È rimasto online per diverse ore martedì 26 gennaio un gravissimo insulto online contro la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina: aprendo la voce wikipedia sulla sua biografia sotto il nome dell’enciclopedia online compariva quanto documenta la foto di quest’articolo. Non è la prima volta che Lucia Azzolina finisce nel mirino, nei mesi scorsi fu minacciata pesantemente la sua incolumità. Al centro di tutti questi volgari e squallidi attacchi il suo essere una donna, così come negli anni abbiamo visto con l’ex presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini e tantissime altre donne impegnate pubblicamente.
Siamo nel 2021, dovremmo essere in un’epoca di civiltà e progresso ma le più retrograde pulsioni avvelenano ancora la società: una concezione maschilista e di potere della politica, della donna sottomessa al padrone «maschio», il considerarla un oggetto su cui scaricare il peggio del peggio. Il 24 maggio dell’anno scorso un post sulla pagina facebook di «LSD – Libera Scelta della Donna» denunciava un attacco sessista con un volgare e squallido gioco di parole su una dichiarazione della ministra Azzolina relativa alle modalità dell’esame di maturità. Uno dei tanti esempi che circolavano sui social di foto e commenti osceni.
L’estate scorsa destò scalpore il «body shaming» (la derisione e discriminazione di una persona attaccando per caratteristiche fisiche) del titolo di un articolo pubblicato su un noto sito web nazionale.
Il body shaming, denunciò su facebook l’avvocato Cathy La Torre, «può essere devastante» perché «instilla insicurezza, soprattutto nelle e nei più giovani», «che cambia le loro vita, che le rosicchia, che ne modifica la direzione. Che le distrugge. Fino alle estreme conseguenze. Fino al suicidio». I maggiori obiettivi di queste pratiche sono i disabili e le donne, come Lucia Azzolina. «Colpevole – attaccò La Torre – di lavorare e non avere tempo o voglia di andare in palestra. Colpevole di non ammazzarsi di squat, colpevole di non far arrapare quanto basta l’autore di quel titolo. E allora giù, prendiamola in giro davanti a tutti gli italiani. Tanto lei è una politica no? Mica è prima una donna o una persona. È una politica, e allora su di lei proiettare frustrazioni e sfogare istinti si può. Come se le politiche non fossero anche donne. Come se “se la sono cercata”. Vai in giro in minigonna? Beh, allora lo stupro te lo cerchi. Ti metti in politica? Beh, allora il body shaming te lo cerchi. E poi ci chiediamo, dopo l’ennesima tragedia di una ragazzina che si toglie la vita per i disgustosi insulti piovutole addosso, “da dove i ragazzi di oggi abbiano preso tutto questo disprezzo”.
“Da chi avranno imparato a odiare e maltrattare le donne”».
Dinamiche del genere le abbiamo viste in azione in questi anni troppe volte, soprattutto dopo stupri i cui colpevoli sono personaggi altolocati, vip e potenti. Dinamiche che conducono, per le troppe fogne del web tracimanti soprattutto sui social, a pericoli anti-democratici violentissimi. Dietro queste bestie da tastiera, dietro gli insulti, le minacce e i post violenti si possono nascondere interessi criminali ed eversivi.
Esplosi durante il primo lockdown e che continuano ad insinuarsi in ogni piega del web da parte di personaggi organici ad ambienti di mafia e camorra e agli ambienti eversivi, soprattutto neofascisti, che tentano di sfruttare anche l’emergenza sanitaria e le sofferenze della cittadinanza. Questi gli articoli in cui documentammo e denunciamo queste realtà l’anno scorso, denunce attualissime in quanto possono bastare ricerche anche di pochi minuti per ritrovare le stesse esatte fogne:
- Insulti e auguri di morte a Gratteri e Maresca
- SOCIAL. Nuovi insulti e minacce contro i giudici antimafia
- «Siamo di fronte ad una forte carica eversiva»
- L’eversione nera che cerca di sfruttare l’emergenza sanitaria
- Le curve nere vogliono marciare su Roma
- Le curve nere e le responsabilità delle istituzioni del calcio
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2021-01-29 11:55:50
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