvero crediamo che la lotta alla mafia debba essere innanzitutto un movimento culturale e abituare tutti, a partire da giovani studenti, di cui era pur presente in sala una rappresentanza, a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà.
Il giudice Antonino Caponnetto diceva che “La mafia teme più la scuola della giustizia. L’istruzione toglie erba sotto i piedi della cultura mafiosa”.
Ebbene, trasmettere ai giovani il senso di una legalità che si fonda sulle scelte quotidiane, ci richiama a una dimensione profonda, irrinunciabile dell’educazione, che non è una questione di parole, ma di responsabilità.
Responsabilità e conoscenza: queste le due anime del processo formativo. Proprio queste due anime intrecciate guidano proposte educative e formative di alto spessore come l’incontro con il Prof. Sciarrone, che abbiamo voluto estendere anche a giovani adolescenti, in un una fase così delicata e determinante del loro percorso di crescita e formazione di una coscienza critica, che li aiuti a diventare futuri cittadini attivi, consapevoli e responsabili.