COLLE DELLE PIANE
Testimonianze certe dell’esistenza di un insediamento a San Giacomo risalgono alla fine del XIII sec quando il territorio fu annesso a quello di Termoli durante il Regno di Sicilia. Le fonti parlano di un casale che in epoca medievale era un agglomerato abitativo composto da alcuni fuochi (ovvero famiglie), con un economia mista agro-pastorale ed artigianale che garantivano così la sussistenza del casale stesso. Una leggenda diffusa vuole che inizialmente il piccolo paesino si trovasse sul colle delle piane. Allo stato attuale delle ricerche ed evidenze archeologiche non si può avallare questa ipotesi perché non si riscontra materiale di epoca medievale (come ad esempio la ceramica) ma solo materiale di epoca precedente, ovvero romana, connesso con la presenza della villa rustica situata proprio qui sulle piane.
(Insieme al materiale più antico avremmo dovuto osservare anche quello più recente ed in quantità sufficiente da far pensare alla presenza di più abitazioni visto che le fonti parlano di casale. Inoltre il violento terremoto del 1456 avrebbe dovuto obliterare le abitazioni medievali permettendoci di osservare, in seguito alle moderne arature, il materiale dell’epoca che invece manca.)
L’ipotesi più plausibile, in mancanza di ulteriori approfondimenti storici-archeologici, è che il casale di San Giacomo sorgesse dov’è tuttora l’abitato moderno.
PALAZZO BARONALE
Il 5 dicembre del 1456 secondo le “cronache di Sant'Antonino di Firenze” vi fu un violento terremoto che colpì il centro-sud Italia distruggendo anche il piccolo casale di San Giacomo. Si narra che solo poche famiglie si salvarono e chiesero aiuto al vescovo di Termoli Duccio che all’epoca era anche Barone di San Giacomo. Possedeva molti terreni e il palazzo baronale, e permise ai terremotati di stabilirsi al suo interno ma più in generale di abitare le sue terre, coltivare ed allevare animali, segnando così l’inizio dell’insediamento attuale.
GROTTE
Curiosa caratteristica del nostro paese è che alcune famiglie non trovando alloggio nel palazzo baronale decisero di scavare quattro grotte, una per ogni fuoco, dove vissero per alcuni anni con le loro famiglie. Le grotte scavate nell’arenaria erano più profonde ed alte rispetto a come sono ora perché con il passare dei secoli e di vari terremoti alcune parti delle volte hanno ceduto.
BELVEDERE
Il vescovo di Termoli, Tommaso Giannelli, nel suo libro le “Memorie” ci ricorda che intorno al 1500 arrivarono profughi dalla regione della Slavonia (o Schiavonia) in Croazia, fuggivano dalle razzie turche. L’appellativo “degli Schiavoni” deriva chiaramente dalla provenienza dei croati e fu ufficializzato per la prima volta il 4 febbraio 1864, quando in seguito all’unità d’Italia si fece un censimento di tutti i paesi esistenti a venne individuato San Giacomo degli Schiavoni.
I croati si stabilirono insieme ai terremotati, cominciarono a costruire le prime case, furono abbandonate le grotte utilizzate solo dai contadini come ricovero per gli animali. La chiesa del SS. Rosario venne presa in custodia dagli abitanti, restaurata ed ampliata, forse prima era una semplice cappella. I croati persero quasi subito la loro lingua per abbracciare l’italiano volgare, ecco perché a San Giacomo non abbiamo testimonianze linguistiche del croato come invece si è conservato in alcuni paesi molisani.
FONTE
I primi abitanti per soddisfare il bisogno d’acqua scavarono un pozzo detto “pozzo cavallo”, ma quando il fabbisogno aumento con la crescita demografica sentirono l’esigenza di costruire la fonte. Situata nei pressi delle grotte sotto il pianoro urbanizzato, è una costruzione in stile romanico a quattro arcate e una grande vasca di raccolta. Al centro, incassata su una pietra arenaria è stato inciso I.M.I.S.G. 1751. Si scioglie in Iesus Maria Iosef San Giacomo e l’anno di costruzione, il riferimento alla sacra famiglia è una sorta di invocazione a una benedizione dell’acqua e protezione della fonte.
L’afflusso di persone e animali alla fonte era notevole, chi veniva per prelevare acqua per uso domestico, chi a lavare i panni, chi faceva abbeverare gli animali dopo il lavoro in campagna; e a testimoniare l’intenso traffico di persone vi erano dei monumentali gradoni scavati nel tufo e da qualche decennio ormai asfaltati per permettere il passaggio degli autoveicoli.
2020-12-08 09:55:47
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