La nona puntata del programma “30 Minuti con…” è una testimonianza potente e drammatica di coraggio e resistenza contro la criminalità organizzata. Questo speciale, ideato e condotto da Paolo De Chiara, direttore di WordNews.it, in collaborazione con Antonino Schilirò, è dedicato alla figura di Augusto Di Meo, testimone oculare dell’omicidio di Don Peppe Diana, un prete ucciso dalla camorra il 19 marzo 1994.
La morte di Don Peppe Diana, avvenuta in una chiesa di Casal di Principe, ha scosso la coscienza dell’Italia intera. Don Peppe non era un sacerdote qualsiasi; era un uomo che ha dedicato la sua vita a combattere la camorra e la mentalità mafiosa che pervadeva il suo territorio. La sua uccisione rappresenta non solo un omicidio di matrice mafiosa, ma anche un attacco diretto a chi aveva scelto di resistere, di lottare contro il sistema di violenza che permeava la vita quotidiana nella sua comunità.
In quella tragica mattina, Augusto Di Meo, un fotografo di Casal di Principe, si trovava nella chiesa per fare gli auguri a Don Peppe per il suo onomastico. Quella che doveva essere una visita di cortesia si trasformò nel suo incontro con il delitto. Augusto fu testimone oculare della morte di Don Peppe Diana, un’esperienza che segnerà la sua vita per sempre. Durante la puntata, Augusto racconta il suo incontro con Don Peppe, le conversazioni quotidiane che intratteneva con lui, e le circostanze che hanno preceduto l’omicidio.
La testimonianza di Augusto Di Meo non si limita a raccontare i fatti del 19 marzo 1994. Essa diventa simbolo di una resistenza individuale contro il sistema mafioso che, in quegli anni, soffocava ogni forma di ribellione. La sua denuncia, purtroppo, non venne supportata da un sistema adeguato di protezione per i testimoni. La sua vicenda evidenzia le gravi lacune nelle leggi di protezione dei testimoni di giustizia, che solo successivamente, con l’introduzione della legge 45/2001, avrebbero garantito una tutela adeguata a chi, come lui, decideva di alzare la testa contro la camorra.
Oggi, dopo oltre tre decenni, Augusto continua a testimoniare, portando la sua esperienza nei luoghi più difficili, dalle scuole ai centri di formazione, dove cerca di educare i giovani alla legalità e al coraggio di denunciare. Un impegno che lo ha portato a incontrare tanti ragazzi e a insegnare loro che l’unica via per cambiare il proprio destino è quella della giustizia.
Don Peppe Diana ha rappresentato una figura simbolo di opposizione alla camorra, ma la sua lotta non è stata facile. La Chiesa, come istituzione, non ha sempre offerto il supporto che si sarebbe aspettato. Nonostante la determinazione di alcuni sacerdoti che hanno continuato a sostenere la sua causa, la reazione generale della Chiesa all’omicidio di Don Peppe è stata a dir poco tiepida. Come racconta Augusto, la macchina del fango ha preso di mira Don Peppe, tentando di delegittimarlo con accuse infondate e tentativi di screditare la sua figura. Solo in seguito, con il passare degli anni, la comunità ha iniziato a riconoscere il sacrificio di Don Peppe e a rendersi conto che la sua morte aveva avuto il potere di risvegliare la coscienza di tanti.
Un altro punto fondamentale trattato durante la puntata riguarda il sistema di protezione dei testimoni di giustizia. La vicenda di Augusto Di Meo non è un caso isolato. Le istituzioni, in quegli anni, non erano pronte a tutelare chi, come Augusto, aveva il coraggio di denunciare la camorra. Nonostante le difficoltà e le minacce, Augusto ha continuato a fare la cosa giusta, ma il sistema giuridico italiano ha tardato ad adattarsi per proteggere coloro che, come lui, rischiano la vita per la giustizia.
In questa puntata, Paolo De Chiara e Antonino Schilirò, offrono anche un’analisi della situazione attuale dei testimoni di giustizia, confrontando la legislazione attuale con quella che, purtroppo, ha tardato ad offrire una protezione concreta nei primi anni ’90. Oggi, dopo tanti anni, la legge tutela i testimoni, ma il ricordo di quanto accaduto ad Augusto e a tanti altri testimoni rimane forte e vivido.
La testimonianza di Augusto Di Meo non è solo una narrazione del passato, ma un invito alla riflessione sul presente e sul futuro. La camorra non è scomparsa, e la lotta contro la criminalità organizzata è tutt’altro che finita. Questo programma, “30 Minuti con…”, ideato e condotto da Paolo De Chiara, con la presenza in studio di Antonino Schilirò, diventa un’importante occasione per riflettere sulla memoria, sulla giustizia e sulla necessità di combattere le mafie non solo con le parole, ma con azioni concrete.
La storia di Don Peppe Diana, raccontata da chi c’era, e la testimonianza di Augusto Di Meo, ci ricordano che la lotta alla camorra è una battaglia che non può essere mai interrotta.
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