Il dottore Attilio Manca è stato ammazzato dalla mafia: e questo lo vogliamo gridare e ne siamo convinti, anche se c’è stata una archiviazione sul caso come morte per overdose. Nella sentenza dei giudici di Viterbo si legge: “morte per inoculazione di sostanze stupefacenti".
Oggi 11 febbraio sono 16 anni dal ritrovamento del corpo del medico siciliano pieno di lividi, ecchimosi, con il naso deviato, un cadavere riverso sul letto nella sua casa di Viterbo. Con due fori sul polso sinistro e una siringa accanto al corpo sulla quale non è stata trovata alcuna impronta digitale del medico siciliano. Attilio Manca era un giovane uomo, un professionista brillante, un eccellente urologo, nonostante la giovane età, tanto capace e famoso per il suo sistema all’avanguardia nell’operazione del tumore alla prostata, da essere scelto come suo medico dal boss dei boss Bernardo Provenzano per curarsi dalla malattia che lo aveva colpito. O almeno questa idea se la sono fatta i suoi famigliari, i legali e a questo noi crediamo, per i tanti episodi, per i fatti gravi accaduti in questi anni, le ricostruzioni, le testimonianze. Non accolti sinora dal tribunale competente. Ed è così che in un ospedale di Marsiglia, in Francia, il destino di Attilio Manca verrà segnato per sempre: probabilmente per aver riconosciuto il boss Provenzano, latitante da decenni, nel suo “eccellente paziente” .
Una vicenda assurda, piena di interrogativi, di depistaggi, zone d'ombra, ma anche estremamente chiara se si analizza nel complesso la storia, di cui parlano i testimoni, la stessa vita di Attilio e ben cinque collaboratori di giustizia. Assistiti dagli avvocati Repici e Ingroia, i familiari di Attilio non hanno mai creduto, come tutti noi, alla teoria della morte per assunzione volontaria di stupefacenti e sono certi che, anche se ci vorrà tempo, si arriverà alla verità.
Oggi, nel sedicesimo anno dalla morte, ne abbiamo parlato con la mamma, la signora Angela Manca che con la sua famiglia porta avanti la battaglia per dare giustizia e verità al figlio.
Signora Angela, chi era Attilio?
«Un ragazzo per bene, sensibile e intelligente con enormi doti umane e professionali. Un figlio affettuosissimo e solare. Anche nei momenti più difficili, quando entrava in casa nostra, con il suo sorriso e quegli occhi buoni riusciva a riportare la luce. Protettivo verso noi genitori, un medico eccezionale che conosceva bene gli effetti delle droghe e che mai ne avrebbe fatto uso».
Oltre alla perdita di un figlio, cosa è più doloroso un questa vicenda?
«Il fango, la menzogna, le inesattezze, la volontà di depistare le indagini, pensare che un omicidio voglia essere passato come morte per overdose. La nostra vita sconvolta dalla morte di un figlio e dalla violenza dei fatti. La mafia che fino a quel momento era per la nostra famiglia una entità astratta e lontana, si è fatta il vortice nel quale siamo stati risucchiati».
A che punto solo le indagini?
«Tutto fermo, caso chiuso fino a nuovi elementi. Chiediamo da anni la riesumazione del cadavere di Attilio che, se pur dolorosissimo, potrebbe portare ad una svolta perché come confermato da medici e specialisti, anche dopo tantissimo tempo un cadavere “può ancora parlare” e dirci tanto».
Signora Angela, cosa vi dà la forza di andare avanti?
«L' amore per Attilio, la volontà di rendergli la giustizia e la verità che merita. La vicinanza dei cittadini onesti, dei nostri legali, dei tanti magistrati che fanno seriamente il proprio mestiere e che, purtroppo , non abbiamo sempre incontrato in questo difficile percorso. La forza ci viene data dai tantissimi giovani che incontriamo nelle scuole dove andiamo a parlare di Attilio e di una mafia che è anche Stato. È tutto molto difficile e tanto è il buio, ma anche molti i motivi di speranza che ci spingono ad andare avanti».
Questo ce lo dice la mamma di Attilio, con tanta dolcezza nella voce, tanto dolore mai sopito ma anche con quella determinazione che hanno le persone spinte dalla consapevolezza di avere la verità in pugno. Anche oggi ci sarà un incontro pubblico a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) dove vive la famiglia Manca, per ricordare Attilio nel giorno del suo omicidio. Il suo nome è stato inserito nell’elenco delle vittime di mafia da don Luigi Ciotti, che per primo si è schierato con la famiglia Manca in questo percorso lungo e doloroso. Perché Attilio ha quasi certamente operato il boss mafioso Provenzano che fra i tanti medici ha scelto il migliore dei medici. E chi può “scegliere", pensiamo, non avrebbe mai rischiato di farsi operare da un tossicodipendente rischiando in prima persona. Un “drogato” del quale chiese informazioni, al momento in cui si diffuse la notizia dello strano ritrovamento del cadavere a Viterbo, addirittura il Presidente della Repubblica di allora Giorgio Napolitano. Un soggetto mancino, come è stato chiaramente dimostrato, che si sarebbe iniettato droga e tranquillanti con la mano destra. Un esame autoptico eseguito frettolosamente e che lascia enormi perplessità, come è dimostrato da più parti. Queste sono solo alcune delle tante cose che non ci convincono. Per la sua famiglia, per gli avvocati che pretendono chiarezza, per noi che vogliamo far conoscere a sempre più persone il caso, Attilio Manca è stato ammazzato dalla mafia in un quadro in cui non mancano quelle collusioni e quelle trattative con una parte dello Stato che altre e ben più note stragi stanno portando alla luce.
Attilio è figlio e fratello di tutti noi che chiediamo luce e verità per lui, per il suo nome e per il paese intero. Per questo resteremo accanto alla famiglia Manca fino a quando questa assurda ed surreale storia non troverà il finale che merita.
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2020-02-11 19:25:03
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