Si continua a mistificare la realtà. Lo abbiamo scritto diverse volte: una cosa è il testimone di giustizia e un’altra cosa è il collaboratore di giustizia, definito anche «pentito» (anche se non si sono pentiti mai di nulla).
Sono due entità completamente differenti: la prima figura è un cittadino che ha avuto la forza e il coraggio di denunciare le schifose mafie, senza aver commesso dei reati. La seconda figura, invece, riguarda gli ex mafiosi che, nella maggior parte dei casi (per ragioni opportunistiche, soprattutto per lo sconto di pena) decidono di “saltare il fosso” e passare dall’altra parte.
Ma in questo Paese i delinquenti diventano eroi (falsi) e le persone perbene diventano delinquenti. Si fa finta di non capire, di non vedere. Si diffamano continuamente le persone per infangarle. Siamo arrivati al punto che gli ex assassini possono fare tutto quello che vogliono (è giusto, ovviamente, premiare i collaboratori che effettivamente offrono un serio contributo allo Stato) e le persone perbene (i testimoni) vengono definiti pentiti. In molti casi vengono chiamati “sbirri”, “spioni”, “infami”. Una terminologia schifosa e vergognosa.
E la cosa più grave è che questa terminologia non viene utilizzata soltanto dai mafiosi ma anche da alcuni rappresentanti delle Istituzioni. Come ad esempio funzionari del Senato della Repubblica con parenti candidati.
A chi si rivolge questo soggetto? Chi è il «pentito»? Chi è il «bombarolo»?
E’ ammissibile una terminologia del genere?
Noi continueremo a “tutelare” la figura dei testimoni di giustizia, senza dimenticare il fondamentale apporto dei veri collaboratori di giustizia.
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