In una foto apparsa in questi giorni, quella che ritrae un bambino che dorme su un cartone
abbracciato al suo cane (siamo nelle Filippine), si può leggere tutta l’indifferenza e la malvagia
arroganza di questo mondo che permette che ciò accada.
Uno scatto che è difficile commentare, anzi che non può essere commentato senza cadere nella retorica, ma qualcosa va detto e questo qualcosa parla il linguaggio della tenerezza pur nell’abbandono e nella solitudine.
L’abbraccio suggella un patto di amicizia, braccia e zampe si intrecciano, il viso e il muso si toccano e in tanta desolazione parlano l’alfabeto dell’amore che nasce tra creature derelitte, le ultime del mondo.
A queste brevi considerazioni aggiungo le parole del filosofo tedesco Max Horkheimer quando
scrive, riferendosi alla stratigrafia delle classi sociali: «Questo edificio la cui cantina è un mattatoio
e il cui tetto è una cattedrale, dalle finestre dei piani superiori assicura effettivamente una bella
vista sul cielo stellato» (da: "Il grattacielo, in Crepuscolo", Appunti presi in Germania, 1926/1931,
Einaudi).
Ebbene come dice Angela Borghesi nel saggio Dio nelle ciliege, nella nota al libro "Le
piccole persone", Anna Maria Ortese, Adelphi «Di fronte a quel cielo gli abitanti dei piani supremi
del grattacielo sociale non provano vertigine, né pena alcuna per il sangue degli ultimi».
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2020-05-16 13:06:42
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