Oggi c’è una fila interminabile!
Per forza, il fine settimana si avvicina e tutti, come pecore al pascolo, vengono a fare spesa e non si accontentano di un carrello di acquisti, ma alcuni ne riempiono anche due o tre e oltre!
Fino a quando stanno tranquilli, non c’è nessun problema, ma se iniziano a fare i prepotenti come questa vecchia perniciosa, non va più bene. Ma adesso vede, adesso mi sente!
«Deve fare la fila anche lei, signora!»
Qui al supermercato c'è sempre qualcuno che vuole prendersela con noi cassiere. A volte, le signore più acide, rispondono male, ma così male, che non ha senso dedicare loro del tempo, tanto non apprezzeranno mai nessun gesto. Mi chiedo se ci sia un cuore che batte dentro di loro o vadano avanti a benzina. Questo è un mistero, ma se così fosse, visto l'aumento del carburante, potrebbero fare economia restando a casa!
«Le ho già detto che deve fare la fila!»
«Ma stai zitta brutta pazza!»
«Se non le sta bene fare la fila alla cassa della "pazza" può sempre cambiare cassiera e cassa, non le pare?»
«Brutta svergognata! Me ne vado e lascio qui la spesa!»
«Ciao signora. Non si preoccupi per la spesa, qualche mio collega la rimetterà a posto.»
Era ora che qualcuno desse una sistemata per bene, senza lasciare posto a tracce di eventuali controbattute, a quella vecchia gallina, cresciuta e invecchiata a pane e soldi. Certa gente, non ha proprio idea di come ci si comporti in luoghi pubblici, di come ci si rapporti alle persone. Questo è un peccato, ma averci pensato troppo, solo perché desideriamo che tutti siano, emotivamente parlando, uguali a noi anime fragili e sensibili, basta; non ne vale la pena. Ognuno agisce come meglio crede, ma deve sapere che per ogni azione, c'è una reazione pronta a presentarsi.
Qui, ogni giorno è la stessa storia. Arrivo a lavoro e vedo gente che arriva e gente che va, ma ci fosse mai qualcuno che ti chiede un semplice – come stai? – Certo, me ne rendo conto da sola, non devo aspettarmi niente da nessuno: solo così, sarò
davvero capace di apprezzare quel semplice sorriso che solo i bimbi incuriositi dal mio aspetto, quasi costruito, sono capaci di regalarmi, di tanto in tanto, quando le loro madri, soprattutto queste ultime, non tanto i papà, non si accorgono che mi stanno
guardando e li fanno girare dall'altro lato. Questa è una tristezza, un mero sgretolamento dell'umanità. Poi dicono – bisogna essere uniti – e siamo tutti distanti come pezzi di puzzle che aspettano di essere incastrati. Dicono – siamo tutti uguali – e non vediamo l'ora di trovare differenze su differenze, andando a creare barriere astiose. Dicono – oggi è andata male per me, ma la ruota gira – come se, augurando il male o la sfortuna a chicchessia, la fortuna baciasse, prima o poi, tutti. Che ridere!
Però, la cosa che più mi fa incazzare, forse perché mi tocca maggiormente, nonostante ciò che dice il resto del pianeta, di solito, mi scivoli di dosso come acqua sulla pelle, è quando la strafiga della situazione, fidanzata con lo strafigo del web, si tocca i capelli e, con la puzza sotto il naso dice – bisogna credere nell'amore! – Facile per lei. Al contrario io, non so perché, ma quello che tutti chiamano "amore", a volte con la A maiuscola, reputo sia solo tristezza; tanta tristezza. Forse perché non sono ancora riuscita a vedere il mondo fuori da me o, forse, perché ad amare preferisco rimanere in silenzio ed ascoltare? Ascoltare poi cosa? … Non so. Quello che so è che ascolto tanto, e sempre in solitudine, tutto ciò che le arterie del cuore sono capaci di captare. Però, mi ritrovo sempre sola. Sono sola quando mi alzo la mattina, quando faccio la doccia, quando mi asciugo i capelli o mi trucco: mi piace farlo, soprattutto perché i miei occhi cambiano aspetto, così come il contorno viso.
Ma del trucco ciò che amo di più è lasciar scivolare il rossetto sulle labbra: credo che il solo semplice gesto di carezzarle con il colore, mi faccia sentire non solo donna, ma femminile e sexy. Sono sola anche quando faccio colazione, la spesa, quando cucino; purtroppo, sono sola anche quando mi masturbo: nessuno vuole mai sfiorarmi per curiosità, per il piacere della scoperta, ma solo per violenza. Quindi, preferisco arrivare all'orgasmo sola, senza fretta e senza paura di essere giudicata. A volte, la paura del giudizio, crea davvero muri di cemento armato. Io, personalmente, ho fatto molta fatica ad abbatterli, perché sono, come amo definirmi, anticonvenzionale. Lo sono sempre stata, fin da piccolissima, fin da quando ne ho ricordo. Mamma diceva che ero strana, e forse aveva ragione, perché adoravo le bambole, non i camioncini e passavo ore a spazzolarmi i capelli che, puntualmente, mi facevano tagliare sempre più corti a mo' di militare britannico.
Il mio nome, Giacomo, non mi piaceva e non perché fosse troppo lungo o vecchio, ma perché, per me, ero la principessa che sognava di diventare, un giorno, regina. Essere chiamato con un nome maschile mi faceva quasi ribrezzo. Ricordo che quando ero piccola e frequentavo l'ultimo anno di asilo, quello comunale perché non costoso, guardavo i grembiulini rosa non per interesse verso l'altro sesso, in quanto ho sempre saputo di essere attratto dal mio, ma perché cercavo di trovare, leggendo tra le righe degli sguardi delle bimbe, come sarei potuta diventare se fossi stata simile a loro. Già da allora, mi sentivo una donna. Ora, invece, lo sono davvero.
Sono riuscita a cambiare nome sulla carta d'identità, anche se per i miei parenti rimango Giacomino: il ragazzo con le dita lunghe, le gambe sottili, ma con un bel paio di spalle larghe e muscolose. Mamma e papà, invece, si sono fatti capaci e mi amano lo stesso anche se è stata dura.
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2022-08-24 16:57:53
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