Ospite d’eccezione della prima puntata di Res Publica è stato il sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia, Nino Di Matteo.
Parlando del primo anno del nuovo governo, Nino Di Matteo dice così:
“Io credo che per analizzare ed, eventualmente criticare queste riforme, non bisogna fare un errore, cioè di parcellizzare il giudizio cioè di considerarle ciascuna distinta dall’altra o dalle altre.
Dobbiamo fare uno sforzo in una visione di insieme e facendo questo tipo di analisi io dico che non stiamo andando nelle direzioni giuste.
Intanto per quanto riguarda la giustizia penale non c’è nulla che possa risolvere il più grande problema, quello della lentezza dei processi. Anzi molte norme aggravano ancora di più questo problema; ma poi si sta creando una situazione ancora più evidente. Intanto le riforme di questo governo vanno nella stessa direzione della riforma Cartabia, governo Draghi. E vanno in una direzione, per me, chiara: da un certo punto di vista ridimensionano le armi in possesso della magistratura per quanto riguarda il controllo della legalità sull’esercizio del potere, quindi sui reati contro la pubblica amministrazione, sul rapporto mafia e politica, sulle indagini sui grandi sistemi.
Ci sono delle norme, come quelle sulla prescrizione o quelle sulle intercettazioni, che di fatto abbassano il livello di contrasto. Dall’altra parte si continua ad avere un approccio, giustamente rigoroso, nei confronti di altre manifestazioni criminali: quelle dei criminali da strada che è giusto che debbano essere rigorosamente perseguite; ma noi ci stiamo avviando verso un sistema a una giustizia a due velocità: rigorosa, possibilmente efficace ed efficiente, certe volte spietata con i criminali da strada, con i reati tipici degli ultimi della società ed invece con le armi completamente spuntate nei confronti dei reati dei colletti bianchi. Una giustizia che porta poi a delle conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti; oggi ci sono 57.000 detenuti, qualcuno in più, nelle galere italiane ma soltanto 4/5 stanno scontando una pena definitiva per corruzione, a dimostrazione del fatto che certi fenomeni sono sostanzialmente impuniti nel nostro sistema.”
Si è parlato di riforme della giustizia, sul primo anno di governo, sulla magistratura e sui giovani magistrati, dove Nino Di Matteo ha rivolto loro un appello:
“Magistratura in pericolo. Ai futuri magistrati dico: preservate autonomia e indipendenza”.
Inoltre ha sfatato qualche mito, soprattutto quello su cui si battono in molti oggi e che (alcuni) vogliono far passare e cioè quello secondo cui oggi la mafia non esiste più perché non commette delitti eccellenti.
Ha parlato, inoltre, del processo Trattativa Stato-Mafia e dell’isolamento subito
“Ricordo quando siamo entrati noi in magistratura Luigi, litigavamo per fare i processi più difficili e rischiosi.
Oggi, invece, spesso ci può essere l’approccio di chi non vuole rischiare di bruciarsi, di chi è più attento alle statistiche, a non sporcare la sua immagine di magistrato e a fare delle cose che sono sempre gradite ai dirigenti degli uffici.”
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«Credo che l’opinione pubblica abbia non soltanto il diritto ma, oserei dire, il dovere di essere informata sui processi che sono stati celebrati e che non vengono raccontati dalla grande stampa. L’opinione pubblica deve essere informata e chi ha un ruolo all’interno dello Stato, della magistratura e delle forze di polizia, ha il dovere di non fermarsi.»
Nino Di Matteo
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