Si tratta di un’esposizione variegata – a tratti sorprendente, con oltre 120 opere – allestita nelle sale dell’elegante edificio ai piedi delle Alpi Apuane, che racconta quanto sia stato importante il ruolo di Carrara come punto d’incontro di tanti artisti portatori di diverse esperienze artistiche, in qualche caso arditi innovatori nel trattamento della forma e della materia.
Tra le sorprese che vi si possono ammirare anche due sculture in prestito dalle Gallerie degli Uffizi, in particolare provenienti dalle Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti: la Donna con i sandali di Libero Andreotti e L’Immagine di Valmore Gemignani.
Come afferma il curatore Bertozzi «La prima fu modellata negli anni parigini del maestro toscano, molto probabilmente a ridosso del suo rientro in Italia nel 1914, come sembra confermare il vezzo molto francese dei sandali ad infradito ma col tacco alto. Anche se lo stile sembrerebbe posteriore alle Danzatrici e in effetti avvicina la ‘fanciulla con i sandali’ a quelle figure femminili che Andreotti modella negli anni della Grande Guerra, la fusione in bronzo, entrata nelle collezioni della Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti a Firenze nel 1915, come dono dagli Amici della Galleria, la data inequivocabilmente a prima di quell’anno. Si tratta di un chiaro esercizio di equilibrio formale sulla restituzione del corpo femminile in piedi, senza posa, ma in atteggiamento di spontanea naturalezza, verso cui tende in quel periodo la figurazione di Libero Andreotti».
Assolutamente originale è la seconda opera, scolpita in pietra serena, proveniente da uno dei musei dall’ex-reggia medicea: «Nella sua prima versione si chiamava Il moretto curioso – aggiunge Bertozzi -, fu realizzata dallo scultore carrarese Italo Valmore Gemignani durante il suo soggiorno berlinese nel 1913, ma fu poi rinominata L’immagine e acquistata dallo Stato nel 1917 alla ‘Mostra del soldato italiano’, per la Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti, dove si conserva ancora oggi. All’epoca Gemignani prediligeva l’immediata naturalezza della figura, di giovani adolescenti o di animali, di cui coglieva la spontaneità e la vivacità dei gesti e delle espressioni, poi dopo la grande guerra si allontanò dal verismo e dal descrittivismo di stampo ottocentesco e aggiornò il suo linguaggio in senso novecentista, potenziando la volumetria delle masse e sintetizzando il modellato».
Da segnalare che i due scultori parteciparono al concorso per il Monumento alla Madre Italiana, nella Basilica fiorentina di Santa Croce: questo fu vinto da Libero Andreotti, che per la realizzazione si avvalse della collaborazione di un altro scultore carrarese, Alessandro Lazzerini. Alla mostra di Carrara è esposto infatti il particolare della testa della Madonna di Andreotti, mentre il modello di Valmore Gemignani, anch’esso una rivisitazione della Pietà michelangiolesca, pur non vincendo il concorso, verrà realizzata altrove, sia come monumento ai caduti, a Livorno, sia per la tomba dei genitori di Mussolini nel cimitero di San Cassiano.
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2023-08-12 08:49:01
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