Andrebbe rivisto il lavoro teatrale di Samuel Beckett, "Aspettando Godot". L'angoscia dell'uomo posto davanti alle sue incertezze di vita e scritto in un momento in cui l'angoscia veniva accentuata dalla possibilità di una fine dell'umanità per una guerra atomica. È un dramma in cui Godot non arriva mai a dare una risposta per uscire da questa incertezza.
Questo lavoro fu rappresentato per la prima volta nel 1953 quando la tensione tra i blocchi faceva avvertire il possibile pericolo di una guerra atomica che ebbe un punto di quasi non ritorno con la crisi di Cuba del 1963, quando gli USA vollero impedire il posizionamento di basi missilistiche su Cuba perché si sentivano minacciati.
Ma la guerra che stiamo vivendo ora ha solo la finalità di arrivare più vicini ai confini russi o impedire che ciò avvenga o ha anche altre finalità? Se osserviamo bene si è determinato un allontanamento della Russia, con le sue enormi ricchezze naturali, dall'Europa, si è interrotto il flusso del suo gas verso la Germania, si è determinata un aumento dell'inflazione bestiale, si è frantumata l'idea di Europa come entità autonoma, si è accentuata la dipendenza dal centro dell'impero moltiplicando i costi dei rifornimenti energetici, si è costretti ad investire in armi e non in altro. Un popolo, quello ucraino, è stato sacrificato in una guerra per procura.
È vero che stiamo vivendo un riassetto mondiale delle influenze reciproche di grossi blocchi ma questo gioco pericoloso è sempre più angosciante perché gestito essenzialmente in una visione primitiva antica di relazioni senza cogliere il vero dramma di un'epoca che è quello ecologico e demografico.
È come muoverci sul bordo di un precipizio da un lato e dall'altro.
L'angoscia di Aspettando Godot forse ora non ha quella cupa consapevolezza di allora perché mascherato da un sistema informativo scintillante e consumistico. Ma la potenzialità del dramma attuale è, forse, superiore a quella di allora.
Lucio Pastore
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2023-03-06 08:54:23
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