C’è un posto dove tutto appare diverso ogni giorno, dove ogni giorno è paragonabile ad una canzone, dove ogni canzone è madre d’ogni colore e figlia d’ogni battito di ciglia o aliti di vento, tangibili su questo pianeta chiamato Terra.
C’è un posto dove ogni pioggia va a morire, dove ogni nome è di tutti, dove ogni carezza non viene ricambiata con le solite e violente mazzate, dove basta baciarsi per capire che, prima di tutto, il nostro posto dovrebbe la nostra prima casa, che altro non è che il nostro corpo, la nostra mente, il nostro cuore, la nostra anima, il nostro uomo: siamo esseri umani.
A noi esseri umani sono stati affidati i credo religiosi, la scoperta e lo studio dello spazio, le culture, le lingue e i propri idiomi, la scienza, la matematica, la fisica, la procreazione della specie, le nazioni, le acque, le foreste, la tundra, la taiga – abbiano persino la pretesa d’andare a comandare a casa dei leoni, degli orsi, delle scimmie, degli uccelli, degli insetti, dei pesci – l’arte, i sentimenti e tutto ciò cui si può auspicare.
Tuttavia, spesso, ci ritroviamo a scannarci l’un l’altro, senza cercare capire o lasciare il tempo di spiegare, pur d’essere il soggetto in prima linea, quello che tutti, nel bene o nel male, ricorderanno almeno una volta nella vita: non è forse questo il primordiale meccanismo mentale di un uomo sempre più malato d’arrivismo, di cattiveria, d’ingordigia di sangue altrui, di bullismo, di madri che uccido per gelosia, ecc?
A questo punto, alcune domande mi sorgono spontanee:
Si è mai visto un cane o un qualsiasi altro animale che non sia un uomo atteggiarsi, pieno di sé?
Si è mai visto un gatto prendere a bastonate un proprio compagno, deridendolo perché grasso, povero, brutto, strabico o difettato?
Si è mai sentito parlare di un maiale che sgozza sua madre per non perdere la famosa pensione?
Si è mai sentito un umano messo vivo in acqua bollente da una squadra di astici pronti a festeggiare con una spaghettata?
Non credo che un essere umano, che sia uno, possa rispondere affermativamente anche ad uno solo di questi quesiti, perché l’umano – inteso come specie, non come caratterista che, ahimè, è sempre più carente oggigiorno – è di per sé una macchina da guerra pronta a soddisfare i suoi interessi. E per farlo non bada ai lezzi nauseabondi del proprio ego, imbottito d’un orgoglio malato e capricciosamente morboso, perché ciò che conta è arrivare primi e non aiutare gli ultimi, l’ultimo.
Non siamo forse noi l’unico abitante della terra ad essere affetto da una grave forma d’alterigia?
È inutile omettere che noi esseri umani siamo l’animale più intelligente del pianeta, ma è doloroso ammettere che siamo anche la bestia più stupida e cattiva di questo pianeta.
Sempre più, somigliamo alle belve e ai mostri di cui sono ricche le fiabe che raccontiamo ai nostri bambini, con una particolarità in più – parlare di deficit in questo caso fa proprio al caso nostro – a fare la differenza: siamo veri, fatti di fiato, ossa e carne. Siamo dotati di un computer portatile capace di sconfinare in ogni dove, purché gli si dia il giusto fiato: il nostro cervello ha bisogno di stimoli positivi, di penne d’autore capaci di narrare i silenzi e gli amori, di belle realtà in mezzo a tutta questa povertà d’animo. Abbiamo bisogno di artisti capaci di impressionare con il loro saper fare, di giornalisti capaci di massacrare gli orrori e i continui olocausti alla dignità umana.
Sembrano lontani anni luce i tempi dell’unione di cuori sinceri, dei concerti sold out per il solo gusto della musica, del sesso a coronamento di un amore, delle grandi scoperte scientifiche che hanno unito il mondo, dei buoni e servizievoli capi di stato. Sono lontani i tempi della non corruzione, dell’oggettività pubblica e privata, dei premi Nobel conferiti per meritocrazia e non per favoritismi derivanti da mazzette di pesanti e sporchi soldi.
Ormai, viviamo in una società corrotta e bisogna prenderne atto per potersi tutelare al meglio, senza andare ad intaccare il terreno altrui: sfida difficile, questa, soprattutto perché c’è sempre che piange da sola, emarginata da una società lercia, lacera di malelingue e piena di sordo opportunismo.
Di seguito un breve racconto.
ESSERE UMANO
Da piccolo ero un bambino con un sogno: diventare indipendente.
Quel sogno divenne realtà. Tutti mi chiamavano imprenditore, le donne facevano a gara per uscire con me. Poi, arrivarono il matrimonio, i figli e, anni dopo, anche il divorzio. Una volta ripreso, mi rifeci una vita, ma anche questo matrimonio andò fallito.
I miei figli è da un po' che non li vedo: esattamente da quando sono squattrinato perché le mie attività sono andare fallite e tutto è passato in proprietà alle banche.
Ora, passo le mie giornate a capire i cuori della gente e ho capito che ce ne sono davvero tanti e ognuno di essi batte in modo diverso.
Ci sono cuori che cercano l’amore e nell’amore trovano un sorriso, il loro sorriso, quello eterno, quello che ama senza chiedere il perché.
Ci sono cuori che corrono da soli e nella solitudine trovano la loro amica migliore, quella che non li tradirà mai, quella che li raccoglie da terra e, la notte, gli piega le spalle senza smuovere alcun dolore.
Ci sono cuori che vanno avanti per inerzia.
Ci sono cuori che viaggiano con il dolore, quello che pochi capiranno, quello del primo vero grande amore, quello dei Natali guadagnati a perdersi negli occhi.
Ci sono cuori che a capirsi non sono bravi, ma provano a sognare senza mai arrivare a reagire.
Ci sono cuori che vorrebbero non arrendersi mai, ma gli angeli sembrano averli dimenticati.
Ci sono cuori che, la mattina, ti preparano il caffè e ti aspettano, piegati in due, solo perché sanno che tu li ascolterai.
Ci sono cuori che amano solo in senso lato.
Ci sono cuori che stanno bene solo a guardare fuori dai finestrini di un qualsiasi aereo che vada in un qualsiasi posto, purché li porti lontano dalle solite direzioni.
Ci sono cuori che l’amore l’hanno visto arrivare, poi fermarsi, poi arrendersi, poi partire e mai più tornare.
Ci sono cuori che, goccia dopo goccia, regalano il sangue perché sono convinti di doversi annientare.
Ci sono cuori che accolgono chiunque nella sola speranza di sentirsi, almeno una volta nella vita, amati e meno solitari.
Infine ci sono io che vorrei non sentirmi solo, ma oggi piove e non si ferma nessuno a regalarmi un sorriso. Potrei far finta di non vedere i loro occhi che mi scrutano, ma i miei, ormai corrosi dal sale delle lacrime, li notano, e bene anche: tutti pensano che sono solo un barbone, non un essere umano.
Sono sicuro, però, che domani uscirà il sole.
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2022-06-17 18:53:28
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