Tutto cade velocemente nel dimenticatoio in questo paese, ogni giorno succede qualcosa che prende il sopravvento sul fatto precedente, in un continuo rincorrersi di notizie, tragedie, pandemie, catastrofi varie.
In questi giorni è caduta quasi nel nulla una notizia dirompente, o almeno avrebbe dovuto essere così in un paese normale.
La Corte di Cassazione ha stabilito, dopo sette anni di processo, che si può scrivere (e dire) che “La Fininvest di Silvio Berlusconi ha pagato Cosa Nostra ed è stata in rapporti con la mafia”.
Proprio così. Una sentenza di assoluzione dall’accusa di diffamazione per il magistrato Luca Tescaroli (che si è occupato anche della strage di Capaci) e per il giornalista Ferruccio Pinotti, per le frasi riportate nel libro “Colletti sporchi”, pubblicato nel 2008 e nel quale i due autori parlano del “coinvolgimento di Fininvest nel riciclaggio di denaro di provenienza mafiosa”.
La Suprema Corte ha confermato quanto stabilito dalle sentenze di primo e secondo grado, nelle quali era già stata affermata la veridicità dell’esposizione dei fatti narrati nel volume “Colletti Sporchi” e il racconto fatto “senza travisamenti”.
La Corte ha inoltre ribadito “l’interesse pubblico alla diffusione delle notizie”, nonché “la congruità e logicità della motivazione”.
Ecco perché è stato respinto anche in Cassazione il ricorso della Fininvest, costretta ora a pagare le spese processuali.
Nel libro sono riportate anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Cancemi (rilasciate durante il processo sulle stragi di Capaci e via D’Amelio ), nelle quali riferiva di periodici versamenti di denaro effettuati a Cosa nostra da appartenenti al gruppo Fininvest. Una cifra pari a 200 milioni di lire, “contributi periodici” alla mafia.
Cancemi, è riportato sempre nel libro, parlava di rapporti del boss Salvatore Riina con i vertici Fininvest: Riina, nel 1991 , aveva riferito a Cancemi che Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri erano interessati ad acquistare la zona vecchia di Palermo e che lo stesso capo dei Corleonesi, si sarebbe occupato dell’affare, avendo i due personaggi “nelle mani”.
Niente di nuovo sotto il sole per chi segue la cronaca giudiziaria eppure leggere l’ennesima sentenza che, nero su bianco, conferma costanti e inequivocabili rapporti di Silvio Berlusconi con la mafia, fa tremare i polsi ogni volta.
Per una strana coincidenza, proprio in questi giorni, Marcello Dell’Utri, fondatore di Forza Italia, già senatore della repubblica, condannato con sentenza definitiva a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, torna a parlare di Vittorio Mangano lo “stalliere di Arcore”, un tempo definito eroe.
Per anni indicato come l’uomo che accudiva i cavalli nella tenuta di Arcore del Cavaliere, il boss di Porta Nuova era stato mandato nel territorio brianzolo, a garanzia della incolumità di Berlusconi e famiglia. Dopo 25 anni Dell’Utri, amico fidato e stretto collaboratore di B., finalmente abbandona la tesi dello stalliere e afferma: “Eravamo negli anni ’70 e la faccia di Mangano poteva tenere lontani i malintenzionati in un periodo violentissimo della storia di questo paese. C’erano i rapimenti allora.“
Un imprenditore importante, un ex presidente del Consiglio, leader di Forza Italia (o di quel che ne resta almeno), pagava regolarmente la mafia, incontrava i boss, ospitava nella propria villa un delinquente conclamato come Mangano portato lì da un ex senatore condannato per concorso esterno in associazione mafiosa: un quadretto niente male.
Eppure tutto questo, in un paese oramai narcotizzato come il nostro, sta passando come una notiziola di cronaca giudiziaria che lascia il tempo che trova.
Tra green pass, pandemia, politica e qualche notizia di cronaca nera, un intero paese distratto e disattento, accetta l’esistenza di una trattativa scellerata tra le istituzioni e la mafia, vivendo la cosa come se non ci appartenesse.
La magistratura, quella parte sana e consistente dei togati, sta portando avanti indagini straordinarie che dovrebbero spingere la politica a rivoluzionare il proprio assetto, a produrre leggi di ferma e incisiva lotta alla malavita.
Invece i politici nostrani cosa fanno?
Votano una orribile e pericolosa legge di riforma della giustizia come la Cartabia, depotenziano la lotta alle mafie, non difendono quei magistrati costantemente minacciati dai boss, ragionano su un ammorbidimento del carcere duro, si dividono su un tema che dovrebbe spingere alla creazione di un fronte comune.
Non solo.
A Silvio Berlusconi è ancora permesso di parlare in pubblico, da politico “navigato”. E’ accolto nelle sedi istituzionali dal Presidente della Repubblica e da quello del Consiglio con tutti gli onori del caso. Il suo nome, che dovrebbe far vergognare chi lo pronuncia, viene indicato da alcuni leccapiedi e servi, quale possibile inquilino del Quirinale.
Che paese assurdo il nostro!
In questi giorni abbiamo assistito a gravissimi episodi di violenza da parte di chi rimpiange uno squadrismo fascista che pensavamo aver sotterrato per sempre; invece ci sono ancora moderni nostalgici che inneggiano a personaggi orribili e al periodo buio dell’umanità. Forte e decisa deve essere la risposta a chi si pone fuori dai valori della Costituzione antifascista su cui si fonda la nostra democrazia.
Lo stesso impegno e la stessa volontà devono essere investiti nel difendere lo Stato dal cancro mafioso, nel ripulire le istituzioni, e tutte le amministrazioni, dalla presenza di infiltrati e collusi che utilizzano la cosa pubblica per rafforzare il potere della malavita.
Scegliere amministratori e politici onesti è il primo passo per poter cambiare le cose; affidare la gestione delle istituzioni a chi non è sporco, a chi non strizza l’occhio al mafioso di turno, a chi dichiara di volersi seriamente impegnare sul fronte dell’antimafia, dovrebbero essere la conditio sine qua non del voto.
Un cittadino che non vota rinuncia ad uno dei suoi diritti più importanti.
Un cittadino che vende il suo voto diventa complice di questi miserabili e luridi individui che stanno avvelenando la nostra bellissima patria.
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IL PAESE SENZA MEMORIA e SENZA VERGOGNA. Il Caimano torna di moda. Nel Paese orribilmente sporco arrivano proposte scellerate da parte di personaggi scellerati: non vedevano l’ora di riabilitare l’ex Cavaliere di Arcore. Una rovina per questo Paese, altro che statista. Quando ci libereremo politicamente di questi personaggi? Quando potremo chiudere una parentesi trentennale vergognosa? È un Paese alla rovescia: gli onesti diventano delinquenti e i delinquenti continuano a passare per martiri.
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2021-10-18 19:04:44
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