Non esiste rispetto per le Donne in questo Paese. Questa è la verità. Proclamata da una cultura e da un retaggio culturale ancora vigente. Sino a pochi anni fa, in questa Nazione, nel codice penale era presente il "delitto d'onore". Un'attenuante vergognosa.
Codice Penale Rocco, art. 587
Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell'atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d'ira determinato dall'offesa recata all'onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella.
Codice Penale Zanardelli, art. 377
Per i delitti preveduti nei capi precedenti, se il fatto sia commesso dal coniuge, ovvero da un ascendente, o dal fratello o dalla sorella, sopra la persona del coniuge, della discendente, della sorella o del correo o di entrambi, nell'atto in cui li sorprenda in flagrante adulterio o illegittimo concubito, la pena è ridotta a meno di un sesto, sostituita alla reclusione la detenzione, e all'ergastolo è sostituita la detenzione da uno a cinque anni»
Quante donne sono state ammazzate per motivi futili, quanti mezzi uomini sono stati condannati?
Quali parità sociali sono state ottenute in questi ultimi anni? La battaglia si è concentrata intorno ai nomi maschili e femminili: avvocato/avvocata, magistrato/magistrata, presidente/presidentessa. E mentre si è continuato a polemizzare su questi accorgimenti linguistici le drammatiche problematiche non sono mai state risolte.
In passato, grazie alle Donne, questo Paese ha ottenuto due leggi civili: aborto e divorzio. Ovviamente, nulla dura per sempre. Serve, soprattutto con certi soggetti, molta attenzione per tutelarle e difenderle. Oggi in piazza non scende più nessuno. E i diritti si conquistano nel quotidiano, nelle piazze. Anche sui giornali. Con la forza e la determinazione.
Diverse normative, anche fatte bene, sono state realizzate per contrastare il cosiddetto "femminicidio". In un Paese civile non c'è nemmeno bisogno di creare parole nuove per individuare una situazione. In un Paese civile non c'è bisogno di leggi e di norme con all'interno dei contenuti ovvi. E' ovvio, per una cultura evoluta, che gli uomini non devono usare alcun tipo di violenza nei confronti delle Donne. E cosa è stato ottenuto? Gli ominicchi continuano ad ammazzare le donne. Tutti i giorni.
Per quale motivo accade tutto questo?
E' un problema di cultura, di mentalità.
Tutto parte da lontano, da quel retaggio culturale. Prima per le donne non venivano nemmeno previsti posti di lavoro nelle pubbliche amministrazioni. Solo oggi assistiamo al giusto e meritato "riconoscimento". Ottenuto con uno sforzo maggiore rispetto agli uomini. Devono "sudare" per ottenere certi risultati. Questo non è un Paese che ama le donne.
Lo fa solo per qualche giorno, durante le inutili ed ipocrite celebrazioni: a marzo e a novembre. Impegni calendarizzati per ripulire la coscienza ed arricchire i fiorai (con tutto il rispetto per questi lavoratori).
I vari quaquaraquà, che addirittura sono anche rappresentanti istituzionali, continuano a difendere i propri figli. Gli esempi sbagliati continuano ad essere rappresentati. I figli non si toccano. Anche se "coglioni" devono essere difesi e tutelati.
Noi non sosteniamo la loro colpevolezza. Non compete a noi. Fate lavorare serenamente i magistrati. Ma gli annunci, i proclami, le difese di ufficio non aiutano niente e nessuno. Ribadiscono soltanto questa ipocrita e becera cultura familistica.
L'ultimo esempio lo abbiamo avuto con un giornalista. "Intollerabili le parole di Facci sulla violenza", ha tuonato l'Ordine dei Giornalisti, la FNSI, l'Usigrai e GiULiA.
«Le leggi, le norme deontologiche, il Manifesto di Venezia. Ma prima di tutto il principio di umanità e di rispetto primario verso le persone, rendono intollerabile quanto scritto da Filippo Facci sulla violenza denunciata a Milano da una ragazza di 22 anni, di cui il giornalista scrive su Libero dell’8 luglio: “fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache la Russa”».
«Non c’è alcun diritto di critica in un linguaggio di tale violenza, che calpesta ogni regola di umana solidarietà e di buon senso, e non è schermo il fatto che la denuncia della giovane si sia trasformata in un “caso politico”, come se questo consentisse l’oltraggio verso la querelante. Le Commissioni pari opportunità dell’Ordine dei giornalisti, dell’FNSI, dell’Usigrai insieme all’associazione GiULiA giornaliste stigmatizzano profondamente l’articolo, il post, il tweet divulgati da Facci, tanto più preoccupate dalla notizia che lo stesso è annunciato come uno dei commentatori della televisione di servizio pubblico, con uno spazio quotidiano su Raidue. Non sono i toni “dissacranti e ironici” a turbare, ma la totale insensibilità su un problema che sconvolge le donne, tutte le donne, con un approccio disposto a violare ogni codice di civile rispetto.»
Questa volta quanto durerà l'indignazione?
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2023-07-10 11:53:20
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