“Sarà il mio dono e anche quello del mio amico Silvio per Agrigento capitale della cultura 2025. Nascerà così una biblioteca con libri di letteratura siciliana”
ha detto Dell’Utri.
Una parte dei 30 milioni di euro ricevuta in eredità da Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri li utilizzerà per finanziare una biblioteca alla Valle dei Templi. Un progetto al quale era a lavoro già da più di un anno e che adesso avrà una improvvisa accelerazione. Inoltre nel progetto c’è anche la creazione di un laboratorio di restauro del libro e della carta e l’organizzazione di un master in biblioteca e un altro in economia legato all’editoria
Ma non molti, a quanto sembra, si ricordano che Dell’Utri è stato condannato nel 2014 a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
Ha commentato la notizia del lascito dei 30 milioni e della volontà di costruire la biblioteca con queste parole lasciati a diversi organi di stampa:
“Certo che sono sorpreso. Non me lo aspettavo perché nulla mi doveva il mio amico Silvio. Io ho dato tutto a lui, la mia vita, tutto. Da lui ho avuto in cambio affetto. Ecco perché sono sorpreso e commosso”,
lo dice al Corriere della Sera, in merito al lascito di 30 milioni di euro.
“Questi soldi intanto serviranno anche per un progetto al quale lavoro da un anno. Una biblioteca di libri di letteratura siciliana nel cuore della Valle dei Templi. Sarà il mio dono e anche quello del mio amico Silvio per Agrigento Capitale della Cultura 2025. Sarà pronta per quella data. Questa mattina presto. Saranno state le sette e mezza ed è squillato il telefono. Era il notaio. Non le dico la mia meraviglia. Berlusconi senza di me sarebbe stato sempre Berlusconi. Io senza di lui non sarei stato quello che sono”,
racconta a La Stampa.
Qualcuno già insinua che abbia voluto comprare il suo silenzio.
“Sono i soliti detrattori, seminatori di odio di professione. Non gli do peso, non mi interessa: non ho intenzione di farmi venire un altro tumore per questo”,
risponde intervistato dal Messaggero.
Il lascito potrebbe essere stato un modo per ripagarla degli anni di carcere?
“Non per ripagarmi. Ha voluto onorare il nostro legame. Un gesto che va aldilà della cifra in questione: un atto nobile per dimostrare quanto l’amicizia sia un valore fondamentale nella vita”.
Un passaggio importante sull’intitolazione della biblioteca a Dell’Utri dipenderebbe da una legge che parla chiaro.
Infatti la Prefettura di Agrigento, con il prefetto Filippo Romano in testa, non potrà che applicare la legge n. 1188 del 23 giugno 1927 che dispone che le intitolazioni possono essere fatte solo nei casi di persone decedute da almeno 10 anni. Le uniche eccezioni sono previste per le persone della famiglia reale, i caduti in guerra e per la causa nazionale. La legge prevede anche la facoltà del ministero dell’Interno di consentire la deroga “in casi eccezionali, quando si tratti di persone che abbiano benemeritato della nazione“. Anche per papa Wojtyla s’è dovuta fare un’eccezione, ossia una deroga prevista dalla legge.
Dell’Utri, fermo restando alla legge attualmente in vigore, non rientrerebbe proprio nei casi d’eccezione previsti.
Ma sono state diverse le reazioni da parte di politica, associazioni e magistratura:
“La nascita di ogni nuova biblioteca non può che essere motivo di gioia, ancora di più se si tratta di un’offerta culturale privata di libri antichi di pregio da ospitare in uno dei beni da recuperare nella Valle dei Templi. Ritengo sconcertanti le affermazioni dei giorni scorsi fatte alla stampa da Marcello Dell’Utri, senatore berlusconiano già condannato per concorso esterno alla mafia, ma non sono affatto stupita, pur trovando grossolane e ridicole le sue affermazioni e il parallelismo tra questa operazione e la Biblioteca Lucchesiana.
Quella Biblioteca fu donata da un vescovo illuminato e uomo di cultura vissuto nel ‘700, secolo in cui le raccolte bibliografiche private di lungimiranti e raffinati intellettuali divennero biblioteche pubbliche. Lucchesi Palli non volle costruire un tempio per sé, ma uno spazio di elevazione culturale e sociale e un luogo di studio aperto a tutti. E fu la storia a riconoscergli quel valore e i posteri a volergliela intitolare.
Ritengo corretta la decisione di accogliere questa donazione e di restituirla ai cittadini come patrimonio culturale collettivo, ma bisogna impedire un’operazione finalizzata a costruire un grande mausoleo alla memoria – tra l’altro da vivo – di sé stesso, e a soddisfare la propria ego-ipertrofia.
Sono certa che non si eccederà in “cortesie” non necessarie nei confronti di chi ha ancora un enorme debito con il Paese e che deve tanto alla Sicilia onesta”.
Lo dichiara in una nota la deputata del Partito Democratico Giovanna Iacono.
Daniele Gucciardo, presidente del Circolo Rabat, dichiara:
“Generalmente le biblioteche si intitolano a personaggi che hanno promosso la crescita culturale di una comunità, di una nazione o perfino dell’umanità, che hanno dimostrato, cioè, di amare ciò che c’è scritto dentro i libri. Dell’Utri non lo ha ancora dimostrato, è solo un bibliofilo: ama libri come oggetti da collezionare in modo feticista e spericolato – tanto che a Napoli non si accorse che i libri da lui acquistati erano stati trafugati dalla biblioteca Girolami.
Per dimostrare di aver fatto tesoro dei suoi e di altri libri, Dell’Utri dovrebbe rinnegare la mafia e il fascismo e restituire i libri a Napoli.”
“Il solo fatto di aver pensato e proposto di dedicare una biblioteca nel Parco archeologico della Valle dei templi a Marcello Dell’Utri, condannato a sette anni per il concorso esterno in associazione mafiosa, è assurdo oltre che eticamente e moralmente incompatibile. Che messaggio mandiamo sul piano culturale ai tanti giovani, agli studenti che frequenteranno quel luogo di cultura, di saperi, di bellezza sapendo che è stato dedicato ad un uomo condannato per mafia?
Con i propri soldi ognuno può fare quello che vuole, anche realizzare e auto-dedicarsi una biblioteca. Una scelta del genere avrebbe però un impatto pubblico, soprattutto perché pensata per un evento internazionale quale è ‘Agrigento Capitale della Cultura 2025′. Siamo davanti a un’operazione strumentale, culturalmente sbagliata che spero determini una reazione netta del mondo culturale, universitario, e di tutti i cittadini che credono nei valori della nostra democrazia”.
Così, in una nota, Vincenza Rando, senatrice del Partito democratico e responsabile Legalità, Trasparenza e Contrasto delle mafie della segreteria nazionale.
“In questo parco bellissimo, oggi, sono un po’ a disagio. E’ possibile che venga intitolato un luogo a Marcello Dell’Utri? Mi sembra un controsenso che questa Agrigento, così bella, alle volte diventi così brutta e faccia finta di dimenticare. So che Dell’Utri ha qui contatti, amicizie e frequentazioni. Dell’Utri ha saldato, ad oggi, i suoi conti con la giustizia e nessuno glielo impedisce.
Dedicare un luogo importante, un luogo di cultura, a Marcello Dell’Utri forse, oggi, è non rispettare la memoria di questa terra che tanto ha dato in termini di sangue, dolore, alla storia dell’Italia e che ha fatto dei passi in avanti importanti.
E’ cambiato tanto in questi 30 anni, ma dobbiamo continuare a coltivare la memoria di quello che eravamo, del perché siamo qui. E siamo qui grazie al sangue che hanno versato in questa terra poliziotti, magistrati, giornalisti, preti. E non dobbiamo dimenticarcelo perché le cose brutte possono tornare”,
afferma il procuratore capo reggente, Salvatore Vella.
“Abbiamo voluto riflettere qualche giorno prima di intervenire sull’annuncio dell’ex senatore Marcello Dell’Utri di voler regalare una biblioteca al comune di Agrigento legandola all’evento di “Agrigento città della cultura 2025”.
Abbiamo stentato non poco a convincerci che davvero si possa pensare che un popolo sia disponibile a fare finta di nulla rispetto alle responsabilità che hanno portato a condanne penali durissime. Le Istituzioni hanno il dovere di dare l’esempio opponendosi al riconoscimento pubblico di uomini che certamente non sono stati un esempio di onestà verso le nuovi generazioni. Una biblioteca, dove i libri rappresentano un patrimonio culturale a cui attingere per recuperare la nostra memoria e ritrovare esempi di comportamenti ancora oggi proponibili, come è possibile intitolare proprio questo luogo “sacro” ad un uomo come Marcello Dell’Utri condannato per il concorso esterno in associazione mafiosa?
E’ un ossimoro!!! In quella regione, poi, dove a Palermo il 12 luglio si è aperto alla città il parco di Palazzo Jung voluto dalla Fondazione Falcone, grazie anche ai 300 mila euro donati dai tantissimi sponsor accorsi da tutta Italia per permettere alla fondazione di riqualificare uno spazio verde e destinarlo alla cultura perché, come spiega Alessandro De Lisi della fondazione Falcone” Bisogna stare nelle cose ogni giorno, in un eterno presente di memoria, impegno e cultura”. Se davvero si ha l’amore e la passione per la cultura si faccia un lascito in silenzio, nell’anonimato assoluto; diversamente l’operazione risulterebbe soltanto un gesto di compiacimento verso la propria persona”.
Questa la nota della Cgil a firma del segretario Alfonso Buscemi.
“Valle dei Templi, Patrimonio dell’Unesco. A 300 metri dal Tempio di Giunone potrebbe sorgere una biblioteca voluta niente poco di meno che da Marcello Dell’Utri comprato i soldi con quelli che sono di fatto il lascito milionario che Silvio Berlusconi gli ha affidato. E potremmo avere in un posto meraviglioso che è Patrimonio dell’Unesco una biblioteca intitolata a Marcello Dell’Utri, che ricordiamolo essere stato condannato in via definitiva per fatti di mafia.
Tutto questo è veramente incredibile e surreale. Io chiederò ufficialmente al sindaco di Agrigento di prendere una posizione netta, all’assessore ai Beni Culturali di prendere una posizione netta.
Non possiamo far passare il messaggio che il ‘benefattore Dell’Utri’ possa in qualche modo volersi ripulire quella che è la sua storia opaca, grigia, oserei dire buia facendo un’operazione da intellettuale in un posto che rappresenta la Sicilia e i siciliani. Mi batterò affinché questa cosa non accada ma soprattutto sto denunciando pubblicamente questo affinché voi cittadini possiate prendere una posizione netta e inequivocabile”.
Così pubblica in un video sui social il vicepresidente vicario della commissione regionale antimafia in Sicilia, Ismaele La Vardera.
immagine di copertina presa sul web
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