“Presidente Mattarella, questa nazione non merita i testimoni di giustizia. Andrò via da questo Paese dove a chi denuncia le mafie vengono negati i diritti della Costituzione”.
Gennaro Ciliberto
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha “restituito” le tessere elettorali (nella foto) al testimone di giustizia Gennaro Ciliberto, ma senza allegare alcun messaggio. Nessuna parola, nessuna solidarietà, nessuna presa di posizione. Un gesto freddo, burocratico. Uno schiaffo al valore della testimonianza civile in un Paese che si professa antimafia, ma nei fatti abbandona chi ha avuto il coraggio di denunciare.
Ciliberto non ha ricevuto una risposta. Non un ringraziamento. Non un cenno alla lotta per la legalità. Soltanto il silenzio.
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Un diritto costituzionale negato
Il testimone di giustizia aveva chiesto di poter votare, come ogni cittadino. Invece, anche quel diritto – fondamentale, costituzionale – gli è stato negato. Le autorità preposte alla sua protezione non hanno garantito l’accesso alle urne. Il Servizio Centrale di Protezione non ha organizzato nulla. E il Presidente della Repubblica, custode della Costituzione, ha taciuto.
Restituire una tessera elettorale non basta. È un gesto che, senza parole, sa di presa in giro.
Lo sfogo di Gennaro Ciliberto
Con dignità e amarezza, Ciliberto, ex manager che ha denunciato appalti truccati, corruzione, infiltrazioni criminali nei cantieri pubblici, ha reagito così:
“In un Paese in cui chi denuncia viene trattato da invisibile, dove il Presidente non risponde, dove lo Stato gira la testa dall’altra parte, non resta che andare via”.
Una frase pesante come un macigno. Una condanna morale. Un grido che chiama in causa l’intera classe dirigente. Questo episodio pone un interrogativo doloroso: che valore hanno oggi i testimoni di giustizia in Italia?
Dimenticati. Invisibili. Tollerati finché fanno comodo. Poi messi da parte, isolati, umiliati. E lo Stato che avrebbe dovuto proteggerli li abbandona.
E se a farlo è anche il Capo dello Stato, allora è lecito chiedersi: che idea ha l’Italia della legalità?
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Parlano tutti di legalità, ma poi…
Nel discorso pubblico si riempiono le piazze e le bocche di parole come “legalità”, “Costituzione”, “valori”, ma alla prova dei fatti chi ha avuto il coraggio di denunciare viene trattato come un fastidio. Il caso Ciliberto è esemplare: per anni ha denunciato appalti infiltrati, cricche affaristiche, tangenti. Ha messo la sua vita in pericolo. Ha perso tutto: lavoro, casa, serenità. E ora anche la dignità del voto gli è stata tolta.
Il Presidente Mattarella, nella sua lunga esperienza istituzionale, ha più volte parlato di legalità e valori repubblicani. Ma ora che un testimone di giustizia reale, in carne e ossa, chiede rispetto, arriva solo il silenzio.
Un silenzio che pesa.
La conclusione è amara:
“L’Italia non merita i testimoni di giustizia”.
Non finché li lascerà soli, senza tutele, senza voce. Non finché chi ha servito lo Stato non sarà servito dallo Stato.
Perché la legalità non si predica, si pratica. E lo si fa difendendo chi ha avuto il coraggio di dire no.
LEGGI LA STORIA DI GENNARO CILIBERTO, TESTIMONE DI GIUSTIZIA
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