Prostituzione e pornografia minorile e atti sessuali con un minorenne, chat sulle principali piattaforme social e di messaggistica istantanea in cui si sono diffusi foto e si coordinavano gli accusati.
È notizia di quasi tre mesi fa, l’ultima (almeno al momento di nostra conoscenza) operazione delle forze dell’ordine contro la pedofilia nella provincia camomilla Chieti. Quella provincia convinta di essere isola felice e che tutto accetta e tutto considera normale. Un paio di giorni di notizie sulla stampa, il clamore minimo per far finta di essere indignati e scandalizzati e poi passare oltre.
Esiste una forma di censura ed omertà anche più efficace del silenzio assoluto: far finta di parlarne in modo che la «notizia» affoghi nel mare magnum di migliaia di altre voci e poi passare oltre. Normalizzare, edulcorare, essere indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della Storia scrisse qualcuno. L’indifferenza è la prima forma di complicità.
Sono state definite le minorenni sfruttate «baby squillo». Termine orrendo e vergognoso che, sin dai tempi del giro pedofilo ai Parioli di Roma che anni fa coinvolse personaggi «altolocati», che edulcora la realtà, pone tutta l’attenzione sulle vittime – l’Italia è lo Stato condannato almeno due volte in sede europea per aver colpevolizzato in tribunale le vittime e l’assoluzione dei carnefici è diffuso sport nazionale – e permette di trasformare tutto in chiacchiericcio, gossip, morbosità moralista e benpensante.
È sempre lo stesso copione: condanna delle ragazze, moralismi d’accatto a buon mercato, perbenismo come non ci fosse un domani sulle giovani di oggi. Perché alla fine della fiera quanto più può essere abietto il crimine quanto più tutto diventa silenzio sui carnefici, sugli stupratori, sugli sfruttatori e la colpa è “di ste ragazze de oggi che non hanno morale, che so …” e sappiamo bene quale parola arriva dopo. Utilizzata come clava ed insulto indifferenti (e sprezzanti) di cosa realmente significhi, di quanto dolore, sofferenza, violenza subita, devastazione fisica e psicologica provochi.
Non dimentichiamoci che l’Abruzzo è la regione che si vanta e tutti conoscono uno che definirlo attore, di video che definire film è un insulto alla nobile arte, è sconcertante e donne come Lilian Solomon sono anni e anni che non la ricorda quasi nessuno. Chiunque può fare la prova con un qualsiasi motore di ricerca sul web o sui social: ogni articolo e post che l’ha ricordata negli ultimi quattro anni se non hanno tutti lo stesso autore poco ci manca.
Sono passati quasi tre mesi dalla vicenda citata all’inizio di quest’articolo, avvenuta a Chieti. Un mese fa nella stessa città c’è stata una condanna per la pubblicazione sullo stato Whatsapp di un «video raccapricciante in cui tre bambini facevano sesso», riporta il quotidiano Il Centro il 22 marzo. Il sequestro dello smartphone del condannato ha permesso di documentare diverse chat, in alcune ha scritto che a scuola si faceva chiamare «il pedofilo» e in una conversazione «W la pedofilia». La denuncia è partita da un ragazzo di Catania che, visto lo stato Whatsapp, ha immediatamente sporto denuncia. Anche su tutta questa vicenda, ancora una volta, lo stesso copione già citato in quest’articolo nel paragrafo precedente.
Denuncia partita dalla Sicilia, al centro un soggetto che frequenta l’ambito scolastico (o almeno così affermava in una chat). Venendo quindi potenzialmente a contatto ogni giorno con centinaia di minorenni. A qualcuno sembra un deja vù? Può sembrare di dinamiche già viste e lette? Non sembra, è così. Perché sono tratti in comune con una vicenda su cui da mesi vige il totale silenzio in provincia di Chieti, su cui nessuna autorità civile e religiosa ha mai detto nulla e che continuiamo a riproporre costantemente. Ovvero quella, emersa da un articolo su Repubblica Palermo (ripreso da Dagospia) e da una delle inchieste di Federica Tourn su Domani, che coinvolge un prete-preside di una scuola privata di Chieti.
La provincia dalla Forte omertà
PEDOFILIA CLERICALE/Articolo di Repubblica (ripreso da Dagospia) su un’inchiesta a Siracusa cita Chieti. È passata quasi una settimana ma nessuno vede, nessuno sente e nessuno fiata. La provincia della regione camomilla continua a non smentire mai la sua natura vacua e da “accetta tutto”.
Abruzzo, senza l’impegno di un cittadino neanche sapevano dov’era l’albero?
Dono per il Natale in Vaticano, sta per essere inaugurato in piazza San Pietro. In queste settimane una clamorosa vicenda su cui nessuna riflessione, tutto «normalizzato». La stessa cappa che impera sugli abusi clericali, come sulla citazione teatina pubblicata da Repubblica.
https://www.wordnews.it/abruzzo-senza-limpegno-di-un-cittadino-neanche-sapevano-dovera-lalbero
La provincia dalla Forte omertà sulle videochat pedofile
https://www.wordnews.it/la-forte-omerta-sulle-videochat-pedofile
Pedofilia, in provincia di Chieti due mesi di Forte omertà
https://www.wordnews.it/pedofilia-in-provincia-di-chieti-due-mesi-di-forte-omerta
Pensieri e parole: silenzi ed omissioni sulla pedofilia
https://www.wordnews.it/pensieri-e-parole-silenzi-ed-omissioni-sulla-pedofilia
Tutto questo accade nella regione in cui solo una minima parte delle diocesi della CEAM (Conferenza Episcopale Abruzzese e Molisana) si sono mosse, così come la CEI e il Papa imporrebbero, sul fronte delle commissioni episcopali su violenze e abusi contro i minori nella Chiesa. A febbraio Rete L’Abuso ha pubblicato un articolato e documentato dossier sui casi di pedofilia clericale in Italia, il primo Report dei sopravvissuti agli abusi sessuali del clero in Italia.
L’Abruzzo indifferente, l’Abruzzo silente, si conferma ancora una volta non essere l’isola felice dei benpensanti e dei materassi di piume. Su questa regione e sul vicino Molise sono riportate diverse vicende.
Il dossier è pubblicato integralmente qui https://retelabuso.org/2023/02/01/1-report-dei-sopravvissuti-agli-abusi-sessuali-del-clero-in-italia-disponibile-con-accredito-dalle-ore-8-con-embargo-fino-alle-12-del-1-febbraio/
2023-05-02 13:00:07
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