C’è una guerra in corso contro l’infanzia, i più piccoli, i più deboli. Le bombe di questi massacri sono le più diverse. I bambini vengono assassinati, vittime di ogni crimine commesso dagli adulti. È una Spoon River infinita l’elenco dei bambini assassinati nelle “Terre dei fuochi” delle mafie ambientali. Qualche giorno dopo la morte, assassinato dai veleni dei rifiuti stoccati criminalmente dalla camorra, un amico di Michele Liguori affermò in lacrime che c’erano diversi bambini ad un passo dall’obitorio.
«I bambini di Taranto vogliono vivere» ormai da anni riassume la battaglia nella città contro l’inquinamento, in tanti Stati dei Sud del Mondo (e nei Sud del Mondo nel cuore del mondo occidentale, il rapporto di quest’anno di Save The Children sullo sfruttamento minorile in Sicilia documenta realtà a dir poco aberranti) i bambini e le bambine vengono sfruttati nelle miniere, nei lavori più crudeli, per i traffici di organi e sessuali.
Migliaia, forse milioni, di bambini vengono rapiti e portati in Europa per essere sfruttati dalle mafie della tratta o schiavi abusati dal turismo pedofilo. Un business criminale in cui l’Italia e l’Europa sono attivi da decenni nel silenzio e nell’accondiscendenza di troppi. E ci sono i bambini vittime delle guerre, oltre il 40% delle vittime di ogni conflitto è un bambino o una bambina. Come accade, ormai da decenni, in Afghanistan.
Lo Stato in cui da oltre vent’anni la pedofilia è dilagante, «tra silenzi, omertà e complicità, dai bacha bazi agli abusi in divisa donne e bambini sono state tra le maggiori vittime dei peggiori crimini disumani» abbiamo denunciato in un nostro articolo del 22 settembre di quattro anni fa.
In Afghanistan fu assassinata la giornalista italiana Maria Grazia Cutuli il 19 novembre 2001. Il 23 agosto, quasi tre mesi prima, pubblicò sul Corriere della Sera una delle sue ultime inchieste. Si trovava in Belgio, lo Stato nel cuore dell’Europa scosso in quegli anni dal «mostro di Marcinelle». In quell’articolo Maria Grazia Cutuli documentò e denunciò lo stato delle indagini, i rallentamenti e gli ostacoli crescenti di fronte la prospettiva di poter documentare che Dutroux non fu un pazzo isolato.
«Giustizia non è fatta» si legge nel titolo di quell’articolo, cinque anni dopo la rete di pedofili – anche se non soprattutto tra potenti e nelle alte sfere – rimaneva intoccabile e impunita. Tutto fu liquidato negli anni successivi e insabbiato definitivamente, per la «giustizia» belga non poteva essere vero, non c’erano riscontri. Come documentò Maria Grazia Cutuli la ricerca fu ostacolata e impedita.
Rileggere oggi l’inchiesta di Maria Grazia Cutuli mette i brividi, fa tremare i polsi. Ma è necessario ed indispensabile. Questo è stato, nel cuore dell’Europa. Questo è nel Continente in cui dall’Afghanistan all’Ucraina – lo stiamo continuando a documentare e denunciare da un anno e mezzo – le guerre diventano praterie sconfinate per i pedocriminali, in cui migliaia e migliaia di bambine e bambini vengono sfruttate dalle mafie e dagli stupratori paganti.
L’Europa hub mondiale della pedopornografia e della pedofilia – fu il titolo di un nostro articolo del 26 settembre 2022 in cui abbiamo ripubblicato le denunce di don Fortunato Di Noto e Meter – – e in cui ripetutamente si prova a legittimare e sdoganare a livello sociale, culturale e politico la pedocriminalità.
Di Noto (Meter): Europa hub mondiale di pedofilia e pedopornografia
In Italia, ma non solo, da tanti anni esistono lobby pedofile che sono riuscite ad influenzare così tanto la società e la politica da arrivare ad essere determinati nella formulazione di leggi o a costruire processi mediatici e in tribunale scatenando gorghi infiniti. Vittime i bambini, di cui è stata negata ogni credibilità, e le famiglie. Bimbi strappati alle madri che hanno denunciato maschi violenti e abusanti. Ma sul banco degli imputati sono finite loro. Esattamente come possono finire, grazie a “giornalisti”, politici e network di menzogne e attacchi, coloro che denunciano i veri business e le reti pedofile esistenti denunciate e documentate. Don Fortunato Di Noto nei decenni, sin dagli anni novanta (quando persino ministri della repubblica si scagliarono contro le denunce del fondatore e presidente di Meter), è stato attaccato tante volte, c’è chi ha provato a isolarlo.
Nel cuore dell’Europa ci sono stati tentativi di costituire partiti pedofili, tanti i silenzi e le omissioni, le pressioni delle lobby per modificare leggi mentre ci sono state sentenze i cui giudici estensori hanno scritto che esiste una pedopornografia di «minore entità», istituzioni dell’Unione Europea hanno legittimato piattaforme dello stupro pornografico e hanno promosso leggi più favorevoli allo stupro a pagamento. Serve chiarezza, fermezza, coraggio, un impegno cristallino e forte, denuncia con forza da decenni don Fortunato Di Noto con Meter. Ma, purtroppo, troppo spesso, accade il contrario.
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«Il nuovo trattato delle Nazioni Unite sul “Rafforzamento della cooperazione internazionale per la lotta contro determinati reati commessi mediante sistemi di tecnologie dell’informazione e della comunicazione e per la condivisione delle prove in formato elettronico di reati gravi”, predisposto ed approvato nella sua versione provvisoria dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro le droghe, il terrorismo e i crimini (UNODC), se venisse definitivamente sostenuto dalla maggioranza dei paesi all’Assemblea Generale nei prossimi mesi, aprirebbe alla pedofilia e legalizzerebbe abusi sessuali su minori – riportò La Nuova Bussola Quotidiana – Lo scorso 9 agosto, nonostante l’orgoglio mostrato nella dichiarazione dal Direttore Esecutivo dell’UNODC, l’agenzia di contrasto alla cybercriminalità, Ghada Waly, la comunità internazionale ha aperto le porte alla pedopornografia e potrebbe finire per facilitare, di conseguenza, anche il traffico di esseri umani infantili e la violenza e gli abusi sessuali giovanili in tutto il mondo».
«Le delegazioni occidentali degli Usa e dei paesi europei, Ue inclusa, hanno sostenuto l’inserimento nel testo di eccezioni per alcune forme di pornografia infantile» denunciò la testata giornalistica. «Misure che fanno il gioco delle lobby pedofile – denunciò il fondatore di Meter – bozza Onu pericolosa, troppo debole».
«Noi di Meter siamo convinti che spesso coloro che sono seduti ai tavoli di lavoro, che dovrebbero garantire sempre e comunque i diritti inviolabili dei minori, probabilmente non conoscono concretamente il problema dell’abuso sui minori e della pedopornografia che ha raggiunto anche livelli di criminalità organizzata», «La pedopornografia dovrebbe essere concretamente affrontata alla luce di elementi reali, come quelli che vengono, ahimè, raccolti ogni anno, come nel report di Meter che contiene dati documentati. Ricordo che noi inoltriamo le nostre segnalazioni alle varie forze dell’ordine, con un’ingentissima quantità di materiale pedopornografico, con bambini che vanno dai neonati a quelli in età prepubere: si tratta di pura pedofilia. Evidentemente la cosiddetta pornografia minorile esiste: è uno dei fenomeni più drammatici e, prima di pensare a convenzioni e trattati, bisogna parlare con le vittime. Solo ascoltando le vittime si comprende la gravità del problema», «L’età del consenso è il cuore delle rivendicazioni delle lobby pedofile. Basta andare in uno dei portali più importanti, visibili e accessibili, senza filtri, dove le lobby pedofile fanno di tutto per far passare questo concetto, cioè che i minori possano esprimere il consenso in maniera del tutto consapevole, in un’età anche minima, cioè anche a 8-10-12 anni, rispetto a una relazione affettiva e sessuale con un adulto. Non a caso gli adulti che sostengono questa idea si chiamano “adulti attratti da minori”. Perché i pedofili non si auto-criminalizzano. Le lobby pedofile vogliono far sì che tutti gli Stati del mondo si adeguino a un’età del consenso, fino poi a eliminare, un giorno, anche il requisito del consenso. Ma qui dovrebbero entrare in gioco il buonsenso, la psicologia, la pedagogia, una retta visione dell’uomo. Ora, le lobby pedofile fanno di tutto per far abbassare l’età del consenso e io credo che questa sia una via pericolosissima», «il possesso delle foto o dei video pedopornografici è una specie di droga, come dire: uno ha una perversione e per soddisfarla si prende la sua dose giornaliera di droga che conserva nel suo computer o cellulare. Così si dimentica che dietro quelle foto ci sono anche vittime, ci sono bambini, che già di per sé sono stati “ammazzati” psicologicamente, se non sono stati ammazzati anche fisicamente» alcune delle dichiarazioni di don Fortunato che si è soffermato anche sulla pericolosità dell’intelligenza artificiale e di quanto sia un’arma per i pedocriminali. «Non dobbiamo rilassarci nella difesa dei bambini, a dispetto di un’ideologia culturale, politica, che si sta diffondendo nel mondo, soprattutto nei Paesi occidentali» è la conclusione del fondatore e presidente di Meter.
Il 21 novembre nella Terza Commissione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite i rappresentanti dell’Unione Europea, cercando di opporsi ad un emendamento proposto dagli Stati Uniti, hanno continuato a portare avanti questa linea. Che è stata sonoramente bocciata, 68 Stati hanno votato a favore della proposta statunitense e respingendo il tentativo di indebolire gli strumenti contro la pedopornografia, linea europea che punta a consentire esplicitamente produzione, diffusione e possesso di pedopornografia virtuale, come immagini generate dall’intelligenza artificiale o sex robot, e depenalizzando il sexting anche quando coinvolge minori.





