Originario di Pontecchio Polesine (RO), fin dalla giovinezza è attivo nelle organizzazioni cattoliche rodigine, partecipando anche al primo congresso dei democratici cristiani del Veneto. Reduce del primo conflitto mondiale, tornato alla sua terra riprende il filo del suo impegno politico nelle fila del neonato Partito Popolare di Don Sturzo, lavorando al contempo come funzionario di banca.
La sua attività politica lo rende un obiettivo delle minacce e, soprattutto, delle violenze fasciste, dottrina verso la quale nutre fin dalle origini una repulsione totale. Il suo antifascismo può manifestarsi compiutamente con la partecipazione alla Resistenza, che vive da personaggio di spicco della Democrazia Cristiana veneta; in particolare, Fraccon si adopera per offrire aiuto a numerosi ebrei e oppositori del regime e contribuisce alla formazione del battaglione indipendente Valdagno.
Nel gennaio ’44 subisce un primo arresto insieme al figlio Franco, 18enne, ma i due vengono presto rimessi in libertà. Non altrettanto bene va qualche mese più tardi, in ottobre, con tutta la famiglia: rinchiusi a Padova, Torquato e Franco subiscono torture, patimenti e infine la deportazione a Mauthausen.
Resistono con ogni mezzo, ma la morte arriva per entrambi nel maggio ’45, il 4 Franco, l’8, a liberazione del campo già avvenuta, Torquato.
Torquato e Franco Fraccon sono stati insigniti di medaglia d'oro alla memoria da parte dell'Unione delle Comunità Israelitiche Italiane nel ’55.
Nel 1978, lo Yad Vashem li ha riconosciuti Giusti fra le Nazioni.
Per approfondire:
– G. Fraccon Farina, Torquato Fraccon e il figlio Franco, Cinque lune, Roma, 1968;
– I. Gutman, B. Rivlin e L. Picciotto, I giusti d'Italia. I non ebrei che salvarono gli ebrei, 1943-45, Mondadori, Milano, 2006.
fonte: ANED – Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi nazisti
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2021-12-29 18:39:43
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