ASCOLTA LE PAROLE DEL TESTIMONE DI GIUSTIZIA:
- «Ho denunciato e ho firmato la mia condanna a morte. Ma ho salvato tante vite umane»
Nel 2013 dormivo in auto e non per una mia scelta. Avevo perso tutto, isolato dal mondo. Anche quella famiglia che avevo costruito si era distrutta. La notte era come un incubo che si ripeteva tutti i giorni: ero stanco, esausto, le forze venivano a mancare.
Quando un giorno incontrai una giornalista del Fatto quotidiano, la stessa, sentendo la mia storia rimase incredula.
Ma la realtà spesso supera l'immaginazione.
Gli anni precedenti erano stanno anni da duri un viaggio intenso dalla Calabria al Trentino passando dalle Procure ordinarie alle Distrettuali da uffici della DIA ad incontri con i R.O.S.,
A volte si faceva talmente tardi che dormivo sul divano di qualche Procura della Repubblica.
La discriminazione, il distacco, il non ricevere una sola chiamata da chi anni prima diceva di essere mio amico, pure chi indossava la divisa (che era mio amico) non chiamava più e pure ero un denunciate, un testimone.
Ma la regola è sempre la stessa: meglio non aver a che fare con la legge e, quindi, il silenzio aumentava giorno dopo giorno. Ho perso i migliori anni della mia vita, anni che mai nessuno potrà ridarmi. Ma ero lì, sempre presente (dal processo di Monza a quello interminabile di Roma, alle udienze a Napoli a quelle a Bari):
Il mio status era stato riconosciuto. Dopo tre lunghi anni ero un TESTIMONE DI GIUSTIZIA, avevo la scorta, quella scorta che mi protegge da dodici anni ma che è anche privazione, nonostante sia un uomo libero e incensurato.
La rabbia dentro di me è tanta, come le tante domande che da 14 anni mi faccio, a cui non trovo risposta.
Durante le udienze ho dovuto affrontare di tutto, sino alle illazioni più assurde, agli sputi e le cattive parolacce dette dai familiari dei detenuti: "bastardo, infame, sbirro di merda, figlio di p….a". C'erano gli sguardi dei parenti sempre presenti in aula mentre per me a supportare il mio impegno a favore della giustizia c'era la scorta.
Dopo 14 anni sono ancora presente e questo sta dando fastidio a troppi delinquenti ma anche ai colletti bianchi che vorrebbero chiudere per sempre la mia bocca.
Farmi zittire, ma c'è di più: c'è quello stile mafioso massonico che è regia, detta ordini ai più sporchi e ignoranti camoristi, quelli che uccidono senza chiedere nemmeno il perché, per poi fare i collaboratori dopo l'arresto.
"Questo testimone deve finirla cosa vuole più. Bisogna fargli capire che deve smetterla…".
Ed allora cosa fanno i vigliacchi?
Minacciano, chi da anni, mi ha rinnegato e mi ha abbandonato. Chi da anni dice che sono un "pazzo", uno senza palle perché mi nascondo e denucio. Cge sono un "bastardo", uno che se fosse "buono" vivrebbe a Somma Vesuviana. Sarei un "pollicino", un "piccolo pulcino". "Ma chi ti credi di essere e pure i carabinieri".
La paura indotta che ti giunge con dei messaggi, che ti fa sentire in colpa per qualcosa di cui non ci si deve vergognare, una istigazione a commettere un gesto estremo perché nell'augurarti la morte c'è la frase "perché non muori? perché non ti uccidono? Così finisce tutto".
Da una parte la camorra dall'altra i collusi e poi il sangue del tuo sangue che ti augura di morire al più presto perché solo così loro vivranno bene, ma come se già 14 anni fa mi avete rinnegato, abbandonato oggi volete pure la mia morte?
Con questo lungo messaggio che deve restare testamento e prova che sono veramente solo nel contrastare quel sistema mafioso.
Il mio sangue mi odia, mi schifa solo perché ho denunciato ed oggi più di ieri la mia morte è vicina sempre di più, basta un attimo. Uno degli ultimi squallidi criminali per portare a compimento la condanna, quella già decisa nel 2011.
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2024-03-01 11:42:35
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