Il «materiale pedopornografico che circola su Internet è aumentato notevolmente durante la pandemia, poiché sia i bambini che gli autori di reati sessuali su minori trascorrono più tempo e interagiscono di più online. Grazie alle tecnologie digitali, gli autori di reati sessuali su minori hanno sfruttato opportunità che prima non erano disponibili per comunicare liberamente e direttamente tra loro e con i bambini, creando comunità online in cui condividono i loro crimini. Oggi possono raggiungere i bambini tramite webcam, dispositivi connessi e chat room nei social media e nei videogiochi, rimanendo anonimi grazie a tecnologie come il cloud computing, il dark web, la crittografia end-to-end e lo streaming».
Era il 23 novembre dell’anno scorso quando sul sito del Parlamento Europeo sono state pubblicate queste frasi. Un post inequivocabile già dal titolo «Frenare l’ondata di abusi sui minori online: il duplice ruolo della tecnologia digitale nel combatterne e facilitarne la proliferazione».
In questi mesi si sono succeduti tanti allarmi e dossier su quanto il confinamento sociale pandemico ha favorito l’esplosione della pedocriminalità, numeri in vertiginoso aumento che già da soli dovrebbero angosciare. Dietro ogni numero c’è un’umanità indifesa violata, ci sono milioni di bambini abusati, violentati, segnati per sempre, a volte anche uccisi. L’angoscia e l’indignazione dovrebbero strapparci il cuore, lacerarci l’anima, imporsi come massima priorità sociale, culturale, politica.
Un impegno «forte e concreto» che non sia «solo voce flebile» contro gli abusi sessuali sui minori, «un omicidio psicologico e a volte, tante volte, una eliminazione definitiva dell’infanzia mai vissuta» è stato l’appello in quei giorni – dopo una presa di posizione del Consiglio d’Europa sulla protezione dei bambini contro lo sfruttamento sessuale – di don Fortunato Di Noto e dell’associazione Meter. https://www.wordnews.it/minori-e-abusi-sessuali-impegno-forte-e-concreto-e-non-solo-voce-flebile
Davanti a frasi come quelle che si riportano all’inizio di quest’articolo ci si sarebbero aspettate decisioni forti e drastiche da parte del Parlamento Europeo, una svolta netta dopo troppi anni in cui si è taciuto, minimizzato, girato la testa dall’altro lato di fronte all’abisso delle pedocriminalità. Così invece, a quanto pare, non è stato. In quegli stessi giorni Telefono Azzurro, durante un dibattito online in occasione della Giornata Europea per la protezione dei minori contro gli abusi sessuali, ha lanciato un forte denuncia su un rischio che stava arrivando dal cuore delle stesse istituzioni europee: con «l’entrata in vigore del Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche – scrisse – i servizi di comunicazione online dovranno rispettare regole di riservatezza più stringenti e di conseguenza le segnalazioni volontarie di CSAM (“child sexual abuse material”) saranno vietate». Il diritto alla privacy ostacolo alla lotta contro la pedopornografia online, la tutela dell’individuo nella sua riservatezza personale posto al primo posto o comunque nettamente prioritaria.
Un accordo è stato trovato nell’aprile scorso tra il diritto alla privacy e la repressione delle pedocriminalità, approvato l’altro giorno dal Parlamento Europeo. «Norme temporanee che permettono ai fornitori di servizi web di continuare a contrastare, su base volontaria, la presenza di materiale pedopornografico online» viene definito dallo stesso Parlamento Europeo. Temporaneo perché è previsto rimanga in vigore tre anni e si basa su una deroga «all'articolo 5, paragrafo 1, e all'articolo 6, paragrafo 1 della direttiva 2002/58/EC, che tutela la riservatezza delle comunicazioni e dei dati relativi al traffico online».
Quali sono i perni, normativi ed economici, di questo compromesso appaiono lampanti spontaneamente. La stessa relatrice del provvedimento, la tedesca Birgit Sippel, dopo la votazione ha sottolineato che si è giunti ad un «compromesso tra l'individuazione degli abusi online e la protezione della privacy degli utenti» che non è «perfetto».
«Un’inaccettabile compromesso, debole, opaco e non perfetto – lo ha definito don Fortunato Di Noto – che non rispetta la tutela dei minori». Il fondatore di Meter ha sottolineato l’assoluta necessità di inserire l'obbligatorietà (non solo della rimozione del materiale pedopornografico, non si dimentichi che sono già bambini abusati e senza giustizia!!) e non su base volontaria per i Server Provider e la totale e assoluta collaborazione per fornire tutti gli elementi di individuazione dei soggetti che trafficano, adescano e promuovano la ideologia pedofila come giustificazione e normalizzazione». Questa nuova normativa temporanea «non tiene conto della gravità della piaga della pedofilia» ed è inquietante che i server provider potranno (su base volontaria e senza nessun obbligo di legge) «nel rispetto della privacy degli utenti fornire gli elementi di individuazione» la denuncia del prelato da 30 anni in prima linea contro la pedofilia e la pedopornografia.
Il compromesso approvato dal Parlamento Europeo «lede il diritto inviolabile dei minori, già abusati (le foto e i video ne sono la comprovata dimostrazione)» sintetizza la nota dell’associazione Meter che definisce quanto votato debole, opaco, non chiaro e non audace a difesa dei più piccoli tra i piccoli dalle piaghe pedocriminali.
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2021-07-08 18:17:56
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