Il manifesto ufficiale della seconda edizione del Premio Nazionale Lea Garofalo
Lei è la preside della scuola che ospiterà il premio. Le volevo chiedere quanto si parla nelle scuole di mafia e di lotta alle mafie?
«Credo che nelle scuole si parli adeguatamente del problema dei comportamenti mafiosi per sensibilizzare gli alunni sui temi della legalità entro e fuori di esse, in modo da acquisire dei valori che sono alla base della convivenza civile, nella consapevolezza di essere titolari di diritti e di doveri e nel rispetto degli altri e della loro dignità.
Per fare ciò, è necessario che si inducano i giovani a sviluppare il proprio senso critico al fine di scoprire i fenomeni dell’illegalità, anche nelle sue forme più crudeli, come purtroppo è rappresentata dalla vicenda umana e personale di Lea Garofalo.
Esempi forti sono utili per diventare consapevoli di come anche un semplice atto di bullismo, ripetuto e non apprezzato, possa diventare comportamento lesivo più o meno grave della dignità e sicurezza della persona e, come tale, debba essere trattato ed eliminato».
IL PROGRAMMA UFFICIALE
2^ edizione
Casoli, 21/24 novembre 2023
PREMIO NAZIONALE
LEA GAROFALO
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Per questo Premio come è stata la risposta ricevuta dagli alunni?
«Gli studenti e le studentesse sono entusiasti di essere i protagonisti dell’accoglienza di giovani colleghi e di adulti impegnati nella comunicazione e diffusione di una cultura libera e inclusiva, assolutamente di negazione di ogni comportamento mafioso.
Sono coinvolti in questo periodo in analisi e riflessioni, nella produzione di omaggi da offrire ad ospiti per cui gli oggetti potrebbero sembrare poco rispetto al loro valore e impegno personale, ma che dai ragazzi sono fatte con profusione di ammirazione e riconoscimento per quanto i loro atti abbiano prodotto e producano effetti positivi per la democrazia e il rispetto dei diritti personali e sociali».
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Quanto è importante parlare ed istruire gli alunni su questi argomenti?
«L’acquisizione di valori e modelli culturali di contrasto alle mafie rappresenta un aspetto ineludibile della formazione dell’uomo e del cittadino nel quadro dei principi affermati dalla Costituzione, dell’educazione alla solidarietà e alla tolleranza, alla sostenibilità e difesa di ogni forma di vita e di elemento che la rende possibile.
Una persona indifferente, che non è interessata a quanto le accade attorno, rappresenta uno strumento privilegiato verso il nichilismo e l’indifferenza sociale. E certo è un tipo di prospettiva esistenziale che per una scuola-servizio, come si configura un’istituzione come la nostra, reputa pericolosa per la sussistenza stessa del rispetto e del sostegno reciproco di cui dovrebbero essere connotate le società e gli atteggiamenti orientati allo sviluppo del capitale umano.
Pertanto, una scuola indifferente rischierebbe di formare soggetti indifferenti. La scelta educativa da compiere, dunque, per la valorizzazione di tutti gli studenti – “non uno di meno”, come affermava Don Milani – è di perseguire la conoscenza della realtà dei fatti, ad ogni costo, e la messa in condizione dei giovani di poter compiere scelte autentiche e libere».
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Si riescono a coinvolgere i genitori in esperienze e attività come queste per sensibilizzare i propri figli?
«Le nostre famiglie hanno grosse aspettative nei confronti della scuola, a cui affidano i loro beni più preziosi, i propri figli e, nella nostra realtà, i genitori sono attenti e collaborativi per assicurare una crescita dei giovani ricca di stimoli. L’emergenza educativa evidenzia, a volte, come l’educare – e, all’interno di esso, l’insegnare- si trovi a fare i conti con il venire meno di un quadro condiviso di finalità in un quadro sociale più ampio di riferimento, con il rischio di un’istruzione concentrata soltanto su aspetti funzionali, anziché sulla consegna alle nuove generazioni di ragioni “alte” per vivere in profondità la propria umanità.
È proprio per evitare tale rischio che proponiamo ai nostri studenti e ai loro genitori “testimonianze” esemplari, per esercitare la propria capacità di vivere il reale, di “indignarsi”, ma, appunto, anche e soprattutto, di “impegnarsi” per una vita migliore per se stessi e per gli altri».
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OMICIDIO LEA GAROFALO. Il suo assassino è ritornato per quattro ore in paese, a Pagliarelle (Crotone). Ufficialmente per fare visita a sua madre "moribonda". La donna, Piera Bongera, solo qualche giorno prima è stata vista arzilla e serena in un supermercato. Cosa hanno in mente questi criminali? Perchè sul territorio è rientrato anche il cugino Vito Cosco, implicato nella strage di Rozzano? Per l'avvocato Guarnera: «Hanno preparato l'ambiente per dare un segnale allo stesso ambiente».
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