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La sospensione del diritto allo studio

by Redazione Web
26 Maggio 2020
in L'Opinione
Reading Time: 6 mins read
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Era il 2 aprile quando il dottor Carlo Palermo, durante una conferenza in diretta facebook, in pieno
confinamento pandemico della popolazione italiana, denunciava la violazione assai pericolosa della nostra Carta Costituzionale da parte del Governo.

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Andiamo a capire perché lo disse. La dichiarazione dello stato di emergenza, “in conseguenza del rischio sanitario” a causa del diffondersi del coronavirus, è avvenuta con una delibera del Consiglio dei Ministri datata 31 gennaio 2020. La nostra Costituzione prevede però solo lo “stato di guerra” e, come si evince dall’art. 78, esso va deliberato dal Parlamento nonché dichiarato dal Presidente della Repubblica. Dunque la Costituzione disconosce lo stato di emergenza e per introdurlo nell’Ordinamento, la delibera del Consiglio dei Ministri ha dovuto far riferimento ad una legge ordinaria, al Codice della Protezione Civile, agli articoli 7 e 24 del D. Lgs. 2/1/2018 n. 1.

Il problema qual è? E’ che questa legge, non solo non richiama il caso di pandemia, ma non autorizza
nessun governo a restringere o a interrompere le libertà costituzionali, come è stato fatto. Pertanto l’organo esecutivo ha sostenuto le sue delibere restrittive appellandosi alle disposizioni dell’OMS per giustificare lo stato di emergenza, che è stato dichiarato senza passare al vaglio della discussione in Parlamento e in un inquietante vuoto costituzionale. Il tempo non ci sarebbe stato? Beh, da fine gennaio al momento in cui si sono registrati i primi casi di contagio, il tempo ci sarebbe stato eccome, in realtà, per porre la discussione in Parlamento.

Il dottor Palermo, ex giudice, vittima di uno dei più strazianti attentati che siano stati perpetrati da centri di gestione del potere, attivi nei traffici internazionali di armi e droga a livello planetario e nazionale, in quella
conferenza del 2 aprile (anniversario della strage di Pizzolungo in cui rimase illeso, ma morirono la signora Asta e i suoi due figlioletti di 6 anni) a questo proposito lanciò un appello, giustamente, al Capo dello Stato Mattarella perché sanasse questa pericolosissima anomalia. Le restrizioni delle libertà fondamentali (comprese la libertà di circolazione, la libertà di riunione, il diritto di professare la propria fede religiosa nei luoghi di culto, il diritto allo studio, la libertà di iniziativa economica, in alcuni casi la libertà di espressione del pensiero e la libertà personale e i diritti inalienabili della persona di cui all’Art. 2) attuate dal Governo centrale e dagli enti locali rappresentano un pericoloso precedente per lo Stato di diritto, una prerogativa cioè vietata dalla nostra Costituzione, ma che può essere da qui in poi facilmente bypassata: quella dei cosiddetti “pieni poteri”.

I cittadini italiani hanno accettato questa deroga in virtù di un “intesa” in cui il governo si impegnava nella
fase 1 a fare di tutto per proteggere i sani e curare i contagiati, producendo e distribuendo presidi di protezione in primo luogo al personale sanitario e in secondo luogo a tutta la popolazione.
Questo è realmente accaduto? Gli alti numeri dei deceduti e dei contagiati tra medici, infermieri e operatori
del 118 ci dicono che non è accaduto assolutamente. Sono mancati, anche per carenza di interventi
regionali, tamponi, guanti, mascherine e disinfettanti. Sui tamponi e sui test sierologici si sono presi
provvedimenti tardivi e disordinati. Si registrano numerosi casi in cui il tampone non è stato effettuato, pur
in presenza di sintomi evidenti e di familiari contagiati o deceduti per il virus; lo stesso dicasi per la
famigerata gestione delle RSA, un eccidio senza fine.
E potremo continuare oltre. Ma non è il nostro obbiettivo.

Ci preme avvertire che le conferenze del dottor Palermo si sono susseguite anche il 2 e il 24
maggio, toccando aspetti importantissimi che non riguardano solo l’emergenza virus, ma sono una
ricostruzione storica approfondita di gravi fatti, connessi tra di loro e dello loro cause. Vi è un filo
conduttore unico dietro le stragi in Italia, alle quali si aggiunge anche quella che Palermo chiama “l’ultima
strage”, ovvero quella appunto dei medici impegnati a combattere il coronavirus.
Mi riprometto di scrivere altri articoli sui tanti essenziali temi trattati dal dottore Palermo. Ma ve n’è uno
che mi sta particolarmente a cuore. Quello della sospensione del diritto allo studio.

In questi mesi, da docente di liceo, ho potuto sperimentare lo scoramento dei miei alunni, scoramento
determinato dal fatto di non poter incontrare i propri compagni, di non poter condividere l’apprendimento
in un vissuto insieme e in presenza, con tutto il carico di empatia di sguardi, di complicità, di comprensione
e incomprensione, che implica lo stare in una classe. La didattica a distanza, surrogato debole di
insegnamento, per essi è stata “una rappresentazione teatrale” della scuola, non la Scuola. E che dire di
quegli allievi a rischio della “Scuola di vita e orchestra Falcone Borsellino”, della fondazione “La città
invisibile” da me presieduta, che per lo più poveri e disagiati, hanno perso in questa situazione ogni
possibilità di evadere da condizioni di estrema difficoltà, talvolta di violenza, persino di grave indigenza.

Questi ragazzini e ragazzine, di cui a volte abbiamo perso le tracce o che in alcuni casi sono scappati di casa, sono l’atto di accusa più fondato, serio a mio avviso alla delibere del Governo, che non tengono conto di questa realtà.

Non si tiene conto del fatto sostanziale che ad esempio certe attività, come studiare musica in orchestra sono vitali perché incidono sullo stato psicologico della persona in crescita. Andavano previste e consentite quindi azioni che pur contemplando il distanziamento, non finissero per generare l’isolamento.
Da ieri è prevista l’apertura di piscine e palestre, ma resteranno chiuse scuole e università.

In Sicilia, poi registriamo il paradosso: le università restano chiuse e le discoteche verranno aperte dall’8
giugno. L’Ordinanza di Musumeci ha scatenato giustamente le proteste degli studenti sui social. Com’è
possibile – si sono chiesti gli studenti – pensare di aprire al pubblico teatri, cinema e persino le discoteche e
continuare a tenere chiuse le università? Almeno per quanto riguarda gli esami e le lauree si dovrebbero
consentire in presenza, con le dovute precauzioni.

Capitolo importante è la questione della valutazione. Il ministero infatti ha emanato direttive a riguardo che
impongono ai docenti formulare una valutazione della preparazione dei singoli allievi. Ma dimentica che la
DAD non consente una valutazione adeguata dei livelli raggiunti dagli studenti, poiché non solo non è
accertabile a distanza, ma soprattutto perché non sarebbe onesta.

Secondo l’Unicobas Scuola & Università “gli studenti, in questo anno scolastico sventurato, vanno promossi tutti”. Le ragioni sono giustissime e nessun pedagogo potrebbe smentirle: “L’unica funzione che la didattica a distanza può autonomamente e volontaristicamente svolgere in questo momento emergenziale è la motivazione degli allievi allo studio autonomo, lo stimolo alla scoperta del proprio desiderio di conoscere e del piacere di comprendere, il mantenimento del legame con la Scuola e col proprio percorso di crescita individuale: la continuità pedagogica. … Si promuovano quest’anno — e solo quest’anno — tutti gli alunni, e si torni finalmente da settembre ad una prassi valutativa seria, che valuti le conoscenze e la capacità di utilizzarle in vista di una cittadinanza consapevole, utile a tutta la collettività nazionale”.

In questi giorni Governo e opposizione litigano se inserire o meno in organico 40.000 docenti precari. Si
parla di concorsi pubblici, che, nella mia esperienza risultano preda di segreterie politiche interessate a
creare consenso in cambio di un posto (pilotato) di lavoro. E mentre i docenti precari restano appesi a
promesse e ipotesi di riaperture scaglionate, risuona l’allarme del dottor Palermo ogg
i: l’assunzione della task force scelta da Conte per la Fase 2 non ha richiesto un “concorso pubblico”, ma in compenso Colao
pretende l’immunità per tutte le azioni compiute nell’esercizio del mandato conferito dal Governo.

p.s.: ieri il governo ha deciso che a settembre gli aspiranti docenti dovranno fare un concorso basato su un tema. La mia domanda è perché a settembre? Sarebbe già tardissimo. Poiché vi sono tempi burocratici che se tutto va bene consentiranno ai nuovi docenti l'ingresso a scuola in gennaio. Non riusciranno a far fronte alla necessità di turnazione e quindi i bambini e i ragazzi saranno costretti ancora al sistema Dad, suddivisi in gruppi.

E che dire della motivazione addotta dalla ministra per cui saranno inseriti docenti secondo il merito? Perché la pletora di precari che stanno insegnando ora non ha meriti?
Si conferma il mio sospetto. Ovvero che il concorso sia per alcune segreterie politiche un modo per acquisire voti? Sarebbe stato più semplice assumere in base alle graduatorie i precari. E li avremmo avuti in classe già dal primo giorno di scuola, con la turnazione mattina-pomeriggio senza Dad.

Comunque parlo contro i miei stessi interessi. Poiché non rientro nella categoria dei precari con ampio punteggio. Ma penso che sia un problema per gli studenti.

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2020-05-26 16:08:27

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