Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento.
– Mattarella
Mattarella: «tutelare la libertà di manifestare il proprio pensiero»
A Pisa, reparti della Polizia di Stato in assetto antisommossa hanno impedito a un corteo di studenti riunitosi in via San Frediano, davanti al liceo artistico Russoli, per una manifestazione di solidarietà nei confronti della popolazione palestinese, di accedere a piazza dei Cavalieri, adottando la cosiddetta “carica di alleggerimento” nel corso della quale diversi manifestanti sono stati colpiti con manganellate e hanno subìto lesioni personali.
Siamo perfettamente consapevoli che tutte le circostanze del caso dovranno essere oggetto di un approfondito accertamento ma non possiamo ignorare che, in una lettera pubblica sull’accaduto, i docenti del Liceo Russoli riferiscono che il corteo era assolutamente pacifico e che, senza alcuna ragione evidente, gli agenti in assetto antisommossa hanno chiuso la strada sia in corrispondenza di Piazza Cavalieri che in corrispondenza di Piazza Dante, così impedendo al corteo di muoversi, e poi hanno fatto partire tre cariche contro gli studenti, molti minorenni e tutti disarmati.
I filmati diffusi in rete e dalle agenzie di stampa sembrano in effetti confermare, al netto della necessità di una ricostruzione più completa che senz’altro seguirà, un’evidente sproporzione nell’uso della forza da parte degli agenti, in quanto diverse sono le immagini in cui essi colpiscono con i manganelli ragazzi inermi e li fanno sdraiare a terra, immobilizzandoli, senza alcuna evidente necessità di difesa propria o di terze persone.
A fronte della coincidenza delle immagini con le dichiarazioni dei docenti che hanno assistito ai fatti, avvenuti proprio davanti alla scuola, sentiamo, come magistrati, la necessità di richiamare sin da ora alcuni punti fermi sulla libertà costituzionale di riunione e sui limiti all’uso della forza da parte delle polizie.
Secondo l’articolo 17 della Costituzione, i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi e per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso.
Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.
L’articolo 18 della legge in materia di sicurezza pubblica prevede, è vero, l’obbligo per i promotori di una di riunione in luogo pubblico di darne avviso almeno tre giorni prima al questore, ma l’omesso avviso non rappresenta una condizione di illegittimità della riunione né un’automatica presunzione di pericolo per l’ordine pubblico.
All’omissione dell’avviso, infatti, consegue solo la facoltà (non l’obbligo), per il questore, di ordinare lo scioglimento della riunione.
“Il Presidente della Repubblica ha fatto presente al Ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni.
Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento.”
Il numero identificativo, questo sconosciuto.
Non esiste la volontà politica e nemmeno delle forze di polizia di arrivare ad una norma elementare e democratica. Ogni rappresentante delle forze dell'ordine deve avere un numero o una sigla identificativa ben visibile.
Ma perchè non esiste nel nostreo Paese?
Per rispondere a questa domanda basta semplicemente rivedere i tanti video delle tante aggressioni da parte di chi dovrebbe tutelare l'ordine pubblico.
LA NOSTRA PETIZIONE. FIRMA ANCHE TU:
LEGGI ANCHE:
- Si può ancora manifestare la libertà di pensiero in Italia?
- Continuare così è inaccettabile
uploads/images/image_750x422_65db454a4dc2a.jpg
2024-02-25 15:40:46
13