Taranto, bellissima città sul mare per secoli culla di cultura e bellezze. Oggi considerata ovunque simbolo dei disastri industriali e della devastazione ambientale. Nell’anno domini 2021 si pensa a Taranto e il pensiero corre immediatamente alle ciminiere che sputano fumi neri, ai bambini ammazzati dal cancro, ad un’infanzia a cui è negato poter giocare all’aria aperta, rincorrere un pallone in un campetto polveroso, respirare aria pura a pieni polmoni, vivere gli anni spensierati e belli della scuola come altrove. Oggi nessuno nega più tutto questo e, in nome dell’economia e di squallidi interessi di consorteria, al massimo si cerca di scaricare la responsabilità sulla fazione avversa o rifugiarsi nell’onnipresente TINA. There is no alternative, non ci sono alternative. Non è così e la realtà dei fatti veri, studi scientifici, gli stessi dati economici dimostrano il contrario. Ma nessuno è più cieco di chi non vuol vedere.
Avvoltoi, sofisti, sparlatori di professione hanno sempre volteggiato su Taranto, sull’olocausto di una città sacrificata in nome dell’acciaio e all’Ilva. Ci sono sempre stati ma, come serpenti, negli anni hanno mutato pelle. La memoria è labile, quasi nessuno lo ricorda più ma c’è stato un lunghissimo periodo in cui l’inquinamento è stato negato, in cui il biocidio tarantino veniva al massimo minimizzato, in cui la grande fabbrica veniva considerata un’oasi che regalava felicità e benessere. Non è storia solo di remoti decenni, è successo fino a pochi anni fa. Il velo sulla memoria rimossa è stato squarciato in questi giorni durante la requisitoria finale del pubblico ministero Mariano Buccoliero al Processo «Ambiente Svenduto».
Un nome che descrive perfettamente quello che è accaduto, accade e qualcuno probabilmente pensa ancora debba accadere per chissà quanti anni. Il TAR di Lecce nei giorni scorsi ha deciso che l’area a caldo deve essere chiusa, che l’inquinamento prodotto dall’acciaieria deve essere fermato. La sentenza, contro cui gli attuali proprietari dell’ex ILVA di Arcelor Mittal hanno già annunciato faranno ricorso, è chiara e netta: «macroscopicamente violata» una sentenza della Corte Costituzionale di 8 anni fa. Eppure i sindacati confederali, come se il tempo si fosse fermato a lustri fa, hanno continuato a battere sul tasto della totale continuità aziendale e produttiva – come nulla fosse – con una lettera ad alcuni ministri del nuovo governo Draghi a cui ha risposto in maniera puntuale e argomentata l’Associazione Genitori Tarantini. La sentenza del TAR, tra le righe della loro missiva, viene definita «ulteriore peggioramento della situazione» lamentando le difficoltà legate agli accordi tra Governo e Arcelor Mittal e preoccupazioni per il prossimo pronunciamento dell’antitrust europeo.
LA REQUISITORIA DEL PM BUCCOLIERO AL PROCESSO «AMBIENTE SVENDUTO»
Ventotto anni per Fabio Riva, 25 per Nicola, cinque per l’allora presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, alcune delle richieste di Buccoliero nella requisitoria al processo «Ambiente Svenduto». «Quindi Taranto, non ci sono dubbi, è stata venduta alla grande industria» ha dichiarato il magistrato. Una requisitoria che riporta agli anni della presidenza Vendola, di padron Riva e di un sistema inginocchiato e connivente.
«Oggi è sotto accusa l'autorizzazione all'ILVA che la Regione Puglia approvava nel 2011» sottolinea il presidente di PeaceLink Alessandro Marescotti: «Secondo il pm Buccoliero, quell’autorizzazione del 2011 "ha recepito in modo integrale tutto quello che diceva Ilva". Per la Regione era invece "un passaggio di valenza storica per il territorio tarantino" perché "in linea con le migliori tecnologie". Perché Vendola acconsentì?». Marescotti sul sito dell’associazione eco-pacifista ha ricordato i passaggi fondamentali di quegli anni, ha ricordato quanto sollevato dal coordinamento AltaMarea e le domande a cui Vendola da dieci anni non risponde.
Lo stesso Vendola che nel 2008 dichiarò «Non c'è emergenza. Non siamo in provincia di Caserta. La produzione di latte e derivati nelle aziende del tarantino è assolutamente normale», di cui divenne famosa la telefonata in cui rideva al telefono con Archinà complimentandosi per lo «scatto felino» con cui impedì ad un giornalista di porgli domande. Quella telefonata fu resa nota la prima volta proprio da PeaceLink, un anno dopo la pubblicazione su «Il Fatto Quotidiano» la portò alla ribalta nazionale. In quelle settimane, travolti dall’indignazione, i sostenitori di Vendola diffusero una sorta di decalogo in cui lo presentavano come unico paladino della città, quello che aveva scoperto la diossina e stava combattendo per la città. Combatteva così tanto che rideva al telefono con il dirigente ILVA Archinà, qualche anno prima dichiarava che non c’era emergenza e – negli stessi mesi – vantava «stima reciproca» con Emilio Riva (il proprietario dell’ILVA) aggiungendo che quella stima lo aveva «fatto scendere in campo contro la chiusura del polmone produttivo della Puglia». Ovvero l’ILVA. Marescotti smentì punto per punto la propaganda vendoliana e l’allora Presidente della Regione Puglia in un’intervista a «Il Manifesto» dichiarò che a Taranto c’era un «ambientalismo isterico».
LA RICOSTRUZIONE DI ALESSANDRO MARESCOTTI (PEACELINK)
In questi giorni Marescotti ha ricordato alcuni dei passaggi decisivi di quegli anni, una cronologia che non necessita di nessun commento, da sola racconta già tutto quel che c’è da raccontare. A cui si potrebbero aggiungere tantissimi altri passaggi a partire dai vari decreti ad aziendam sfornati dai vari governi nazionali per esempio. Questi alcuni passaggi:
21/4/2010. Diffida di Altamarea sul benzo(a)pirene
Viene inviata con tutti i riferimenti normativi sul benzo(a)pirene una DIFFIDA al Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, nonché ad Arpa, Comune e Provincia di Taranto, informando la Procura.
Infatti gli enti pubblici continuavano a considerare NON in vigore il limite di 1 ng/m3 per il
benzo(a)pirene, che invece era vigente dal 1° gennaio 1999 26/4/2010. Scrivo una email ad prof. Giorgio Assennato per chiedere che venga messo bene in chiaro che il limite di legge per il benzo(a)pirene è in vigore, perché è stato superato.
Il giorno dopo, 27/4/2010 l’ARPA invia un fax a PeaceLink e riconosce che il limite per il benzo(a)pirene è in vigore dal 1999.
PROCESSO #ILVA
13/5/2010. Benzo(a)pirene: diffida di Altamarea a Vendola e agli enti locali. Una diffida di ben 8 pagine
27/5/2010. Altamarea avverte il Sindaco: “Il limite del benzo(a)pirene è in vigore”.
Ippazio Stefano continua a dichiarare che c’è tempo fino al 31 dicembre 2012 per far scendere il benzo(a)pirene sotto i valori stabiliti dalla legge . Altamarea è pertanto costretta ad inviare un comunicato dal titolo: “Il Sindaco Stefàno sbaglia: la normativa sul benzo(a)pirene è in vigore dal 1° gennaio 1999. Lo dice l'Arpa”.
Fonte: http://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/31869.html
28/5/2010. Assennato: “Gli ambientalisti dicono giustamente”
Il Direttore Generale dell’Arpa viene intervistato dalla Gazzetta del Mezzogiorno sul dilemma se la data entro cui scendere sotto il limite per il benzo(a)pirene sia il 31/12/2012 o il 1° gennaio 1999. Dichiara alla Gazzetta del Mezzogiorno: “Gli ambientalisti dicono che questo paramentro bisognava averlo già raggiunto dal 1° gennaio 1999”.
29/5/2010. Manifestazione di Altamarea sotto il Municipio
Viene chiesto uno stop tecnico della cokeria per verificare di quanto scenderebbe il benzo(a)pirene. Il Sindaco snobba i manifestanti e si arriva ad un acceso diverbio.
1/6/2010. PeaceLink presenta un esposto alla Procura sul benzo(a)pirene denunciando le responsabilità del sindaco Ippazio Stefano che continua a ritenere che il limite per il benzo(a)pirene non sia in vigore.
Il benzo(a)pirene (un cancerogeno di prima classe) era era fuori controllo ma per il sindaco-pediatra il limite non era in vigore!
Vado personalmente alla Digos a consegnarlo.
L’esposto di PeaceLink non venne reso pubblico ma ottiene il suo effetto.
Ippazio Stefano, sindaco di Taranto e pediatra: "Da diverso tempo ho scritto all'Arpa per sapere cosa fare per fronteggiare la questione del superamento del valore obiettivo di questa sostanza. La lettera di risposta, giunta il 16 aprile scorso, è stata chiara e non lascia ombra di dubbio: le misure necessarie dovranno essere adottate dalla Regione entro il 31 dicembre 2012" (Quotidiano, 26/5/2010).
Avete letto bene: era il 2010 e il sindaco di allora riteneva che il limite non fosse in vigore e che ci fosse tempo fino al 31.12.2012. Invece il limite era in vigore dal 1999.
Ma la cosa che nel 2010 fa indispettire i decisori politici è la decisione di ARPA di pubblicare uno studio esplosivo che documentava come l'ILVA fosse la sorgente del benzo(a)pirene per il 98-99%.
E’ uno studio di 33 pagine. A pagina 17 è riportata la tabella 16 in cui si legge che le emissioni di IPA (idrocarburi policiclici aromatici) sono attribuibili al 99,74% all’Ilva (Cementir 0,1%, ENI 0,02%, traffico 0,02%), di cui il 98,5% correlabili alla cokeria.
Il rapporto si scarica da qui http://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/38807.html
Nei giorni successivi questo rapporto fa scattare una serie di telefonate fra Ilva, Comune e Regione.
Dopo la pubblicazione del rapporto di Arpa Puglia del 4/6/2010 sul benzo(a)pirene, Archinà chiama il capo di gabinetto di Nichi Vendola, allora presidente della Regione Puglia, e dice: “Nonostante le tue raccomandazioni al professore [Giorgio Assennato, ndr] la questione sta degenerando".
Dopo le pressioni di Archinà sulla Regione Puglia, l'allora direttore generale dell'ARPA Puglia fa una durissima telefonata ad Archinà e dice: “Sono molto ma molto incazzato”.
Si sente delegittimato e attaccato. Nelle intercettazioni telefoniche emerge una frase: "il compito è di frantumare Assennato”. Era infatti "colpevole" di aver diffuso quel rapporto che dava ragione agli ambientalisti in quanto individuava nell'ILVA la sorgente del superamento del benzo(a)pirene cancerogeno e nella cokeria l'inpianto chiave responsabile del superamento.
Nel bel mezzo di questa situazione diventata incandescente per la pubblicazione del rapporto ARPA che dava ragione agli ambientalisti, il 6 luglio 2010 il governatore Vendola telefona ad Archinà. La telefonata si conclude così:
Vendola: "…volevo dirglielo perché poteva chiamare Riva e dirgli che il presidente non si è defilato".
E' la telefonata delle risate di Vendola per lo "scatto felino" con cui Archinà aveva tolto di mano il microfono al giornalista Luigi Abbate.
La famosa telefonata di Vendola ad Archinà è successiva ad un fatto che aveva generato grande irritazione. Infatti Altamarea sfruttava il Rapporto Arpa
per fare questo comunicato: “Inquinamento a Taranto: la sveglia di Altamarea ha funzionato”. Vi si legge: “Il 99% degli Idrocarburi Policiclici Aromatici del quartiere Tamburi sarebbe di provenienza Ilva. Di questa fetta, il 98% è benzo(a)pirene di provenienza
cokeria Ilva. Solo lo 0,02% proviene dal traffico”.
9/6/2010. Fabio Riva intercettato al telefono: “Due tumori in più? Una minchiata!”
22/6/2010. Archinà a Riva: “Vendola fortemente adirato con Arpa”
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Il gip Patrizia Todisco cita una mail inviata il 22 giugno del 2010 da Archinà a Fabio Riva, nella quale il primo informa il secondo di un incontro avuto a Bari con Vendola. Il governatore, scrive Archinà, «si era fortemente adirato con i vertici dell’Arpa Puglia», sostenendo che «non devono assolutamente attaccare l'Ilva»
30/6/2010. Archinà: “Manna e Fratoianni incaricati di frantumare Assennato”
L’ANSA del 26 novembre 2012 riferiche che nell’ordinanza il GIP Patrizia Todisco riporta una telefonata del 30 giugno 2010 tra Archinà e il segretario provinciale della Cisl di Taranto Daniela Fumarola nella quale l'ex funzionario dell'Ilva afferma di come “l'avvocato Manna (allora capo di gabinetto del presidente della Regione) e l'assessore Fratoianni fossero stati incaricati dal presidente Vendola di “frantumare Assennato”.
2/7/2010. Intercettazione: “Fare fuori Assennato”
“In un'altra telefonata, del 2 luglio del 2010, a parlare sono invece l'ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso e uno degli avvocati dell'Ilva. Quest'ultimo, annota la Guardia di finanza, «riferisce che Archinà ha avuto contatti con il capo di gabinetto di Vendola il quale ha riferito che sono contro Assennato e che cercheranno di farlo fuori»”
(ANSA, 26/11/2012).
«Il complesso delle intercettazioni relative alle pressioni sul professor Assennato scrive il gip è da ritenersi, oltre ogni ragionevole dubbio, assolutamente attendibile, così come è altrettanto evidente… che il tutto si era svolto sotto l'attenta regia del presidente Vendola e del suo capo di gabinetto avvocato Manna».
(ANSA, 26/11/2012).
In questi giorni la requisitoria del pm Buccoliero ha svelato definitivamente che l’azienda trattava direttamente con la politica, scavalcando i tecnici. «Si è arrivati così, ha detto ancora il pm, a “provvedimenti adottati in assenza di condizioni di legge”, ma anche a “minacce di sollevazioni dall’incarico” verso i funzionari e i dirigenti della Provincia di Taranto e di “invito a dimettersi” – leggiamo in un lancio di agenzia dell’AGI -. Questo perché, secondo il pm, funzionari e dirigenti non volevano fare quello che chiedevano gli amministratori provinciali perché non c’erano le condizioni normative».
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Sabato 20 marzo la terza puntata della nostra rubrica «Diamo Voce» sarà dedicata ai veleni di Taranto e al dramma (silenzioso) che sta colpendo soprattutto i bambini.
Ospiti dell’evento:
– Massimo Castellana, associazione genitori tarantini
– Aldo Schiedi, ex operaio Ilva
– Lina Ambrogi Melle, presidente comitato Donne futuro per Taranto Libera
– Bruno Giordano, magistrato Corte di Cassazione
- Alessandra Ruffini, collaboratrice WordNews.it
– Roberto Greco, collaboratore WordNews.it
Moderatore dell'evento: Daniele Ventura
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2021-02-19 16:55:14
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