La scena politica abruzzese del mese scorso è stata segnata da una nuova inchiesta della Procura di Pescara che ha coinvolto personaggi di peso: nel mirino degli inquirenti è finita la gestione degli eventi pubblici durante la scorsa amministrazione comunale di centrosinistra coinvolgendo, oltre gli imprenditori Summa e Cipolla, gli ex assessori del Partito Democratico Giacomo Cuzzi e Moreno Di Pietrantonio e Simona Di Carlo.
Pesanti le accuse avanzate dagli inquirenti: «corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e finanziamento elettorale illecito a politici e candidati».
«Agli indagati – leggiamo nel comunicato stampa della Procura successiva all’operazione – sono stati contestati numerosi episodi di corruzione, finanziamento illecito a politici e candidati e turbativa d’asta. Le indagini hanno preso il via nel 2018, a seguito di alcune segnalazioni giunte alla Guardia di Finanza circa presunte illiceità nell’assegnazione dell’organizzazione dei cd. “grandi eventi”, per i quali la città di Pescara risultava fra le prime d’Italia. Le indagini svolte, durate circa due anni e non ancora concluse, hanno permesso di accertare che, in effetti, tutti i “grandi eventi” assegnati nel quinquiennio 2014/2019 erano stati appannaggio di un unico imprenditore e che la scelta dei cantanti era di fatto conseguenza di accordi fra l’imprenditore proponente e l’Assessore pro tempore ai grandi eventi, bypassando ogni procedura di selezione stabilita dalla legge e, in particolare, dal Codice degli Appalti. Nel corso del quinquiennio sono state accertati fatti di corruzione e turbativa d’asta con riferimento a 21 concerti tenutisi a Pescara per un importo di circa 1,2 milioni di euro. A fronte di tali assegnazioni di favore, l’imprenditore elargiva denaro ed altre utilità (stampa di manifesti, organizzazione di eventi politici con spettacolo presso discoteche, utilizzo di autovetture per la campagna elettorale, cene elettorali) all’Assessore in occasione delle campagne elettorali tenutesi nel febbraio 2019 (elezioni regionali) e nel maggio 2019 (elezioni comunali di Pescara).
Nel corso delle indagini emergevano ulteriori condotte corruttive poste in essere da un altro imprenditore per l’illecita assegnazione di 200.000 euro circa di fondi comunali in relazioni ad attività progettuali volte alla promozione turistica della città di Pescara, concentrate principalmente nel periodo natalizio. Anche in questo caso, emergevano dazioni di denaro ed altre utilità nei confronti dei tre politici coinvolti in occasione delle campagne elettorali cui hanno partecipato. Ulteriormente, emergeva che un concorso presso la ASL di Pescara veniva “pilotato” da un Dirigente della stessa ASL (anch’egli politico) per permettere ad un ex Assessore del Comune di Pescara di ottenere il conferimento di un incarico di collaboratore amministrativo a tempo determinato, per la durata di tre anni». Al termine della conferenza stampa condotta il 9 luglio dal procuratore Massimiliano Serpi e dal Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Pescara Vincenzo Grisorio è stato reso noto che «i Finanzieri hanno proceduto al sequestro di beni per circa 15.000 euro ed alla notifica a 4 società della misura interdittiva di contrarre con la P.A. per un anno».
Le evoluzioni della vicenda e alcuni pesanti precedenti
Nel momento in cui scriviamo, la vicenda è ancora in evoluzione e, dopo gli arresti domiciliari disposti quasi un mese fa, gli esponenti politici e gli imprenditori coinvolti sono tornati in libertà. Il tribunale del riesame aquilano ha disposto infatti per Cuzzi il divieto di dimora a Pescara, per Summa e Cipolla il divieto di organizzare spettacoli ed eventi con enti pubblici per 12 mesi e la sospensione dall’esercizio dell’attività alle dipendenze della Asl per Moreno Di Pietrantonio e Simona Di Carlo.
Sono passati tredici anni dalla torrida estate 2007, quando l’inchiesta Sanitopoli portò all’arresto dell’allora presidente della Regione Ottaviano Del Turco; al termine dello stesso anno un altro ciclone giudiziario coinvolse l’allora sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso. Il 3 dicembre 2016 la Corte di Cassazione annullò, con rinvio in appello, la condanna di Del Turco per «associazione a delinquere» (accusa dalla quale fu assolto il 27 settembre dell'anno successivo dalla Corte d'Appello di Perugia) confermando invece la condanna per «induzione indebita»; la vicenda giudiziaria si è definitivamente conclusa in Cassazione nell'ottobre 2018 con la conferma della condanna per «induzione indebita». L'11 febbraio 2013 per D'Alfonso arrivò l'assoluzione «per non aver commesso il fatto» e la decadenza dei 25 capi d'accusa che furono contestati dalla procura pescarese allora diretta da Nicola Trifuoggi.
Mancano invece 14 mesi al trentesimo anniversario dell’assassinio dell’avvocato pescarese Fabrizio Fabrizi. Nel momento in cui gli inquirenti entrarono nel suo studio partì il più grande terremoto giudiziario della storia politica abruzzese: le inchieste su centri commerciali, una società di trasporti frentana e l’allora nascente discarica del vastese spazzarono via in pochi mesi il regno politico della Democrazia Cristiana di Remo Gaspari a partire dalla giunta regionale dell’epoca e da quelle comunale di Pescara e Chieti. Queste sono solo alcune delle principali inchieste giudiziarie di questi lustri, che hanno coinvolto quasi tutte le amministrazioni regionali che si sono succedute: per esempio Montesilvano, esponenti dell’ultima (prima dell’attuale) di centro destra, il post terremoto aquilano, quello che è stato definito il «partito dell’acqua» pescarese e tanti altri esponenti politici di vari territori di quasi ogni fazione politica.
Le reazioni di Movimento 5 Stelle, Rifondazione e Azione Civile
L’inchiesta sugli eventi pubblici pescaresi è ancora ben lontana da una sua conclusione, ad oggi non si ha certezza degli sbocchi giudiziari e non sappiamo neanche se verrà celebrato un processo, ma, a partire dalle intercettazioni rese pubbliche, c'è un senso di amarezza e sgomento nella cittadinanza e in chi segue le vicende pubbliche della regione, suscitando conclusioni che vanno oltre i tribunali e le carte delle Procure.
La capogruppo del Movimento 5 Stelle nel consiglio comunale pescarese Erika Alessandrini ha sottolineato che «durante la scorsa consiliatura attaccavamo l’allora maggioranza di centrosinistra per denunciare i costi esorbitanti di eventi e manifestazioni, che oggi anche la Procura mette al centro delle sue valutazioni. Quello che a noi rimane è il giudizio politico di una gestione scriteriata della cosa pubblica, che oggi si abbatte sull’intero vertice del PD pescarese, coinvolgendo il capogruppo in Consiglio Comunale, Giacomo Cuzzi, e il segretario cittadino Moreno Di Pietrantonio». Contro la stessa Alessandrini, ricordano i consiglieri comunali 5 Stelle Sola, Lettere e Di Renzo, durante un consiglio comunale nel dicembre scorso in cui la stessa citò la notizia dell’indagine in corso «si alzò un coro di insulti e invettive nei suoi confronti da parte di un centrosinistra evidentemente incapace di ascoltare parole di verità, e con un centrodestra compiacente che in quel momento, invece di sostenere chi parlava di realtà e fatti di cronaca, si alzava e usciva dall’aula mostrando solidarietà a chi oggi è agli arresti domiciliari».
«I fatti cambiano ogni giorno, chi comanda è sempre quello. L’autorità è sempre quella”. “E le gerarchie?” chiese il forestiero. Ma allora noi non sapevamo che cosa significasse la strana parola. Il cittadino dovette ripetercela varie volte con altri termini. E Michele pazientemente gli spiegò la nostra idea: “In capo a tutti c’è Dio, padrone del Cielo. Questo ognuno lo sa. Poi viene il principe Torlonia, padrone della terra. Poi vengono le guardie del principe. Poi vengono i cani delle guardie del principe. Poi, nulla. Poi, ancora nulla. Poi, ancora nulla. Poi vengono i cafoni. E si può dire ch’è finito”. “Ma le autorità dove le metti?” chiese ancora più irritato il forestiero. “Le autorità” intervenne a spiegare Ponzio Pilato “si dividono tra il terzo e il quarto posto. Secondo la paga. Il quarto posto (quello dei cani) è immenso». Così Ignazio Silone descrisse Fontamara nel 1933.
Sono passati ormai ottant’anni ma la situazione sociale, economica e politica abruzzese appare immutata: senza amici ed entrature, senza conoscenze e spintarelle, senza favori e vicinanze al potente del momento non si lavora e non si "canta messa". Remo Gaspari si auto-proclamò in una vecchia intervista a Il Messaggero «re delle clientele»: si racconta che nelle stanze ministeriali furono recuperati chilometri e chilometri di lettere di raccomandazione da lui personalmente scritte.
La storia d’Abruzzo è stata scritta e forgiata per decenni dagli infiniti pellegrinaggi nella sua Gissi, negli stabilimenti balneari di Vasto e Casalbordino o direttamente nelle stanze del potere romano di chi cercava un lavoro, voleva aprire un’attività economica o qualsiasi altro favore. Consegnato al passato il suo regno la situazione appare sempre la stessa: le conoscenze e le amicizie aprono porte, permettono di risolvere pratiche burocratiche di ogni tipo, ottenere sussidi pubblici e lavori e solo chi è apprezzato da qualcuno lavora con e nelle pubbliche amministrazioni.
Molte inchieste giudiziarie si sono negli anni ridimensionate o addirittura sono state cancellate: l’ultima non sappiamo quale destino avrà e cosa potrebbe accadere. Ma tutto questo appare la quotidianità: la conduzione di quella che Azione Civile – il movimento politico fondato dall’ex pm e oggi avvocato antimafia Antonio Ingroia – ha definito «res privata».
«Dirsi garantisti non può significare non esprimere un giudizio politico sulle condotte accertate dai magistrati. E non si possono non ritenere assai gravi i fatti emersi. Fanno parte di un malcostume, di un clientelismo e di una corruzione sistemica che denunciamo da anni e che in Abruzzo ci hanno visto spesso scontrarci col Pd – ha commentato l’inchiesta sugli eventi pescaresi il segretario nazionale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo, ex parlamentare, consigliere regionale e comunale pescarese – I comportamenti emersi rientrano in una normalità quasi banale. Non riguardano in questo caso grandi appalti o l'edilizia, ma una propensione all'uso privatistico della pubblica amministrazione e delle sue risorse per favorire la propria camarilla o il proprio clan. Un'abitudine all'occupazione della cosa pubblica che è intollerabile».
Durissimo l’affondo di Azione Civile sull’inchiesta pescarese e su altre vicende abruzzesi di questi mesi: «il panorama politico di queste settimane fa cadere le braccia, sconsola e fa capire che il futuro non sarà diverso dal passato, che non si è usciti (se si è usciti) migliori ma sempre gli stessi – scrive in un comunicato il gruppo abruzzese del movimento – Segreterie di partito (come vediamo ad Avezzano e Chieti) e capibastone considerano le elezioni come un risiko dove incasellare i propri uomini in stile battaglia navale. Inchieste della magistratura (vedi Pescara) dove – al di là del rispetto della Costituzione che prevede la presunzione d’innocenza fino a condanna definitiva e considerando che, ad oggi, non è neanche sicuro che ci sarà mai un processo – cadono le braccia nel vedere ancora una volta in azione gli stessi medesimi meccanismi politici. L’anno scorso, davanti alle notizie nazionali (cadute nel silenzio assoluto qui, siamo stati quasi gli unici a prendere posizione) sui finanziamenti a fondazioni di area renziana dell’imprenditore abruzzese Toto (su cui mai nessuna procura ha sollevato finora alcun rilievo, lo sottolineiamo per amor di verità e chiarezza) abbiamo diverse volte ribadito che dovrebbero far riflettere e indignare le strette contiguità e permeabilità delle sfere d’interesse tra chi dovrebbe garantire il bene pubblico e potentati economici privati. Che rispondono a tutt’altro interesse, ovvero quello dell’utilità privata, e quindi non dovrebbero minimamente intrecciarsi con chi ha responsabilità di governo e amministrazione pubblica.
Sono considerazioni che, con le dovute modifiche, possono valere persino per il “sistema Palamara” (dove è stato citato e tirato in ballo l’ex sottosegretario di governo, ex vice presidente del Csm e oggi commissario per la ricostruzione post terremoto, tra i tanti incarichi della sua pluridecennale carriera politica, Legnini), per le ultime notizie che vengono da Pescara o per la situazione autostradale – tornata d’attualità in maniera disastrosa in queste settimane – sia sulla costa che sul massiccio del Gran Sasso».
«Basta con le cordate e le elezioni considerate campi di battaglia tra signori di “pacchetti di voti”, basta con un Abruzzo ancora ancorato alla subcultura del “re delle raccomandazioni”, ostaggio della mentalità degli “amici, amici di amici e amici degli amici degli amici”, dei favori, del clientelismo e del “s’aggiusta tutto” – conclude Azione Civile – Basta opacità, basta dami (come l’ex presidente della Regione Abruzzo, ex sindaco di Pescara ed ex presidente della stessa provincia, oggi senatore PD D’Alfonso si definì di Toto) e basta rapporti troppo stretti tra interessi economici privati e (più o meno presunti) rappresentanti della cittadinanza tutta».
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2020-08-06 09:00:29
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