Questo Paese, il mio Paese, mi piace sempre meno. Sembra di vivere in un ampio e diffuso processo di regressione antropologica e culturale, in un crescente analfabetismo di ritorno che colpisce numerosi settori della popolazione e, in larga parte, la sua classe dirigente.
E la scuola, purtroppo, rappresenta uno dei baricentri di tale regressione. Essa, nel suo insieme, non è il motore di una formazione globale delle nuove generazioni.
Le politiche degli ultimi decenni ne hanno mortificato la funzione sociale.
Occorre progettare una scuola che aiuti ciascuno a scoprire la propria originale identità e vocazione, che ha valore solo se si definisce nella relazione con gli altri. Una scuola che, come dice Gramsci, educhi a "conoscere se stessi attraverso gli altri e gli altri attraverso se stessi".
Solo così si avrà "una coscienza critica superiore per la quale si riuscirà a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri doveri" e, aggiungo io, anche i propri diritti.
Al sapere scolastico va coniugata la capacità di empatia con gli allievi, indispensabile per la loro crescita globale. Una scuola seria deve aiutare a scoprire un nuovo umanesimo. Ma una scuola così il "sistema di potere" non la vuole, perché diventerebbe il motore del cambiamento.
Serve raddoppiare le risorse economiche, aggiornare di continuo i programmi e la classe docente incrementandone il numero, adeguare le strutture.
Serve una scuola-campus a tempo pieno. In sintesi, la scuola italiana ha bisogno di una rivoluzione culturale.
Allora torno al mio sogno iniziale, che tale resterà: VORREI ESSERE MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE!
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2023-09-15 18:31:47
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