L’emergenza pandemica, pur nella sua drammaticità, ha contribuito a puntare i riflettori su un settore, quello dei lavoratori dello spettacolo, da sempre silente nel dibattito e poco abituato a ricevere attenzione da parte del legislatore. Anche grazie alla formazione di nuovi movimenti, tale categoria di lavoratori si è imposta sulla scena ponendo molteplici questioni, alcune raccolte nella legge delega, approvata a luglio 2023, altre rimaste disattese.
Su questo riflette il libro “I tempi di lavoro nello spettacolo. Uno studio sullo Statuto giuridico dell’Artista” di Micaela Vitaletti, professoressa associata di Diritto del lavoro e Relazioni industriali presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Teramo, edito dalla Fondazione Brodolini che da sempre si occupa dei temi del lavoro.
Il libro, si propone di ordinare la complessità delle regole che compongono il settore focalizzando l’attenzione sui processi creativi, quasi sempre offuscati dall’interesse prevalente dell’ordinamento per il prodotto finito: la distribuzione di un film, la rappresentazione di una opera teatrale, offrendo così una prospettiva inedita nel panorama delle pubblicazioni giuridiche legate all’arte e allo spettacolo.
Muovendo dal rapporto tra lavoro e cultura (art. 9 Costituzione) nelle forme dello spettacolo (dal vivo e cinema), il volume racconta il sistema del finanziamento pubblico e le dinamiche occupazionali in un settore in cui convivono molteplici professionalità, artistiche e tecniche.
I riferimenti all’Europa e agli interventi sugli intermittents du spectacle adottati in Francia, sono poi l’occasione per ricostruire, attraverso la logica dei tempi di lavoro, i tratti salienti di un contesto affetto da discontinuità lavorativa e iper-flessibilità oraria, dove prevalgono i contratti a termine di breve e brevissima durata, tempi di attesa e messa a disposizione non retribuita del lavoratore.
Un capitolo del libro tratta inoltre il tema specifico del tempo rispetto al processo creativo, ovvero quel periodo «che si insinua nel rapporto duale tra occupazione (lavoro) e disoccupazione (non lavoro involontario)». Il tempo impiegato per garantire la continuità dell’attività artistica, a prescindere da un rapporto contrattuale, assegna, infatti, al tempo dopo spettacolo, una identità autonoma rispetto a quella di «non lavoro», se pur fuori dalle logiche di mercato e, dunque, non riconosciuto dall’ordinamento italiano, ma affermatosi in Europa con la Risoluzione Europea «Statuto sociale degli artisti» del 7 giugno 2007.
Il lavoro nello spettacolo e le sue dinamiche, tuttavia, ed è questo probabilmente l’aspetto di maggior interesse di questo libro, non sono altro che una anticipazione dei modelli produttivi contemporanei, caratterizzati dalla frammentazione dei rapporti di lavoro, dalla discontinuità dei contratti e dalla permeabilità dei tempi di lavoro con i tempi di vita.
L’idea dell’esercizio artistico come ‘paradigma’ del lavoro costituisce, pertanto, un nuovo modo per confrontarsi con i sistemi economici emergenti, dominati dalla tecnologia, aprendo a scenari innovativi e possibili sviluppi futuri per un mercato del lavoro sostenibile per le imprese e per i lavoratori.
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2023-04-15 18:47:02
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