Sconfitti, ma indomiti, e sempre fieramente ostili ai romani, i Sanniti non si rassegnarono mai alla perdita dell’indipendenza, neppure di fronte alla vittoria definitiva di Roma. E furono in prima linea quando si trattò di rivendicare con forza i diritti politici e civili negati alle popolazioni italiche assoggettate a Roma.
Nel settembre del 91 a. C., il tribuno della Plebe Marco Livio Druso, da sempre, presso il Senato Romano, favorevole agli Italici, presentò una legge per il riconoscimento dei loro diritti, ma il giorno stesso venne accoltellato nell’atrio di casa. La notizia si diffuse fra gli italici e la decisione fu quella di muovere guerra a Roma.
Nella penultima scena del “Ver Sacrum e rituali dei Sanniti” – di cui si celebrerà la XXI edizione 2023, il 13 agosto, a Bojano – il capo dei Marsi, Quinto Poppedio Silone, proclama all’Assemblea degli italici, convocata nella città peligna di Corfinium (ridenominata Italia), le ragioni della guerra, nelle quali gli altri popoli immediatamente si riconoscono. I Sanniti Pentri rappresentati dal comandante supremo (embratur) Gavio Papio Mutilo, in persona:
“La via della pace è perduta per sempre: non più con Roma, ma contro Roma!” [da Ver Sacrum e rituali dei Sanniti]
Al capo dei marsi, Quinto Poppedio Silone, viene affidato il comando del fronte settentrionale, al capo dei Pentri, Gavio Papio Mutilo, quello meridionale. E furono coniate monete a celebrare forza e gloria, ataviche!
I guerrieri chiamati uno ad uno, in riferimento al popolo di appartenenza, si dispongono in due ali laterali, lasciando aperto lo spazio centrale per il sacrificio e il giuramento: un feziale sopraggiunge con passo solenne, impugnando una selce, e si posiziona al centro della scena, simulando il sacrificio. Pare si sacrificasse un maialino! Il tutto proprio come nelle monete del giuramento, coniate per l’occasione!
“Vitelios, giuriamo! Su Giove Ottimo Massimo, su Vesta, su Marte, sugli Dèi che hanno generato i nostri popoli, sugli eroi che ci assistono in battaglia, combatteremo fino all’ultimo sangue per l’indipendenza. E se mai rinnegheremo questo giuramento possano le nostre vite, le nostre famiglie, le nostre proprietà, i nostri figli esserci tolti. [da Ver Sacrum e rituali dei Sanniti]
Pronunciata la formula del giuramento, con tono imperioso e solenne, dai due comandanti supremi, tutti i guerrieri puntando le lance contro l’ara sacrificale gridano all’unisono:
“Così sia! Così abbiam giurato per l’Italia!” [da Ver Sacrum e rituali dei Sanniti]
Nel primo anno di guerra prevalgono le armi italiche: Roma, ad un passo dalla sconfitta, precipita nel lutto, nella paura, nella crisi economica e civile. Ma nel secondo anno, l’esercito romano riprende improvvisamente vigore, grazie al carisma e all’intelligenza tattica di Caio Mario, prima, e di Lucio Cornelio Silla, poi. Sconfitto il fronte settentrionale, e caduta Corfinium, i Pentri costituirono nel Sannio interno, a Bovianum, l’ultima roccaforte antiromana. E così, il comandante supremo dei sanniti, Gavio Papio Mutilo, accampato con le truppe tra Venafrum e Aesernia, medita sulle sorti della guerra e sul difficile destino della sua gente, mentre gli eserciti romani incombono!
“Amici e valenti condottieri caduti, uno dopo l’altro! O sorte infelice! Già vedo Silla avanzare imperioso ad annientare la gens pentra: uomini, donne, bambini, nessuno verrà risparmiato! E vedo profanato, offeso, il sacro suolo della città madre, e asperso di sale! Che gli Dèi non vogliano! Mai nacque uomo più crudele al mondo di Lucio Cornelio Silla! Riprendersi la dignità perduta, muovendo guerra contro Roma, la Predestinata? Meglio morire che vivere da schiavi? Ma troppo grande è il prezzo già pagato: Asculum, Alba Fucens, Corfinium! Più grande forse quello che ancora la sorte vorrà che paghiamo! Se solo gli optimates di Roma si fossero piegati al progresso e alla giustizia, il democratico Druso non sarebbe morto e noi non avremmo imbracciato le armi! Così tanto sangue non sarebbe stato versato! Come opporsi al Fato, come fermare gli imperscrutabili disegni degli Dèi, così avversi alla felicità della nostra gente?” [da Ver Sacrum e rituali dei Sanniti]
Profondo e attuale il monologo di Gavio Papio Mutilo che riflette sulla crudeltà della guerra. Alla fine i diritti, quei diritti per la cui rivendicazione i popoli italici erano insorti contro Roma, si ottennero, segno che si può forse rallentare, ma non fermare il cammino dell’umanità verso il progresso e la giustizia. Il “Ver Sacrum” di Bojano porta con sé, dentro di sé, anche questo: da Bovaianom-Bovianum-Bojano, caput pentrorum, storica espressione di un nuovo popolo e di una nuova civiltà, nata migliaia di anni fa da una migrazione e dall’incontro di culture, si leva un appello alla pacifica convivenza fra i popoli, per le generazioni presenti e future.
Mariantonietta Romano – Associazione “Ver Sacrum-Bojano”
Bojano, 13 agosto 2023, XXI edizione, inizio sfilata ore 18:30, rappresentazione scenica dalle ore 20:15 circa.
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