Abbiamo ricordato la famosa frase di Martin Luther King sul «silenzio degli onesti» che faceva più paura della «violenza dei malvagi» al leader della lotta afroamericana lo scorso 17 novembre. Potevamo temerlo allora ma non avere la certezza sul silenzio esattamente due settimane fa.
I fatti ci hanno dato, purtroppo, ragione. L’inchiesta sull’azienda Ofria di Roberto Disma e Sara Cozzi di Lamia Inchieste, con la collaborazione di Associazione Antimafie Rita Atria & Teatro alla Lettera, nonostante il lavoro scrupoloso, documentato e attento e l’avvio di un procedimento nelle aule giudiziarie è caduto nel silenzio quasi totale.
Il 30 novembre Disma e Cozzi hanno pubblicato la seconda puntata dell’inchiesta sul canale youtube Lamia Inchieste.
«Nonostante la sconcertante indifferenza sul caso Ofria, a tutti i livelli senza eccezione alcuna, ecco la seconda puntata degli ottimi Sara Cozzi e Roberto Disma – sottolinea l’Associazione Antimafie Rita Atria – non possiamo non notare che in pochi ci stanno mettendo la faccia… ma anche il silenzio è indice di volontà politica, sociale e antimafiosa».
«Da 14 anni la Ditta Bellinvia di Barcellona Pozzo di Gotto è sotto amministrazione giudiziaria ma, secondo le indagini, la famiglia Ofria – storicamente legata a Cosa Nostra barcellonese – avrebbe continuato a controllarla e a trarne profitti» sottolineano Disma e Cozzi.
«Anni di gestione indisturbata da parte degli stessi soggetti sottoposti a confisca definitiva, collaboratori di giustizia che cercano di smentire l’affiliazione dei protagonisti, informative della Polizia di Stato archiviate ed esposti ignorati, magistrati che non intervengono e non sono chiamati a rispondere delle circostanze» sintetizzano quanto emerso nell’inchiesta giornalistica i due autori.
«Messina, la provincia babba, e i barcellonesi; i collaboratori di giustizia D’Amico e Siracusa; la figura dell’ex amministratore giudiziario Salvatore Virgillito» i temi della seconda parte dell’inchiesta sul caso Ofria.
Qui il nostro articolo sulla prima parte dell’inchiesta (all’interno il video dell’inchiesta)
Azienda sotto amministrazione giudiziaria guidata da famiglia legata a Cosa Nostra
La vicenda che emerge, documentata da Roberto Disma e Sara Cozzi, sta avvenendo a Barcellona Pozzo di Gotto, terra in cui si intrecciano mafie, massonerie, pezzi dello Stato e dell’economia in relazioni di potere, città in cui un ex collaboratore di giustizia è stato arrestato l’estate scorsa dopo che interrogativi pesanti erano stati già posti su di lui anni e anni fa. E si intrecciano silenzi, giramenti di testa, indifferenza, urla da parata che “improvvisamente” non sono neanche miagolii.
La Sicilia che è stata di Antonello Montante e di Silvana Saguto, in cui è stata portata avanti una gestione dei beni confiscati che ha costruito carriere, affari, in cui interessi di consorteria hanno dominato in lungo e in largo. Gestione su cui, ormai mesi fa, sempre nel silenzio pressoché totale, si era soffermata la prima inchiesta di Roberto Disma e Sara Cozzi, «Una Brusca faccenda».
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